Il mio coinquilino ha sottobraccio il pacco mandatoci da mia madre con cadenza bisettimanale, appena consegnatogli dal buon fattorino. Scamorza, trecce, nodini, parmigiana, pasta al forno, barattoli di salsa, pane, carciofi sott'olio. C'era ogni ben di dio. Bisognava rifocillarsi per essere pronti per il concerto tributo a Joe Strummer, che sarebbe cominciato alle diciotto e avrebbe continuato per tutta la notte, in un quartiere a nord chiamato Bande Nere. Suonava anche una band di Filottrano, per questo c'era un pullman di fan che sarebbe venuto a Milano proprio per l'occasione, e Sky aveva puntato una ragazza di quel gruppo.
Arriviamo a Bande Nere che il concerto non è ancora iniziato, di conseguenza abbiamo la buona idea di cercare un supermercato per comprare una bottiglia di un qualche alcolico, cosicché da non spendere troppi soldi nel locale. Avvistiamo una EsseLunga a un paio di isolati di distanza. Mentre siamo in fila alla cassa due rapinatori irrompono indossando maschere di personaggi famosi e armati di pistole, nel giro di due minuti si fanno consegnare tutto il contante dalle cassiere e si dileguano, non prima di aver augurato a tutti una buona Pasqua. E quello è stato solo l'inizio di quella assurda serata. Riusciamo a pagare la bottiglia di Jack Daniels che stavamo cercando di comprare e ad andarcene dal supermercato prima che arrivi la polizia e rallenti tutte le operazioni. Tornati al locale, c'è una nutrita folla in attesa che le porte si aprano, e Sky avvista sia i suoi amici sia la ragazza che gli piaceva. Quest'ultima è in compagnia di un'amica che io trovo molto carina, la situazione sembra evolvere nella giusta direzione, essendo noi armati di whiskey e dell'MDMA che avevo comprato la sera prima, ed essendo queste due ragazze delle sballone incallite, a detta del mio coinquilino. Passiamo insieme un'oretta, durante la quale ci scoliamo la bottiglia e facciamo amicizia, tanto comunque la band anconetana avrebbe suonato in tarda serata. Non siamo ancora ubriachi quando entriamo nel locale, di conseguenza Sky mi suggerisce di farci in quel momento, solo io e lui, così da raggiungere il livello desiderato. Io però non avevo mai preso MDMA prima di allora, quindi sciolgo nella bottiglia d'acqua tutta la dose, alquanto ingenuamente, al che il mio amico esclama: "Dio bono Bob, ce l'hai messo tutto? Sei un pazzo!"
Più che pazzo sono stato uno sprovveduto, visto che sono andato in completo black out per diverse ore, durante le quali non ricordo nulla di cosa sia successo, ma pare che abbia ballato, pogato e rovinato sul pavimento svariate volte, per quel che mi ha poi raccontato Sky.
Mi riprendo sui divanetti del locale, sul tavolino davanti a me c'è un gin tonic intatto e un bicchiere d'acqua quasi vuoto; guardo l'ora sul cellulare, sono quasi le 22. Sono stato fuori per ore. Do un'occhiata a scarpe e vestiti, poi al pavimento, per fortuna sembrava che non avessi vomitato. C'è una band sul palco, la gente sta ballando e pogando.
Sopraggiunge la ragazza di Filottrano conosciuta poche ore prima, sono così felice di vederla.
"Oi, sei andato in botta dura eh? Ahahah! Per fortuna t’ho buttato 'n occhio, a un certo punto volevi un gin tonic a tutti i costi, ma ti ho fatto bere l'acqua prima".
"Sei un angelo, ma siete tutte così a Filottrano?"
Ride di gusto anche se non avevo detto niente di divertente, mi sembra ubriaca e di buon umore, comincio a coltivare speranze di potermela portare a letto quella sera. Cerco maldestramente di alzarmi ma ho le gambe intorpidite, urto il tavolino e faccio cadere il bicchiere di gin tonic, il cui contenuto si disperde fra la superficie del tavolo e la moquette che immediatamente lo assorbe. Impreco mentre la mia giovane amica si sganascia dalle risate, prendendomi anche un po' in giro per la mia inesperienza con gli stupefacenti sintetici. "Maledizione, avevo davvero voglia di un sorso. Andiamo al bar? Vuoi un cocktail?"
