Il Refosco è menzionato sin da tempi antichissimi come vino di grande rinomanza. In tutti i banchetti, dei quali si ha certezza storica, fra i vini del Friuli il Refosco era sempre presente. Già i romani lodavano le sue qualità e il particolare colore del grappolo, intenso e scuro, tanto da denominarlo Racimulus fuscus, espressione poi tradotta nel volgare ràp fosc, grappolo scuro, da cui il nome attuale.
I primi documenti che lo vedono nominato risalgono al 1347, li troviamo citati negli annali del Comune di Udine, dove viene descritto, assieme alla Ribolla Gialla, tra i vitigni di maggior pregio e dal costo più elevato.
Altre menzioni su questo vitigno le troviamo a partire da 1400, citato più volte in opere letterarie, come ad esempio negli scritti di Domenico Ongaro nelle sue Cronache dei Giuochi Militari, o nel trattato di agronomia di Ludovico Bertoli, che descrive minuziosamente le tecniche di vinificazione in purezza del Refosco.
Addirittura Giacomo Casanova racconta di come il vino Refosco fosse un'importante merce di scambio utilizzata dai mercanti della Serenissima.