Angelo blu Onnigrafo Magazine

Angelo blu

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Mentre Mia se ne andava in bagno per incipriarsi il naso, Nieves pensava alla magia della scena che avrebbe rivisto per l’ennesima volta. Attori di classe, un luogo che disegnava l’America tanto lontana e tanto sognata, e una musica meravigliosa, libera.

Nieves sentiva di non essere così. Quei personaggi erano certamente tipi loschi, gente di malaffare, ma qual era il problema se, in fondo, erano felici? Lei, ragazzina di quindici anni, in piena fase ormonale e al cospetto dei primi demoni dell’adolescenza, non aveva la ricetta contro le avversità come Mia e Vincent.

Ballavano fermando il tempo, sotto un rhythm and blues epico. E Mia, affascinante e tenebrosa, possedeva tutta la femminilità che avrebbe desiderato. Ad ogni inquadratura, Nieves guardava una parte diversa del suo corpo, mettendola a paragone con il suo. I capelli erano ordinati, il viso equilibrato, lo sguardo penetrante, e il portamento faceva la differenza.

Nemmeno i suoi piedi erano all’altezza di tanta eleganza. Aveva appena finito di mettere lo smalto blu, la piccola Nieves, che Mia si riprendeva dall’overdose. Il film continuava, ma per la quindicenne il divertimento era finito.

Una volta che le unghie si asciugarono, Nieves si alzò dal divano per andare in camera. Pensò solo per un breve istante a finire il pacco di biscotti sulla credenza. La tentazione finì presto, una volta che si guardò allo specchio. Lo faceva sempre più spesso, ultimamente.

Sua madre non se ne era nemmeno accorta. Dopotutto, era fuori casa tutto il giorno. I pomeriggi Nieves li trascorreva quasi sempre di fronte a un film di Tarantino. I suoi personaggi invadevano le pareti della sua camera.

Aveva decine di ritagli di giornale appesi sul muro sopra il letto. C’erano anche dei ragazzi, naturalmente. Johnny, giovane modello americano che aveva trovato dopo una ricerca su internet, avrebbe occupato uno dei pochi spazi liberi.

Ritagliava la sua sagoma con cura, sapendo bene come ogni millimetro di corpo andasse preservato. Addominali scolpiti, occhi penetranti, e le fossette all’altezza delle anche che lasciavano libero spazio alla più sensuale delle fantasie.

Poco più in là, il telefono si illuminava sopra la scrivania. L’ennesima inutile notifica, pensò Nieves dopo aver controllato. Tutte le sue amiche, o presunte tali, si impegnavano ad esibire i loro corpi su foto che poi invadevano i social. Lei le aveva sempre trovate patetiche, o forse no. Da qualche parte, dentro di lei, sapeva di provare anche un po’ di invidia.

Il rock and roll era la risposta, in momenti di dubbio come quello che stava attraversando scorrendo le notifiche dal suo smartphone. Dopo aver acceso il pc, inserì la sua scaletta di canzoni preferite, alzando bene il volume.

Si sentì, come sempre, più sicura con le note della sua band preferita. Le piaceva il titolo della canzone, e aveva voglia di sentirsi un po’ pazza, in effetti. Pensò subito alla chat di cui aveva sentito parlare recentemente. Non c’era poi niente di male nel provare l’ennesimo brivido tramite la tastiera del suo computer.

La grafica era allettante, e qualcosa le diceva che avrebbe trovato meno idioti con cui parlare rispetto al solito. Ce n’erano stati molti, di effettivamente pazzi, che avevano parlato con lei. Richieste assurde, e ragionamenti troppo infantili per la sua voglia di crescere, la avevano allontanata per qualche tempo dal mondo delle conversazioni sul web.

Ora, dopo aver visto ancora la sua scena preferita in salotto, perché non riprovarci ? Il brivido lo sentiva, eccome. Tanto valeva provarci, pensò. Eccola quindi accedere in un paio di minuti al nuovo sito di incontri.

Le foto dei ragazzi rispondevano alle più svariate esigenze. C’era il muscoloso, effettivamente bello da vedere, ma forse non da approfondire, il romantico, il misterioso, e anche l’uomo maturo. Dopo una sfilza di esperienze disastrose, e piuttosto frustranti per la sua intelligenza, Nieves andò alla scoperta proprio di quest’ultima categoria.