"Lo vorrei scì, ma non ci ho un soldo" dice col suo adorabile accento. Porca miseria, anche io avevo dato fondo a quasi tutto il cash che mi ero portato, e non mi sembrava il caso di uscire a cercare un bancomat. Dovevo inventarmi qualcosa.
Era arrivato il momento di mettere in pratica un trucco che mi aveva insegnato Lupin tempo addietro.
"Ei senti, adesso rubiamo una bottiglia dal bar, c'è un solo barman, non ci sono buttafuori, tu devi solo distrarre il barista, al resto penso io."
"In che senso distrarre?"
"Vai al bancone dal lato opposto dove tiene le bottiglie, chiamalo e digli che vuoi un cocktail ma non sai quale, fagli elencare un po' di intrugli e appena vedi che ho fatto te ne vai con una scusa."
Mi sembra una tipa sveglia e spigliata, inoltre ho come la sensazione che abbia parecchia esperienza con situazioni un po' al limite, sapevo di potermi fidare. Se perdeva l'attenzione del barman prima che avessi finito c'era il forte rischio di essere colti in flagrante. Mi unisco al gruppetto di giovani che si accalcano sull'orlo del bancone alla disperata ricerca delle cure del dispensatore di veleni, e come previsto, non appena la mia giovane ed avvenente amica lo chiama costui si precipita in quella direzione. Mi defilo e raggiungo il lato del bar dov'era la stazione di lavoro del nostro amico barista, le bottiglie sono lì in basso, ammucchiate dall'altra parte della struttura in legno, devo solo allungare il braccio ed afferrare la prima che mi sarebbe capitata. Era un numero che avevo eseguito più di una volta in precedenza, ma dava sempre una bella scarica di adrenalina. Osservo bene la mia compagna in crimine ed il suo linguaggio del corpo, poi gli altri avventori che stanno anche loro guardando in quella direzione, in attesa del loro cocktail; il movimento va eseguito al momento esatto, senza esitazione e il più velocemente possibile. Ci siamo, il barista ha messo i gomiti sul bancone, impugno il primo collo che riesco a raggiungere, metto la bottiglia sotto la giacca, e mi dileguo. Vado verso i divanetti e dopo un po' sono raggiunto dalla mia compagna.
"Ahahah, devo ammettere che questa non l'avevo mai vista! Cosa abbiamo ciulato?"
"Una bottigliazza di vodka, però dobbiamo stare attentissimi a non farci vedere mentre la beviamo."
"Senti, io c'ho una fame da lupi, andiamo a mangiare qualcosa e ce la beviamo fuori con calma?" Nessun altro piano mi sarebbe sembrato migliore in quel momento. Mando un messaggio a Sky avvertendolo che ci saremmo rivisti più tardi o al massimo a casa.
Esco fuori e faccio un bel respiro profondo, ero stato al chiuso per diverse ore e gli odori di inizio primavera non potevano non metterti di buon umore, nonostante lo smog e le polveri sottili della città. Un bel paio di sorsoni a testa dalla bottiglia di vodka sembrano di rito, eravamo stati monelli e ci veniva solo da ridere, con la tensione sessuale che cresceva, fra sguardi intensi e sfioramenti non esattamente accidentali. Ci incamminiamo verso un paninaro ambulante, di quelli che vendevano quei panini unti e zozzi ma così maledettamente buoni, quando ormai ci teniamo per mano. Dovrei avere gli ultimi 6 o 7 euro, più che sufficienti in questo genere di circostanze.
"Capo! Ecco il tuo Calabrese, ed una bella porchetta per la signorina!", il gestore è chiassoso, sudato e folkroristico.
"Che vuoi fare? È ancora presto, magari torniamo al locale?" le chiedo.
"E se ci facessimo un giro nel quartiere? Possiamo trovare un bel localino e facciamo serata lì. Il gruppo l'ho visto un milione di volte, in verità volevo solo farmi un giro a Milano e magari trovare un ragazzo carino."
