Illustrazione di Alfonso Amarante
C'era una volta una matita.
Essa viveva in un secchiello con altre matite di diversa misura, tanti colori, una gomma smangiucchiata in un angolo, un compasso che non sapeva più segnare cerchi, un pennello con i peletti tutti sparuti e radi e qualche graffetta colorata. A volte si intravedeva qualche penna, ma erano, più che altro, passeggere veloci alle quali nessuno si affezionava poiché avevano la strana tendenza a non tornare.
Quando era sera, spesso si metteva in un angolo del secchiello a pensare quanto sarebbe stato bello essere un po' meno matita e più colore! Come il blu ad esempio! Il blu era un bel colore deciso, faceva tante sfumature e lo si poteva usare per colorare il mare o un cielo terso. Oppure il rosso. Ah il rosso! Era così fiero e tronfio e andava dicendo in giro di saper colorare l'amore.
Dunque lei restava lì, nel secchiello a pensare di non essere un granché.
Ma il motivo per il quale vi racconto questa storia è che qualcosa successe.
Qualcuno comprò un secchiello più grande, ecco cosa accadde!
Arrivarono tanti nuovi colori e penne, lapis e ancora sanguigne, biacca e un elegante carboncino che era uno spettacolo vederlo così austero, tanto che la matita non aveva coraggio ad avvicinarlo e in quelle rare volte che riusciva a parlargli tremava fino alla mina.
Iniziò a conoscere tutti, dunque e quando parlavano con lei le dicevano: "devi essere proprio una matita unica nel tuo genere, si vede da come muovi la tua punta! "
Ma lei non capiva e stava lì, al centro del grande secchiello, a guardarsi intorno.
Da dove si trovava ora poteva vedere. Tra le tante cose che riuscì a vedere da lassù, ce ne fu una che la colpì tanto:non si era mai accorta - ma proprio mai - che dentro le sue linee si muovevano gli altri colori. Il blu non sapeva dove trovare un orizzonte e il rosso non poteva seguire le linee del cuore se prima non fosse passata lei. E comprese in cosa consistesse la sua specialità.
Ma le cose, si sa, vanno viste fino in fondo. Successe, infatti, che tutti gli altri abitanti del secchiello iniziarono a dirle come sarebbe stato meglio che lei fosse più così o più cosá;la sanguigna le disse che forse doveva misurarla questa sua specialità, anche la signorina squadretta le consigliò che avrebbe dovuto darsi una spuntatina qua e là, infine parlò anche il carboncino che - con fare deciso - le spiegò quello che lei fosse realmente, senza mai averla conosciuta.
La sua mina si spezzò, nessuno se ne accorse e non sarebbe importato lo stesso, in fondo cos'è una mina che si spezza? Succede. E poi ciascuno pensasse alle mine sue per Giove!
Ma la sua mina si spezzò.
Potevano dirle qualsiasi cosa o temperarla.
Oh! infatti c'era il suo amico temperamatite che non smetteva mai di riformarle la punta! Ma quella, sistematica, veniva via appena si premeva un po' più forte.
Sapete cosa succede ad una matita con la mina spezzata?
Ecco, io ancora non lo so.