Il suo nome da quindicenne appariva infantile ? Se lo chiese, Nieves, o meglio, Miablue99, prima di scorrere la lista degli uomini. Perlomeno ora avrebbe parlato con persone sincere, e per nulla in difficoltà nell’essere un po’ in là con gli anni.

Aspirando ad essere Mia, e sentendosi come il colore blu che un verso della canzone le ricordava, Nieves era pronta a nuove conoscenze. Sentiva ancora il solito brivido, di paura ma anche di curiosità, muoversi dentro di lei. Le toccava lo stomaco, le gambe. Era una specie di eccitazione di cui non poteva fare a meno.

Il primo messaggio appariva interessante quanto l’assurda foto profilo. Non c’era alcun motivo di essere attratte da un uomo del genere, pensava Nieves, sbirciando il suo profilo. Le chiedeva cose assurde. Come poteva avere un cervello del genere a quarant’anni, si disse.

Il fine era sempre e solo quello. Forse tutti gli uomini sentivano troppe pulsioni per poter anche solo imbastire uno straccio di conversazione interessante. Non del tutto demoralizzata, tuttavia, proseguì con la ricerca.

Ricevette, nella mezz’ora successiva, diversi complimenti. La foto profilo, tinta del blu tristezza e mistero che aveva deciso di utilizzare, attraeva. Si sentì interessante. Un complimento, dopotutto, non faceva mai male.

Ad un tratto, ecco un profilo accattivante. Nessuna foto a torso nudo, nonostante il bell’aspetto. Lineamenti sicuri, sguardi decisi, e un nickname che si addiceva decisamente alla musica che, imperterrita, continuava a rimbalzare tra i muri della sua camera.


Nacho_therocker: Bella foto profilo. Complimenti!

Miablue99: Un po’ di fantasia non guasta!

Nacho_therocker: Di dove sei ?

Miablue99: A Coruña

Nacho_therocker: Una città rock!


Nieves rispose con tanti smile divertenti. Aveva capito come il suo interlocutore avesse un interesse in comune con lei nella musica rock. Parlarono di questo da subito.


Nacho_therocker: Hai il cd che va a tutto volume ?

Miablue99: Appena finito. Mi sa proprio che lo rimetto. La voce di Steven…

Nacho_therocker: Capisco. Hanno segnato anche la mia di adolescenza!


A questa affermazione, Nieves sentì la necessità di chiedere quanti anni veramente avesse. Lei aveva mentito sulla sua età. Ma sentiva che lui sarebbe stato sincero.


Miablue99: Posso farti una domanda indiscreta ?

Nacho_therocker: Spara.

Miablue99: Quanti anni hai ? Lo so, non dovrei chiederlo, ma mi incuriosisce…

Nacho_therocker: Ci mancherebbe!


La semplicità di Nacho era reale. Questa fu l’impressione di Nieves, che ad ogni domanda sentiva nascere in lei ulteriore curiosità. Forse aveva finalmente trovato un uomo intelligente, e non il solito frequentatore di siti a caccia di ragazzine.

Le disse molto sul suo conto. Lei fece lo stesso. Gli raccontò del suo nickname, dell’attrazione e della condanna per quel colore blu tristezza alla quale si era affezionata. Un verso della canzone che aveva appena ascoltato lo richiamava. Nacho adorava quella canzone. Per questo, e per tanti altri spunti di discussione, Nieves si sentiva felice.

Su un pc a pochi chilometri da lei, un individuo incontrato per caso sembrava pensarla allo stesso modo sulle questioni che la turbavano da sempre. Parlarono di famiglia, di scuola, ma soprattutto di emozioni, le stesse che entrambi cercavano nella musica.


Nacho_therocker: Alla tua età non dovresti sentirti come “il colore blu”…

Miablue99: Eppure è così! Forse lo sono di mio, e non cambierò…

Nacho_therocker: Non dire così. Tutti ci passiamo. Devi sentirti fiera di quello che sei.

Miablue99: Ti ringrazio. Ma è difficile…

Nacho_therocker: Col tempo capirai quanto meravigliosa è la tua età.


Nieves si rese conto, in pochi istanti, di come nessuno mai avesse creduto in lei. I suoi genitori, separati da pochi mesi, sembravano essersi dimenticati di avere una figlia. Sua madre non le dava alcuna certezza. Solo la sua musica lo faceva. Più passavano i minuti, più Nieves “Miablue99” si sentiva a suo agio.