"Ah, allora dobbiamo andare da qualche parte a cercarlo". Ride ancora di gusto, sembra apprezzare il mio umorismo. Ora non mi resta altro da fare che aspettare il momento giusto per baciarla. Camminiamo così in giro per una mezzora, parlando e scolandoci la vodka, quando finalmente si palesa un clubbino. I subwoofer risuonano rumorosi, c'è una nutrita fila in attesa di entrare e un corpulento buttafuori all'entrata, il locale dev'essere pieno.
"Che facciamo, ci mettiamo in fila e aspettiamo che qualcuno se ne vada?"
"A me sta bene, tanto non mi sembra ci sia molto altro nei paraggi" mi risponde. Ma mentre siamo lì in fila il buttafuori nota che stiamo bevendo una bottiglia, e si avvicina.
"Voi due qui non entrate, non si possono portare bottiglie nella fila."
"E dove sta scritto? Siamo in strada, quindi siamo ancora su suolo pubblico se non sbaglio" replico.
"Sono io che decido chi entra e chi no, e voi due non entrate", conclude l'energumeno.
A quel punto la molla da ribelle che si è sempre annidata nella mia indole ha fatto un deciso scatto, quindi senza neanche pensarci ho scolato ciò che rimaneva della vodka, ho superato il buttafuori con passo felpato ed ho posato la bottiglia vuota davanti alla porta d'ingresso del locale. Il bouncer a quel punto ha perso le staffe. Mi afferra per il colletto della giacca e mi solleva da terra.
"Ora mi hai davvero rotto i coglioni, fattone del cazzo!" esclama. E a quel punto mi scaraventa in uno stanzino all'interno del locale, stanzino che contiene solo qualche sedia.
"Fra un po' torno e ti faccio il culo!" urla, sbattendo la porta e chiudendola a chiave. Non mi ero mai trovato in una situazione del genere, e inoltre dovevo ora fare i conti col fatto che avevo quasi sicuramente bruciato ogni possibilità di rivedere quella ragazza. Mi maledico e non posso che mordermi le mani. Il fatto che un fascista palestrato sarebbe tornato di lì a poco per riempirmi di botte era passato totalmente in secondo piano.
Per fortuna il fascista palestrato non si era manifestato, quando erano ormai le due di notte e qualcuno stava finalmente girando la chiave nella serratura della porta che mi teneva prigioniero. Un tizio che non avevo mai visto prima è sull'uscio. "Dai, vai fuori dai coglioni, ti è andata bene che abbiamo avuto altri cazzi stasera". Corro fuori immediatamente soprattutto perché dovevo urgentemente urinare. Chiaramente non c'è traccia della mia amica, e a quel punto non mi resta che chiamare Sky, il quale insolitamente risponde al primo squillo. "Oh Bob, tutto a posto? Sono ore che ti sto chiamando" "È successo un gran casino, e sono finito rinchiuso in un posto dove non c'era campo. Dove stai ora?" Sky era davanti all'uscita del locale del tributo a Joe Strummer, se fossi rimasto lì niente di tutto ciò sarebbe successo. Arrivo al luogo di destinazione in pochi minuti, le band hanno finito di suonare e c'è ora un deejay.
"Dove sono andati tutti i filottranesi?" chiedo al mio amico marchigiano.
"Eh, son ripartiti col pullman, ce vogliono sei ore per arrivare."
"Ma anche le ragazze?"
"Pe' forza, lunedì c'hanno scola."
"Come scuola? Sono mica minorenni?"
"No, fanno il quinto, c'avranno diciotto o diciannove anni. Ma te la sei bombata?"
"No macché. Bombata dove fra l'altro..."
"Io una volta me son fatto una nei cessi del Leoncavallo!"
"Sì lo so, me l'hai raccontata quella storia. E tu sei un inzivoso".
"Inzivoso" vuol dire "lurido" in materano, ma Sky ormai aveva piena familiarità con il mio gergo.
"Tu fatto niente?", gli chiedo.
"No niente, la tipa ha un ragazzo ora."
"Cazzo che pacco amico mio, serata di merda."
