Padre della lingua, padre della cultura Onnigrafo Magazine

Padre della lingua, padre della cultura


Si conclude oggi un lungo ed intenso anno di manifestazioni, eventi e iniziative legate al settecentenario della morte di Dante Alighieri. Sommo poeta, uomo pubblico del suo tempo e considerato il padre della lingua italiana, Dante Alighieri conclude la sua vita dopo ben vent'anni di esilio, febbricitante in un letto, probabilmente colpito da malaria, nella città di Ravenna, in quella città che lo aveva accolto con onore e generosità. 

Dante non ha lasciato solamente una grande eredità letteraria, ma con la sua opera ha plasmato un mondo, dando dettagli e sfaccettature particolari a un aldilà che per secoli le Sacre Scritture non erano state in grado di fare, ha reso possibile l'evolversi e l'affermarsi di una fede attraverso l'emozione e il travaglio spirituale dei fedeli in modo più concreto e reale grazie ai suoi versi e alle immagini profondamente evocative che è stato capace di creare. Viene da pensare che, nel rispetto di questa grande figura, dovremmo sperare tutti ardentemente che il mondo ultraterreno da lui disegnato e presentato dalla Bibbia a tutti i fedeli, esista veramente, per poter dare a Dante Alighieri finalmente una forma di riscatto. 

Ha consegnato all'umanità un grande capolavoro che tuttavia ancora in vita non vede avere il successo che merita, ha vissuto amando ardentemente una donna che non sarà mai sua e che dovrà accontentarsi di guardare da lontano e innalzare nei versi della sua commedia, e è morto da esule, lontano dalla terra che tanto amava, dalla sua città celebrata e al tempo stesso ricoperta di invettive.  


In questo 2021, anno che probabilmente verrà ricordato soprattutto per altre cose a livello globale, celebrare i 700 anni dalla morte del sommo poeta rappresenta il modo di celebrare un grande uomo, una figura centrale fondante della nostra storia e della nostra cultura, non solo a livello nazionale, ma a livello mondiale. La sua grande capacità compositiva e ancor più grande capacità visionaria, si è trasferita in questi mesi in una serie di celebrazioni che vanno oltre l'ufficialità e l'accademismo che si potrebbe pensare, oltre a Firenze e a Ravenna, tutta l'Italia si è distinta per le numerose iniziative, presenti inoltre in tutto il mondo ancora avvenimenti di vario genere, per ricordare quanto importante è stata l'opera di Dante Alighieri, per chiunque.

Abbiamo visto un fiorire di mostre, documentari, film, laboratori. Iniziative di tutti i tipi, anche sui social e virtuali, nelle scuole, negli ambienti culturali, tutte attività accomunate dallo stesso obiettivo: ricordare e celebrare il “poeta che inventò l’Italia”, riscoprire la forza e le emozioni che ancora sanno trasmetterci le sue parole, e rendere attuale quest’uomo del medioevo, capace di tradurre le proprie gioie e i propri patimenti in altissima poesia e in immagini dall'incredibile intensità.


Abbiamo sentito da sempre leggere la Divina Commedia in tanti luoghi diversi, dalla radio alla televisione, con le voci appassionate di Gassman, di Sermonti, di Albertazzi,di Benigni, grandi attori che hanno reso familiare il suono e la vitalità coinvolgente delle terzine del poema, che hanno dato a chiunque la possibilità di conoscere, di sapere, di declamare i suoi versi. 

Il primo a recitare e elogiare pubblicamente i versi di Dante fu addirittura Giovanni Boccaccio, che nel leggere e recitare la Comedia la definì Divina: circa 200 anni dopo la prima pubblicazione del manoscritto, nel 1555 questo aggettivo venne ritenuto adatto ad accompagnare il semplice titolo che gli aveva dato Dante. Dante Alighieri con la sua Divina Commedia è dunque nella realtà sulla bocca di tutti, si tratta di un'influenza talmente forte sulla nostra cultura che si riflette addirittura in espressioni quotidiane, come nel dire "il bel paese" o "senza infamia e senza lode", tutte citazioni che arrivano direttamente dalla Divina commedia. Dopo 700 anni la lingua italiana ha trovato una forza e una consistenza tale da unire oltre ogni confine geografico e ogni resistenza storica e molto probabilmente insieme a questa lingua, così diversa da regione a regione, si è creata anche un'identità italiana, nei suoi versi è tutto un unico grande bel paese che, verso dopo verso, il sommo poeta ricostruisce in modo appassionato attraverso l'avventuroso viaggio che lo porta dall'Inferno fino al Paradiso. È un viaggio che passa attraverso l'Italia conosciuta da Dante, da Scilla e Cariddi al Garda, insieme a personaggi emblematici come Ulisse, il conte Ugolino, Paolo e Francesca. Da questo sconfinato amore per la Patria, che suscita prepotente in lui anche la necessità di una denuncia, nasce la Divina Commedia, capolavoro antico e sempre attuale. In cui non è racchiuso solo il cosmo e il sapere medioevale, ma anche un messaggio carico di significati e valori senza tempo, la cui eco arriva comprensibile e attuale al mondo globalizzato. 

"Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza" è una celebre terzina la quale è diventata un motto, una esortazione alla quale spesso facciamo ancora bene ad aggrapparci, un insegnamento, antico ma sempre valido.