"I know that the spades are the swords of a soldier, I
know that the clubs are weapons of war, I know that diamonds mean money for
this art. But that's not the shape of my heart. Sting. "Ten Summoner's tales.""
Ecco che suona ancora Radio Muro con la voce del vostro Daréios a mezzanotte. Stasera ho per voi qualcosa di estremamente strano e nuovo: parleremo di poker...anche se forse sarebbe meglio dire, semplicemente, di carte. Si, sono ironico perché né le carte né il poker sono argomenti nuovi, gente! Ho avuto un'illuminazione dal cielo, fratelli e sorelle e ho scritto questo per voi, ispirato dal film Leòn e da una canzone di Sting. Sapete come farmi sapere cosa ne pensate. DAVANTI A TE, GIOVANE, vedi i numeri fare la danza delle possibilità. Le probabilità matematiche sono i rimasugli dell'antica, sacra geometria che ci conduceva all'Uno: la Kabbalah. Tu sai come sfruttare la Legge nascosta dietro queste probabilità. Forse sei ebreo di nascita? Non lo so, di certo mentre mescoli le carte e poi distribuisci: tu stai meditando. Sia esso un fante di denari, una donna di picche o il re nascosto nella manica di cui il ricordo nella tua mente svanisce, sai che una donna è stata attratta da te, sai che questo è matematico così come sai che quell'uomo davanti a te vincerà. Dopo la lunga partita lei arriva e tu sorridi. Ti ha colpito, ti ha preso, come accade quando sai già che carte usciranno. E non solo perché sai contare. Dopo una settimana di serate, “colazioni da Tiffany” e minigolf, l’ultima sera, la porti con te in camera. Vincente. La fortuna dura il tempo che abbiamo e va sfruttata, come diceva Pa. Come al solito, hai provato a cena a farle il solito discorsetto sul cominciare e hai cominciato con la solita frase “So che le picche sono le spade di un soldato, so che i fiori sono armi da guerra e che i quadri significano soldi in quell'arte ma la forma del cuore, so, che la forma di quel cuore non è la mia.” Si, hai provato a dirle che sei uno inaffidabile. E le hai posto la solita domanda, citando come al solito Sting. Ogni volta potresti dire I giochi son fatti. Ho vinto su me stesso. Potresti, però non lo dici, semplicemente ne subisci, quasi con sollievo, l'arrivo. Vorresti essere salvato dalla tua condizione di insicurezza continua, ma lei non ha capito, come non capisce nessuna e sai che non funzionerà neanche stavolta. "Tu sai solo che le picche sono le spade di un soldato, sai che i fiori sono armi da guerra e che i quadri significano soldi in quell'arte, ma la forma del cuore, sai, che la forma di quel cuore non è la tua."
TI SVEGLI, RAGAZZA e t'accorgi che avevi messo la sveglia per motivi che non ricordi. È stata una canzone di Sting che hai amato ma di cui non ricordi il titolo che ora suona le sue prime note dalla radio. Per un attimo rimani senza parole a guardarti intorno. Poi chiami il suo nome. Provi a chiamarlo al cellulare. Quando capisci che è andato, urli quel nome maledetto, scarichi tutta la tua rabbia contro i cuscini e le coperte pensando sia lui. Infine ti siedi. Starai dicendo dentro te: "bastardo, una settimana di adrenalina, una settimana di parole d'amore, di sinergia. E finisce tutto così?" D'improvviso vedi la lettera sul comodino, la busta aperta, con il tuo nome sopra. Di sottofondo suona ancora quella canzone ma non riesci a muoverti, ti sforzi a leggere: "Ciao bimba. Forse ti ho detto che ti amavo. Forse te l'ho fatto capire? Probabilmente ti sono parso perfino felice. Ti ho detto però che io indosso solo una faccia e vado avanti. Non tentenno. Avresti dovuto capire che in quelle parole c'era qualcosa di sbagliato perché, chi parla scopre, a sue spese, di non sapere nulla. Forse è andata così, forse un giorno maledirò la mia sorte, ovunque sarò. O sorriderò perché saprò di essermi perso. Non vado, comunque, contro il mio destino."
Accendi una sigaretta, ancora scomposta sul letto come dentro il cuore. Le tue lacrime sono sparse sul tuo viso, ti mordi le unghie mentre lasci che la lettera bruci dentro un posacenere. Dedichi la tua sofferenza a qualcosa di più grande. Ti accorgi d'improvviso da dove lui ha preso quella citazione ieri notte, mentre Sting canta per l'ennesima volta il ritornello. È "Shape of my heart".
"So che le picche sono le spade di un soldato, so che i fiori sono armi da guerra e che i quadri significano soldi in quell'arte ma la forma del cuore, so, che la forma di quel cuore non è la mia." E, l’ultima sera, a cena, dopo un discorso sul ricominciare, ti aveva fatto quella domanda, come per scappare alla risposta che non avevi dato, senti che il tuo stomaco, mendicando con i suoi toni bassi e arroganti una colazione, ti richiama alla realtà. Ti dici che non vuoi accettarla perché già sai che ad essa devi dare attenzione. E hai capito finalmente dove voleva andare a parare. Se lo farai, come per un incanto, prima il tuo corpo, poi la tua mente dovranno ricominciare. Però la domanda era e rimane: "Che forma ha il tuo cuore?"
Mezzanotte è passata da un pezzo. C'è forse, tra voi ascoltatori, una di quelle persone che ha subito il fascino di quelli che vincono e poi spariscono appena quel mondo appena creato con una persona gli sta stretto? Forse siete una di quelle persone che conoscono solo i significati del ventuno, degli assi due volte doppi ma differenti e di quattro quattro e vi spaventa il mondo che potreste creare con un'altra anima. Chiunque dei due siate, potreste aver subito o vissuto la vostra storia a Reggio Calabria. Oppure infine, come in ogni metropoli mondiale, potrebbe passarvi davanti senza che voi ve ne accorgiate. Devo lasciarvi perché la mezzanotte è passata. Ora vi lascio con "Shape of my heart" del divo Sting.
La domanda però rimane "Che forma ha il vostro cuore?"