"Non tanto, me son preso l'MD e me la son cazzeggiata in giro. Nnamo a casa, Bob."
Sky aveva il dono della sintesi. Non era troppo tardi e i pullman ancora circolavano, in meno di un'oretta riusciamo a tornare alla nostra dimora, dove ci attendono le cibarie di mia madre per soddisfare la fame chimica, e un po' di hashish per fomentarne ancora. Guardiamo qualche puntata dei Simpson sul mio laptop e ci addormentiamo sul divano.
Adoravo il rituale della domenica, fra gli abbondanti pranzetti cucinati da Sky, la partita della Juve in streaming su qualche sito pirata, e il proverbiale giro in piazza Duomo con Billy. Billy era quello più "fashion" dei quattro, ed era sempre in giro per negozi per accalappiare qualche sconto o svendita dell'ultima ora.
"Vieni a fare un giro in Duomo, andiamo a guardare un po' di ragazze."
"Nah Bob, fra un po' viene Vella e studiamo un po'."
"Certo, Sky. Sicuramente". So benissimo che andrà a finire che passeranno il pomeriggio a bere e fumare, come al solito.
Prima di recarmi in piazza fumo una canna solitaria su un ponte sul Naviglio, giusto per riflettere sulla situazione attuale e tirare un po' di somme. Il THC mi schiariva la mente e mi permetteva di soppesare le varie situazioni senza pregiudizi e senza interferenze emotive, avevo bisogno di quel quarto d'ora di riflessione intensa quotidianamente. Fumare da solo era come andare dallo psicoterapeuta, solo che lo psicoterapeuta era una voce nella mia testa, voce che di solito ci prendeva. C'era poi il bellissimo panorama del Naviglio di periferia, sui cui ponti arrugginiti raramente passava un'anima, fra i liquami e i rifiuti galleggianti, i ratti e le zanzare giganti. Appartenevo a quelle zone periferiche e degradate, e mi ci trovavo a mio agio.
Billy è davanti a Zara, propone caffè e amaro. Passiamo così un paio di ore a gironzolare per Duomo e Brera, "Mille vasche in corso avanti e dietro" cantava Max Pezzali, fermandoci in qualche baretto di tanto in tanto per un amaro, e cercando stradine poco frequentate per fumarci uno spinello. Billy aveva trovato i pantaloni eleganti a cui mirava, dopo aver girato in lungo e in largo per trovare la misura giusta al prezzo giusto, e stiamo ora fumando gli ultimi rimasugli di hashish che mi erano rimasti, in un vicoletto dietro la Scala.
"Abbiamo finito il fumo, Bob?"
"Già, e Vins non mi risponde ai messaggi. Io mi sa che vado a fare una capatina a casa sua, vuoi venire?" "E se non c'è?"
"Non penso, avrà fatto serata ieri e secondo me sta a letto a smaltire la sbornia"
"Vabbò, andiamo a prendere sto fumo."
"Lo sai che devo avere il fumo, se no mi stresso".
Ma arrivati sotto casa di Vins qualcosa evidentemente non torna. Di solito le luci sono accese in quasi tutte le stanze, ma stasera solo la camera di suo fratello era illuminata. Inoltre solitamente c'è la musica che si sente fin fuori sul marciapiede, essendo il loro appartamento al piano terra, a qualunque ora del giorno, ma non stasera.
"Ho provato a chiamare Vins, ha il cellulare spento" mi fa sapere Billy.
"Ho provato anch’io più di una volta."
"Merda, speriamo non sia successo niente, andiamo a chiedere al fratello." Dobbiamo citofonare un paio di volte prima che Franco risponda, e non presenta le maniere affabili di cui è solito.
"Ragazzi, hanno arrestato mio fratello. Quel bastardo del pusher da dove prendeva il fumo ha fatto il suo nome, sono venuti con la volante e hanno perquisito l'appartamento, hanno trovato una panetta di non so quanti grammi. Vins ha dovuto faticare parecchio per convincerli che io non c'entro niente. Porca puttana, io manco le fumo le canne. I miei sono già in viaggio da Matera, arriveranno in mattinata. Quel trimone alla fine è riuscito a mettersi nei guai, io gliel'avevo detto duecento volte!"
