«Pronto ufficio anagrafe?»
«Si buongiorno, desidera?»
«Vorrei cambiare il nome.»
«Il suo non le piace?»
«Beh, no altrimenti non avrei chiamato.»
«Ha mai pensato di rivolgersi ai suoi genitori per denunciare il fatto?»
«Non devo denunciare nulla, voglio solo cambiare il mio nome.»
«I suoi genitori sono a conoscenza di questa sua decisione?»
«Ho compiuto diciott’anni, posso scegliere da sola.»
«D’accordo ma non crede che i suoi genitori possano sentirsi privati del loro diritto di amare incondizionatamente e scegliere ciò che è meglio per i propri figli?»
«Guardi, io credo ci sia una leggera differenza tra l’amare qualcuno e tentare di umiliarlo. I miei mi vogliono male.»
«E che sarà mai un nome strano? Pensi positivo, se è l’unica ad avercelo tutti se ne ricordano.»
«Il problema è proprio questo. Tutti sanno come mi chiamo.»
«Dovrebbe esserne fiera invece di tentare di affossare inutilmente le buone intenzioni dei suoi genitori.»
«Mi stia a sentire, io non voglio affossare nessuno ok? Voglio solo cambiare il nome che ha contribuito a rovinarmi l’esistenza.»
«E sentiamo, quale sarebbe questo nome così brutto da averle traumatizzato la vita?»
«Dia.»
«Come scusi?»
«Dia. D I A, come Dio nostro Salvatore ma al femminile. Comprende?»
«D I A come denuncia d’inizio attività? Beh, in effetti è un po’ insolito ma ne ho sentiti di peggio.»
«I miei, devotissimi al Signore, genitori, volevano omaggiare il Santissimo, ma non hanno fatto i conti con il nostro cognome. Loro ancora ancora se la cavano con un Tonina e un Nico, ma a me è andata peggio.»
«Guardi che se i signori volevano rendere omaggio al Santissimo, forse dovremmo lasciare le cose come stanno.»
«Ma mi scusi da che parte sta lei?»
«Dalla parte del bene.»
«Ecco, allora faccia del bene e mi aiuti a cambiare il nome.»
«D’accordo, vedrò cosa posso fare. Data di nascita?»
«20/09/2002.»
«Cognome e nome?»
«Mela Dia.»
«Scusi, ma come si permette?»
«Guardi che me l’ha chiesto lei.»
«Io le ho chiesto le sue generalità, non un invito a sfondo sessuale. Che Dio l’abbia in gloria.» «Allora mi sa che proprio non ci siamo capite. Il mio nome è Dia, il mio cognome è Mela, ora cosa non le è chiaro sul fatto che è alquanto imbarazzante quando la gente pronuncia prima il mio cognome e poi il nome?»
«Senta signorina Mela Dia, io continuo a non vederci nulla di strano, ma se insiste… Nina le va bene?»
«Mela Nina? Certo come no. Come ho fatto a non pensarci?»
«Quindi le va bene?»
«Certo e poi vado in giro a colorare la pelle.»
«Certo che non è molto collaborativa lei.»
«Un nome normale non ce l’ha? Che ne so qualcosa tipo Sara, Paola, mi va bene perfino Maria come la Vergine Santissima.»
«Ci sono! Marlene le starebbe benissimo.»
«Io, giuro, non ho parole. Lei è sicura di avere passato il concorso per lavorare nel pubblico?»
«Certo che l’ho passato, ma sono nuova qui. Questo è il mio primo giorno.»
«Ah ecco.»
«Quindi che faccio, segno Marlene?»
«No, mi Dia alcuni giorni per pensarci. Facciamo che richiamo, ok?»
«Ne è sicura?»
«No, ma parlare con lei mi ha fatto venire il mal di testa.»
«Mi dispiace, signorina Mela Dia, figlia di Mela Nico e Mela Tonina, spero di avere presto sue notizie.»
«Io no. Me-la sbrigherò da sola. Arrivederci.»