Schtroumpfette non è un insulto Onnigrafo Magazine

Schtroumpfette non è un insulto

«Eva, mi senti?»

Spalanco gli occhi e mi guardo intorno spaesata. Due braccia mi stanno stringendo mentre sono avvolta nel telo che ho usato per stendermi a vedere l’alba.

Sento un paio di gocce cadermi sul viso e mi accorgo che provengono dai capelli di Maxime. Grondano acqua da ogni ciuffo. Suppongo abbia il fatto il bagno come me ma non me ne sono proprio accorta.

Sbatto le palpebre per riuscire a inquadrarlo bene. Senza quel berretto che gli dà un’aria da liceale sta molto meglio. Lo trovo maturo, e il suo sguardo mi provoca strani istinti. Forse ho battuto la testa perché il suo viso mi ricorda quello del modello che appare sul catalogo dei sex toys del posto in cui lavoro.

Deglutisco a vuoto prima di scoppiargli a ridere in faccia.

«Che cosa c’è da ridere?»

«La tua faccia.»

«Scusa? Ti sei buttata mezza nuda nell’acqua a dieci gradi, non rispondevi, avevo paura che affogassi, così mi sono tuffato per salvarti. Pensi che, in quel momento, mi fregasse di controllarmi la faccia?»

Torno seria all’improvviso, notando la sua espressione delusa e frastornata. E, cazzo, pure stracciamutande!

Lo guardo negli occhi. Sono intensi e profondi e stanno lanciando segnali strani al mio corpo.

«Non serviva ti preoccupassi, né che rischiassi una polmonite per salvarmi. So badare a me stessa.»

«Sicura? Eri praticamente cianotica. Sembravi una Schtroumpfette

«Stronzetta lo dici a qualcun’altra! Sarai anche straniero, ma le parolacce le hai imparate molto bene!»

Lui mi lancia uno sguardo perplesso, a metà tra il divertito e lo sgomento. Alza un sopracciglio e le spalle in segno di resa.

«Guarda che Schtroumpfette non è una parolaccia.»

«A me pare di sì.»

«Ti assicuro di no. La Schtroumpfette è l’unica femmina tra quei buffi omini blu del cartone animato.»

«Stai parlando dei Puffi?»

Annuisce, e io mi mordo la lingua per evitare di far uscire dalla bocca altre stupidaggini. Non posso credere di stare discutendo con lui dei Puffi. Avrebbe dovuto lasciarmi annegare.

«E comunque» riprendo la parola, «anche ammesso che somigliassi a una puffetta formato gigante, chi ti dice che volessi uscire dall’acqua?»

«Sembravi in difficoltà.»

«Magari non lo ero.»

«Parevi morta.»

«Magari lo ero. E questa che hai davanti è solo il fantasma di Schtrou come si chiama.»

«Si chiama Schtroumpfette. E tu sei comunque una bellissima Schtroumpfette

Schtroumpfette continua a sembrarmi un insulto, ma per ora lascerò perdere.