C'era una volta una roccia.
Era grossa, maestosa e fiera.
Timidi fiorellini bianchi spuntavano su di lei ogni primavera, lieti di rallegrare con la loro fragranza la possente roccia.
In estate veniva completamente ricoperta da ciuffetti di cespugli in fiore mentre le farfalle giocose la cambiavano d'abito durante ogni ora del giorno.
Quando poi scendeva la notte e arrivava il silenzio, lei restava sola e nella sua solitudine contava i suoi sassolini.
«cinquanta, cinquantuno, cinquantadue... è importante» ripeteva tra sé e sé «conoscere i propri sassolini».
Ma questi erano indisciplinati e avevano il vizio di rotolare, per questo era costretta a ricominciare ogni volta tutto daccapo.
Intanto la notte passava.
Un giorno però, proprio un giorno durante il quale si sentiva sola, si accorse di un fatto straordinario: al suo fianco, quasi nascosto, faceva capolino un piccolo fiore.
Questo fiorellino aveva i petali come gli altri, il profumo come tutti e uno stelo con due foglie. Insomma, era proprio come tutti gli altri, ma a differenza degli altri nei suoi petali esistevano tutti i colori del mondo.
La roccia lo guardò e all'inizio avrebbe voluto dirgli (o forse glielo disse, ma nessuno lo ha mai saputo): «A cosa ti serviranno mai, tutti quei colori? Alla fine non saprai dire, durante un convegno di fiori, di che preciso colore sei. Lo trovo enormemente inutile, anche se bello da guardare, qui da dove sono io».
Come fu e come non fu, i due iniziarono a parlare e presto presero a raccontarsi.
Il fiorellino sapeva però che doveva rispettare il suo tempo, ma alla sua nuova amica roccia non aveva detto nulla per non turbarla e non farla sgretolare.
Finché una sera, mentre ciarlavano del più e del meno, raccolse tutte le sue forze e le disse: «Amica mia, dolce compagna che hai riempito di luce i miei colori, dimmi: lo hai poi capito da dove vengo?»
La roccia non se lo aspettava, quasi voleva impettirsi per redarguire il suo amico fiorellino, come era suo uso fare.
Poi vide che nei suoi petali il verde non era più brillante come uno smeraldo, e anche il giallo non splendeva più come il primo raggio di sole che sale sempre dalle montagne addormentate. Allora si fermò e rispose
«Da quando son roccia sono sempre stata roccia, ho i miei sassolini e da tempo immemore ho anche te.» E insieme si addormentarono.