Sottovoce Onnigrafo Magazine

Sottovoce

Spasmi quasi impercettibili nel buio della cameretta. Respiri trattenuti in gola, affannati e veloci. 

«Cosʼhai, Anto? Perchè lo chiami “Voce”?» 

Giovanni, schiena appoggiata alla testiera, si rimbocca piano le coperte fin sotto il mento. Antonio invece è tranquillo come le sue parole. «È quel che è, una voce.» 

«Ma, lo vedi, anche?» 

«Sì.» 

Giovanni trema e suda. 

«E com'è?» 

«Ha un volto nascosto dallʼombra, scavato, percorso da ragnatele di vene e segnato da pesanti lividi, pochi capelli e due piccole luci che scintillano nelle orbite tumefatte, dita lunghe e nodose come rami. Senti lo scricchiolio delle sue ossa che si muovono? E lʼodore di funghi ed erba bagnata, lo senti?»

«No. Ma, quindi dovʼè ?» Il suo tremolio aumenta. 

«È in ginocchio ai piedi del tuo letto. Non aver paura.» 

Giovanni si piscia addosso. «Cosa fa?» 

«Ti guarda. Recita ad alta voce le stesse parole che diceva sempre anche a me: “Ti voglio bene. Non ti farò male”. A volte piange, altre singhiozza, poi impreca, sputa, urla.» 

Giovanni non riesce a parlare bene. Balbetta. 

«Ma... ma, cosa faceva a te?» 

«Mi spingeva a fare cose, o a non farle.» 

«Tipo?» 

«Tipo che adesso dovresti morire, per restare insieme a me.» 

Giovanni strizza gli occhi e nasconde il viso con le mani, sente scivolare tante piccolissime gocce sul viso e adesso sì, inizia a percepire odore di funghi e foglie marce del sottobosco; una mano fredda gli sfiora i piedi sotto le lenzuola, lui sbircia tra le dita e spalanca la bocca senza riuscire a urlare. 

Una bomba di luce esplode e lo acceca. «Giò! Giò! Tranquillo, sono la mamma.» 

Giovanni la abbraccia forte e singhiozza senza riuscire a respirare. 

Il letto di Antonio, al suo fianco, è vuoto da più di un mese. 

Mamma Tina lo rassicura, tira le tende di lato con uno strattone e apre la finestra, lo prende in braccio ed escono dalla stanza. 

Nel letto e sul cuscino di Antonio si formano due leggeri affossamenti; una folata di vento forma un vortice di foglie secche che, dopo essere uscite da sotto il suo letto, volano fuori dalla finestra lasciando nell'aria un soffio simile a un sussurro: «Ti voglio bene. Non ti farò male.»