La storia di Fagiolotto, riccio capriccioso Onnigrafo Magazine

La storia di Fagiolotto, riccio capriccioso

Illustrazione di Alfonso Amarante

Nella scuola dell'infanzia si impara osservando.
Era la fine di ottobre e il nostro giardino era dipinto di giallo e arancio e ogni mattina il vento scuoteva forte gli alberi e i miei bimbi restavano con il nasino per aria alla finestra a guardare le foglie che cadevano leggere. E osservando i colori cambiare abbiamo accolto l'autunno pensando a tutti quegli animaletti che se ne stavano per andare in letargo...

Era ormai arrivato l'autunno. Mamma riccia e i suoi piccoli riccetti raccoglievano le cose da mettere nella dispensa per l'arrivo dell'inverno. Il riccetto Fagiolotto continuava a lamentarsi e a brontolare, senza aiutare la sua mamma e suoi fratelli. La mamma non faceva che ripetergli che invece doveva collaborare, perché dovevano prepararsi per il lungo sonno, ma lui era sempre più capriccioso.

"Io non ho voglia di raccogliere foglie, ghiande e radici! Io ho voglia di giocare! Voglio giocare per tutto l'inverno!", diceva Fagiolotto, e non faceva altro che disturbare i suoi fratelli, che invece volevano aiutare la mamma. Una mattina Fagiolotto si alzò di buon’ora, e invece di aiutare la mamma, cosa che non aveva mai fatto, anche quel giorno uscì dalla tana e se ne andò in giro per il bosco.

Intorno tutto era molto silenzioso; le foglie cominciavano a dipingersi di giallo e di rosso, e cadevano formando un morbido tappeto che faceva un simpatico rumore sotto le sue zampette. L'aria era fresca e anche un po’ umida, perché la notte aveva piovuto. Sotto la grande quercia, il suo amico scoiattolo con la coda rossa andava correndo come un pazzo, giù e su alla sua tana, in alto nell'albero, portando continuamente nocciole nella bocca.
"Scoiattolo! Amico scoiattolo! Scendi a giocare?". Lo scoiattolo mise la testina fuori dalla sua tana, guardò in basso e rispose un po' seccato al riccio. "No, Fagiolotto. Non posso scendere a giocare, io sto raccogliendo le nocciole per l'inverno, mi sto preparando per il lungo sonno!", e si rimise a fare le sue faccende. "Uffa”, rispose Fagiolotto, “uffa uffissima!", e se ne andò via un po' sconsolato.

Il riccetto capriccioso camminò un po’ per il bosco, fino a quando arrivò ad un piccolo muro formato da pietre messe una sopra l'altra; arrivato che fu, cominciò di nuovo a chiamare a gran voce. "Biscia! Amica biscia! Vieni fuori a giocare?". La biscia mise fuori la testa dalle rocce e lo guardò, poi disse, un po' infastidita: "Ma no che non posso venire a giocare! Sto cercando le rocce più comode dove mettermi a riposare, mi sto preparando per il lungo sonno!". "Anche tu? Uffa, uffissima!”, rispose Fagiolotto, “Ma come? Avete tutti quanti sonno? Io non ho sonno! E non ho voglia di dormire!". E Fagiolotto se ne andò di nuovo via tutto imbronciato.

Dopo tanto camminare, il riccetto arrivò ad una piccola tana scavata per terra. "Amico ghiro! Esci a giocare, dai... è una bella giornata di sole! Le foglie sono morbide morbide!”. Il piccolo ghiro mise un pochino fuori il musetto e disse: "No, io non esco a giocare, sono molto stanco, e poi mi sto preparando per il grande sonno...". Fagiolotto non disse nulla, solo un “Uffa uffissima!” mentre se ne andava via più sconsolato di prima e si ritrovò nuovamente da solo. Non aveva nessuno con cui giocare e si sentiva veramente triste.

"Io non voglio dormire”, diceva tra sé e sé, “proprio no! Non ho sonno... non passerò certo tutto l'inverno dentro la tana a dormire... Uffa uffissima! No no. Non se ne parla affatto!".

Fagiolotto era veramente convinto di non aver bisogno di prepararsi per il lungo sonno, ma aveva bisogno di compagnia! Non poteva certo stare da solo per tutti quei mesi! Camminò ancora un po’, fino ad arrivare ad una grande caverna, quando il sole era ormai basso e la giornata stava per finire. Lì abitava il suo più grande amico, anzi, il suo amico più grande, visto che si trattava di un gigantesco orso! "Orso... amico orso... dai, vieni fuori a giocare, c'è ancora un pochino di sole...".

Nessuno rispose. Allora Fagiolotto si addentrò nella caverna ancora di più, fin dove era completamente buio. "Dai, orso! Dai, alzati! Vieni a giocare con me!" Ma avvicinandosi troppo al suo amico orso nel buio della grotta lo urtò con i suoi aculei, e l'orso si alzò di scatto spaventato e anche un po’ dolorante. "Ma che cosa fai!”, gridò con il suo vocione forte e arrabbiato, “Io stavo dormendo! Insomma, è il momento del mio grande sonno!". L'Orso era veramente grande e spaventoso, non sembrava più il suo amico giocherellone, forse era colpa del grande sonno, il fatto che fosse così brontolone, e Fagiolotto scappò via a gambe levate!

Mentre correva per il bosco, il riccetto vide un altro animale: non era un suo amico, ma era solo anche lui, e magari aveva voglia di giocare, magari anche lui non voleva dormire.
"Buon... buongiorno, volpe", disse Fagiolotto, con la voce ancora un po’ tremolante per lo spavento dovuto all'incontro con l'orso.

"Buongiorno riccio... dove te ne vai in giro con questo fresco? Dovresti essere già a dormire..."
"No”, rispose Fagiolotto, tutto pieno di sé, “io non dormo, io sono un riccio grande che vuole vivere tutto l'inverno giocando".

La volpe lo guardò sorridendo sotto i baffi. "Sei un riccio molto piccolo invece, e sicuramente non avrai conosciuto molti inverni... sì, sei molto piccolo, e c'è poco da mangiare su di te...". Fagiolotto era piccolo, sì, ma non era sciocco, o perlomeno aveva intuito a cosa si riferiva la volpe... voleva mangiarlo!

"Voi andate a dormire”, disse la signora volpe dal pelo arancione, girando attorno al piccolo riccio spaventato, “mentre noi restiamo svegli e giriamo per il bosco in attesa di animaletti impavidi che escono a mettere fuori il nasino dalla tana... e quando gli animaletti mettono il nasino fuori dalla tana... tu lo sai che cosa gli succede?".

Fagiolotto aveva capito! Corse allora a casa dalla sua mamma più veloce che poteva! Appena entrò nella sua tana si infilò sotto le foglie e si coprì fin sopra al musetto e disse alla mamma un rapido "Buonanotte".

La sua mamma gli chiese se avesse trovato qualcuno che finalmente lo avesse convinto ad andare a dormire, e il riccetto rispose sottovoce: “Dormono tutti mammina, ma la volpe no...”.

La mamma allora gli rimboccò le coperte fatte di foglie secche e gli disse: "Dormi, Fagiolotto. E quando ti sveglierai sarai ancora più furbo, perché sarai cresciuto e in primavera potrai correre più veloce della volpe, perché lei in inverno non avrà mangiato nessun riccetto capriccioso...".

E Fagiolotto si mise a dormire e iniziò a sognare tanti bei fiori e prati verdi e rondini che cantano nel cielo.

E quando si sveglierà troverà la primavera ad aspettarlo, insieme a tutti i suoi amici.