Triscaidecafobia Onnigrafo Magazine

Triscaidecafobia

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L'agenda del nuovo anno veniva acquistata qualche giorno prima di Natale, così che nei giorni di festa la proprietaria avrebbe annotato con cura tutte le ricorrenze che amava portarsi dietro. Il compleanno della sorella, dei genitori, degli amici, di tutti quei parenti e affini di cui non voleva dimenticare l'esistenza. E poi segnava anniversari, ricorrenze più o meno bizzarre e appunti vari, come se ogni anno, nei suoi propositi, dovesse proseguire uguale a quello precedente.

Ma nello sfogliare l'agenda Agata, questo è il nome della maniaca dell'immobilità della propria esistenza, teneva a portata di mano i colori per regalare qualche nota variopinta alle pagine predilette, come ad addobbare in anticipo per un compleanno o un anniversario, conferendo una veste elegante e frivola alla pagina in base alla festa del giorno.

Ma a portata di mano c'era anche il pastello a cera nero. Serviva a oscurare da cima a fondo determinate pagine. Agata sfogliava con cura e appena trovava un dannato venerdì 13 iniziava a calcare con rabbia, si sbrigava come non mai a coprire quella scritta infame che le metteva un'ansia indicibile. Mentre pigiava forte con la cera sul foglio si sentiva il viso andare a fuoco e la fronte si imperlava di sudore.

Trovare una spiegazione logica era quasi impossibile, non era superstiziosa Agata, Ma quel venerdì 13 la mandava fuori di testa. Quel 13 era insopportabile, ma accostato a venerdì diventava mostruoso per lei.

La ricerca del giorno funesto era finalizzata alla pianificazione delle ferie o della malattia al lavoro, si sarebbe presa qualche giorno prima e qualcun altro dopo, così da non destare sospetti nei suoi colleghi.

Agata era profondamente turbata da quel numero, al punto di far calcoli assurdi per evitare in qualunque modo di incrociarlo nella sua vita. 

Aveva buttato tutti i libri perché non poteva certo mettersi a cancellare tutti i numeri 13, lo aveva fatto per un periodo di tempo, ma poi aveva smesso di leggere proprio per evitare fastidiose sorprese. 

Nel carrello della spesa non potevano esserci 13 oggetti, nell'armadio o nei cassetti non esisteva nessun 13: se aveva quindici magliette, ma due doveva buttarle, almeno un'altra doveva comprarla prima di eliminare quelle vecchie. Agata viveva in un libro di problemi di matematica di prima elementare.

La pianificazione era dunque parte della sua vacanza natalizia, annotava quando avrebbe passato qualche giorno a casa e soprattutto pianificava da anni sempre lo stesso identico rituale per affrontare quel venerdì 13.

Agata lo attendeva sempre con la stessa cura maniacale, il giorno prima cucinava e riponeva il cibo in piccoli contenitori, li impilava ordinatamente dentro il frigo portatile che in estate usava per andare in spiaggia con la sua amica, dove ovviamente prendeva l'ombrellone con largo anticipo, per poter scegliere il numero.

Agata spostava in camera da letto il piccolo frigo portatile e il forno a microonde che veniva posizionato sulla mensola sopra il comodino. A terra collocava qualche bottiglia d'acqua, biscotti, patatine, dolcetti vari per quello che sarebbe stato l'unico giorno in cui avrebbe sgarrato completamente ad ogni forma di buona alimentazione, che invece seguiva con attenta scrupolosità. Comprava qualche rivista da sfogliare e sul comodino disponeva con ordine cotone, smalti e una bottiglia di acetone, perché avrebbe sicuramente avuto il tempo di mettersi lo smalto, cosa che faceva di rado. Aggiungeva il telecomando, il telefono e una lunga serie di caramelle di varie forme: gommose, liquirizie, grandi bon bon di cioccolato e zucchero.

Sul tappeto di peluche finto agnello ai piedi del letto, disponeva stesa con ordine una plastica sottile a protezione, e sotto al letto infilava tre bacinelle vuote con sopra tre coperchi larghi da padella comprati proprio per lo scopo: erano i suoi vasi da notte.

Completava l'opera con un pacchetto di sigarette, un accendino e un pacchetto di fiammiferi per sicurezza e una bottiglia di rum, quello migliore. Agata viveva una vita estremamente moderata e stare in casa chiusa per un giorno intero le dava l'opportunità di abusare di tutto ciò di cui di solito faceva a meno.

La sera del 12 al massimo alle 23 aveva sistemato tutto, poi Agata si stendeva a letto e dormiva tranquilla confortata dal fatto che non dover far nulla e non doversi muovere dal suo letto, l'avrebbero protetta dall'orribile giorno che incombeva.


12 marzo 2020 ore 12:00

Quest'anno le ferie Agata le ha prese per nulla, perché ormai è da due giorni che è chiusa in casa per il lockdown.

Ha avuto il tempo di uscire e fare una spesa folle, aveva intuito che sarebbe andata a finire così e ha battuto tutti sul tempo. Ha comprato tanta di quella farina e lievito che il pane se lo può fare fino ad anno nuovo, Agata  

è sveglia, non si fa fregare, tutto sommato la sua maniacale attenzione per quella cifra l'ha fatta diventare attenta ai più piccoli dettagli.

