VIII Buio Onnigrafo Magazine

VIII Buio

Dal nero petrolio riemergo, aspergo 

Di dolce rosolio quel nucleo vero 

Ma trattengo 

Dolore come carta, che squarta 

Quel cuore ancora pulsante 

Ritengo 

Immotivato il furore della mia Sparta, che scarta 

Con sommo livore ogn'ora il Lattante 

Resti d'un'anima candida al caleidoscopio 

Diresti che s'animi viscida al microscopio 

Batterio di tenebra in espansione 

Che serio si celebra in una canzone 

E lo fa rimanendo in silenzio 

Che gli dà quel crescendo d'assenzio 

Ne nasconde l'angoscia ed il vuoto 

Che al fuoco s'accoscia con mille Golconde 

Una moltitudine intera in attesa di cenere 

Per abitudine si schiera in difesa d'immemore 

E attende...


Attende un gradino diverso, mancante 

Un mattino senza cielo terso, scostante 

Attende un bambino ormai perso, distante 

Il cammino nel vento d'un velo disperso, vagante 

Per strade che si gettano dentro al Nulla 

Una culla al centro dove aspettano...chi cade


Guardarli, guardarli,

scansarli, scansarli 

Bramarli, bramarli, 

evitarli, i tarli 

Nella fermezza d'un giuramento 

In ebbrezza di disperazione ti chiesi "Giura" 

Mi dicesti "Apprezza la mia compulsione. Mento" 

e come Lachesi il suo Fato mai abiura 

così da quel dì nella brezza ho ascoltato il tormento 

Memento... 

Se è un peso che opprima ed aumenti la rabbia 

O l'unica gabbia che sventi e reprima il sotteso 

Non so...e mi si presenta l'interrogativo: 

Chi spaventa? Chi è il cattivo? 

Nel buio di me un'unica voce, una sola risposta 

S'apposta lì in gola come ad una foce: 

"Bu!" 

Io.