Franco è esasperato, e ne ha ragione. Vins da un po' aveva cominciato a spacciare allo IULM, diceva che quei bambocci viziati non conoscevano la differenza fra l'hashish e il pongo, e potevi tranquillamente chiedere loro cinquanta carte per un grammo scarso. Ormai comprava il fumo a etti e c'erano buone possibilità che ne avessero trovato un bel po', con il contante e il bilancino. Vins poteva finire seriamente nei guai.
"Allora, aperitivo in colonne?" propongo, "Aperitivo in colonne sia." Il nostro amico era in guai seri, ma non c'era niente che potessimo fare, almeno per il momento, quindi tanto valeva continuare nella nostra missione alla ricerca di un po' di fumo. Ci congediamo da Franco e ci avviamo verso la metropolitana, era l'orario perfetto per usufruire dei falsi sconti che i vari bar proponevano sotto l'etichetta di "happy hour", una mera scusa per vendere cibarie in scadenza, avanzi e alimenti di basso rango, tutto compreso nel pacchetto: "Paghi venti euro e mangi e bevi quanto vuoi". Vins ci aveva insegnato che se devi spendere venti euro per cibo di dubbia qualità e bevande annacquate, a questo punto è meglio approfittarsene e ordinare solo Negroni. Le Colonne di San Lorenzo ne ospitavano tantissimi di quei bar; era una di quelle piazze come ce ne sono tante in Italia, ma questa era a Milano in ciò che è rimasto di alcune rovine romane, ed era gremita ogni santa sera. Era la mia meta obbligata i primi tempi in città, quando non conoscevo altri posti e non avevo comunque una lira per poter entrare in qualche locale, e vi ho passato delle bellissime serate, seduto per terra o sulle scalinate, a bere qualche sottomarca di birra e a osservare semplicemente il viavai e le gozzoviglie degli adolescenti e degli studenti universitari, facenti parte di un mondo seducente che mi sembrava inaccessibile. L'immancabile Becks-man era al centro della piazza con i suoi frigoriferi portatili, e quando urlava "Becks-man!" il resto della piazza urlava "Becks baby!" di rimando. Alla fine gli sbirri, occupati com'erano in ben più gravi faccende, tolleravano quella presenza, quella figura vistosa e grottesca, che si faceva largo fra la folla con andatura dinoccolata a vendere birra sotto banco. In effetti la circolazione di droghe e bevande di contrabbando era abbastanza tollerata, di conseguenza si poteva tranquillamente rullare e fumare senza doversi nascondere troppo, e soprattutto si poteva trovare del fumo con relativa facilità.
Dopo l’usuale aperitivo a base di poco cibo mediocre e un paio di Negroni, consumati al localino che rivendica la paternità dell'invenzione dell'happy hour (il proprietario sosteneva che i suoi antenati avessero inventato la pratica nientemeno che all'inizio del 1800) dobbiamo ora arrovellarci la mente e pensare a una maniera di trovare della droga leggera senza farci rifilare un pacco, cosa che tende a capitare quando è il consumatore ad approcciare il venditore.
"Possiamo provare da quei punk nel parchetto" suggerisce Billy, "Non fidarti mai dei punk, sono i primi a tirarti dei pacchi colossali. Dobbiamo cercare di individuare qualcuno che lo sta vendendo, è l'unica maniera di concludere un affare decente." Certe volte Billy mi stupiva per quanto fosse ingenuo e per quanto mancasse di intelligenza da strada.
"Ce l’ho." Continuo, "Andiamo al locale occupato giù al Naviglio, non troveremo uno spacciatore lì, ne troveremo dieci."
"Ma dici quel locale lercio che Sky ogni tanto propone e puntualmente rimando la proposta al mittente?"
"Sì esatto, ci sono andato con Sky un paio di volte, se non fai caso ai vagabondi, agli scoppiati, ai cani pulciosi e ai topi non è così male."
"Sei un coglione, Bob. Dai, togliamoci sto dente."
"Occhio a non sporcarti la gonnella."