Ora nel suo ripostiglio già minuscolo non entra più uno spillo, ha speso uno stipendio intero per affrontare la situazione nel modo migliore, continuano a dire che sarà lunga, molto lunga e sotto il letto ha infilato pacchi e pacchi di carta igienica. No, no, non la freghi davvero, Agata ha persino ordinato una montagna di cose online, e tutte quelle scatoline le ha impilate in un angolo in camera. Lei adora il profumo del cartone perché le fa pensare a quando era bambina e passava i pomeriggi nell'edicola del nonno, e poi ha pensato che non è il caso di buttarlo via, potrà farci qualcosa in questo lungo periodo che dovrà stare chiusa in casa. Ma Agata non ha assolutamente paura di stare in casa, il virus muta, deve difendersi lei che è asmatica per via delle sue allergie, non ha nessuna intenzione di ammalarsi quindi resterà diligentemente in casa a farsi i fatti suoi. Un po' di riposo e di silenzio e di lontananza da tutti non le dispiacciono affatto.


12 marzo 2020 ore 23:10

È tutto pronto. Agata si stende nel suo letto dopo aver armeggiato tutto il pomeriggio per preparare la sua stanza per affrontare la fatidica data: la comfort zone anti-venerdì 13 è perfetta come ogni volta.


Venerdì 13 marzo 2020

Dorme un sonno pesante Agata e si sveglia tardi, fa colazione ingurgitando merendine e biscotti e guarda un po' di TV, ancora notizie poco confortanti, poi oggi che è venerdì 13 chissà cosa potrà mai capitare nel mondo. 

Agata passa la giornata a gozzovigliare, restando tranquilla nel suo letto e alzandosi solo per scaldare il cibo nel microonde o per fare la pipì. Getta tutti quanti rifiuti in una busta attaccata alla sponda del suo letto e a forza di bere e mangiare due dei suoi tre vasi da notte sono già completamente pieni e anche un po’ maleodoranti, nonostante siano ben coperti con il coperchio e infilati sotto al letto. Domani mattina li svuoterà, non ha alcuna intenzione di andare in bagno, in fondo è risaputo che il bagno è un luogo storico per gli incidenti domestici, meglio evitare.

Sparge le riviste sul pavimento, fuma, beve, mangia. Insomma una giornata perfetta.

Poi decide di mettersi lo smalto, lo sceglie rosso, adora lo smalto rosso, lo trova terribilmente elegante. Si lacca con attenzione le unghie della mano sinistra ma poi il pensiero le va al cappotto nuovo, color cammello, e pensa che anche se lo indosserà solo per portar fuori l'immondizia, quel colore di smalto stona.

Quindi allunga il braccio per prendere il cotone e l’acetone, ma prima di farlo si accende una sigaretta, un paio di tiri lunghi e la appoggia sul posacenere. Visto che ha le mani sul comodino afferrare l'ennesimo bon bon è quasi inevitabile, lo fa pensando tra sé e sé che giura che smetterà di mangiare schifezze, altrimenti dovrà veramente passare l'intera settimana seguente a mangiare solo minestrone. 

Con una sola mano stappa la bottiglietta dell'acetone che però cade sul comodino e bagna una rivista. Agata cerca di bloccare la boccetta mentre cade, ma con la mano si impiglia al filo del microonde che viene quindi strattonato e cade.


Cade sulla sua testa con un tonfo pesante, e continua la sua caduta sul comodino ribaltando la bottiglia di rum che si rompe schiantandosi sul pavimento. Agata è fortemente stordita, sanguina dalla testa in modo copioso e il bon bon le ha occluso la gola. Agata non respira.

La sigaretta intanto si consuma e perde l'equilibrio precario nel posacenere e cade anche lei. Finisce sul comodino bagnato di acetone e dal minuscolo braciere del mozzicone parte una fiamma azzurrognola che divampa rapida, arriva fino alle lenzuola di un cotone misto a viscosa, che da bianche diventano rapidamente rosse e ardono come fossero fatte di carta. 

Il fuoco scende sulla plastica che ricopre il tappeto, si sciolgono le fibre sintetiche, si arricciano e si contorcono, diventano minuscole e poi bruciano anche loro. E continua a camminare rapido questo fuoco, arrivando sul pavimento che profuma di rum, lasciando una scia di calda e luminosa distruzione.

Agata resta immobile mentre le fiamme si alzano, mentre sciolgono la scorta di carta igienica sotto al letto, mentre avvolgono la pila di cartone, le tende, i vestiti nel guardaroba in attento numero differente dal 13.


Venerdì 13 marzo 2020 ore 21

I pompieri entrano nell'appartamento ormai distrutto dal fuoco. L'ambulanza porta via alcuni vicini intossicati dal fumo acre che si è diffuso nella piccola palazzina.

Agata, o quel che ne resta, giace in attesa che finisca questo venerdì 13, con la testa fracassata e un bon bon ficcato in gola. 


Almeno non ha sofferto troppo.