Il localino è a una ventina di minuti a piedi verso Est seguendo il Naviglio fra le Colonne e piazza 24 maggio, e più che un locale è una baracca che sta in piedi grazie a chissà quale miracolo, sempre piena di emarginati e poveri in generale, senzatetto, immigrati, malati di mente e tossicodipendenti. Anche questa notte c'era musica, e come al solito si trattava della drum'n'bass più monotona e martellante che non avrebbe sfigurato al più estremo dei rave. Dalla strada scendiamo gli scalini che conducono giù al fiume, la catapecchia si erge su un lato di questo a pochi metri dal bagnasciuga, e sicuramente si riempie d'acqua quando il Naviglio è in piena. Fuori c'è un gruppo di ragazze a ballare la musica sintetica con movimenti ondulatori e ripetitivi, i poveri cani dei punkabbestia che cercano di stare il più lontano possibile dalla fonte del "rumore" e qualche altro personaggio random come solo in questi bassifondi se ne trovano.
"Se ti porti a casa una di queste il preservativo te lo devi mettere per forza" dice Billy.
"Te ne devi mettere due" replico.
All'interno è buio, riusciamo ad individuare lo smerciatore di birre e compriamo un paio di lattine a mezzo euro ciascuna. La nostra presenza viene subito notata, probabilmente a causa della camicia bianca di Billy, di conseguenza lo spacciatore non si fa attendere e in men che non si dica ci adocchia e ci punta.
"Bella ragazzi, che vi serve?"
"Fumo ne hai?"
"Dovrebbero essermi rimasti tipo cinque grammi, torno subito".
La transazione è rapida, il tizio ci porge una bustina con dentro un pezzo di una qualche materia scura, e si dilegua. Il locale sta diventando sempre più affollato, umido e soffocante, quindi ci sembra il caso di uscire a fumarcene una.
"Ci facciamo una cannetta qui e poi torniamo in Colonne, OK?" chiedo a Billy.
"Sì dai, ci sta, possiamo stare in giro un altro paio d'ore. Ti va di andare in un bar o qualcosa del genere?"
"Perché no, vediamo cosa ci riserva la serata."
Ma la serata aveva da riservarci qualcosa che non avremmo mai potuto immaginare.
"Oh Bob, ma tu come ti senti?" chiede Billy dopo qualche minuto.
"Eh in effetti non mi sento benissimo, è una sensazione strana che non ho mai provato prima e non riesco ad identificare. Che cazzo di fumo ci hanno dato".
Ciò che avevamo rimediato in quel localaccio non era sicuramente hashish, ancora oggi non ho la minima idea di cosa fosse, ma sospetto fosse eroina. Di lì a poco sentiamo i nostri corpi intorpidirsi, mentre la mente comincia a salire e a perdersi nell'aere, sempre più su. Dopo mezz'ora siamo entrambi così fatti da non riuscire a mettere insieme due parole. Decidiamo di tornare a casa, tanto intenso è l'effetto anestetico, la coordinazione e l'uso della parola ci risultano particolarmente difficili in questo momento. Per fortuna ero a una ventina di minuti di cammino da casa, qualunque cosa fosse che ci avevano rifilato quella sera è stato uno degli sballi più forti che abbia mai provato in vita mia, e tornare a casa sano e salvo senza perdermi non è stata impresa da poco. Giunto finalmente nella mia dimora, quasi non noto che Sky non c'è e mi dirigo direttamente nella mia camera, fin troppo fuso per poter guardare la tv o stare al computer. Per la terza sera di seguito crollo quasi istantaneamente appena dopo aver toccato il cuscino, dico quasi perché faccio in tempo a leggere il messaggio di Billy che recita "Ho fatto appena in tempo ad arrivare a casa per sboccare la cena. Che cosa cazzo ci siamo presi stasera?"
La cosa positiva è che essendo stramazzato alle dieci di sera, alle sei del mattino ero sveglio e pimpante. Caffè, Kinder Brioss, e si surfa l'internet per qualche minuto in attesa che il ferro si scaldi per stirare l'abito. Stavo ora finalmente leggendo l'email di Cynthia, dopo essermene completamente dimenticato, con tutte le peripezie che mi erano successe quel fine settimana. Sei mesi dopo mi sarei trasferito negli States.