Miablue99: Anche se non me l’hai chiesto… questa sono io…


Nieves decise di farsi vedere più da vicino. Mandò un’istantanea al suo interlocutore virtuale. Un mezzo sorriso, su un volto semi nascosto, arrivò sullo schermo di Nacho. L’uomo sorrise. Il prossimo passo sarebbe toccato naturalmente a lui.


Nacho_therocker: Immagino sia il mio turno.

Miablue99: Le regole dicono questo…


Giocando sulla conversazione, Nieves aspettava solo di vedere più da vicino, ma soprattutto in tempo reale, la persona alla quale si stava stranamente affezionando. Sentiva che, qualsiasi foto fosse arrivata, l’avrebbe appagata.


Nacho_therocker: Sono abbastanza rock and roll ?

Miablue99: Lo sei eccome…


Nieves vide il suo volto in penombra. La barba lo rendeva decisamente interessante. La sicurezza delle sue parole si poteva notare anche nell’espressione. Vide un accenno di spalle. Si sentiva incuriosita, e un brivido cominciava a correrle lungo la schiena.

Si scambiarono diverse altre foto. Tutto era nato per gioco, ma piacque ad entrambi. Videro a poco a poco le parti del loro corpo. Una foto di Nacho, in particolare, stimolò Nieves. La maglietta ricadeva su una cintura allentata, lasciando spazio alla sua immaginazione. Come sarebbe stato, pensò la ragazzina. Provando un evidente stato di eccitazione, cercò di contenersi. Fu brava nel cambiare argomento. Nacho, da parte sua, capì benissimo come avesse fatto più di qualche pensiero su di lui.

Miablue99: Ora devo proprio andare. Mia madre è appena tornata…

Nacho_therocker: Va bene.

Miablue99: Scusa, ma sai come sono le mamme…

Nacho_therocker: Sì, certo. Ti posso risentire ?

Miablue99: Mmmmm… sì!


Entrambi chiusero la chat ottenendo quello che avevano desiderato. Nieves continuò a guardare le foto ricevute. Nacho, uomo sicuro e misterioso, invase la sua mente. La menzogna con la quale aveva deciso di chiudere la conversazione con lui era stato un ulteriore motivo di eccitazione.

Giocando con la falsa autorità che aveva espresso, Nieves cominciò a toccarsi. Non si fece molte domande. Sentiva che era la cosa giusta da fare. L’aiutava pensare che, probabilmente, Nacho stesse facendo la stessa cosa, chiedendosi quando mai l’avrebbe risentita.

L’indomani, a scuola, Nieves apparve stranamente felice a tutti. Aveva avuto in testa solo lui per tutta la notte, e il mattino il primo pensiero era stato quello di confidarsi con Berta.

«E che chat sarebbe?»

«Una nuova, Berta. Non la conoscono in molti», le disse toccandosi i capelli. «Per questo ho trovato una persona così interessante!»

«Guarda che è sempre un’immagine sul computer, Nieves. Non farti strane idee...»

«Sì, certo. Guarda però questa…»

Un bel fisico, ebbe a pensare Berta. Non c’era proprio niente che non andasse nell’aspetto di quel quarantenne che scriveva a una quindicenne.

«Lui crede che ne abbia diciotto. Che male c’è?» chiese Nieves.

«Stai attenta, Nieves. Anche l’altra volta ti sei incontrata con quel tipo… com’è che si chiamava?»

«Gonzalo. Un errore», rispose Nieves.

«Non farlo di nuovo.»

«E chi ha detto che lo devo incontrare, è stato bello conoscerlo. Tutto qui.»

La campana della scuola suonò. Le ragazze dovevano rientrare. Nieves salutò Berta, che le ricordò ancora come dovesse fare attenzione per l’entusiasmo che aveva manifestato.

Nieves accolse in parte l’ammonimento, ma poi, vedendo Berta allontanarsi, si chiese quando lei avesse mai vissuto un momento di felicità come il suo. Era sempre stata abbastanza sola, e davanti ai libri. Un qualche incontro al buio le avrebbe fatto solo bene.

C’era tempo per fare sosta al bagno. Nieves entrò mentre altre ragazze stavano uscendo. Tanto meglio, si disse. Al diavolo il rientro in classe. Lo specchio era tutto per lei. I riflessi blu dei suoi capelli lisci brillavano. A Nieves sembravano belli; in quel momento, davanti allo specchio del bagno della scuola, semplicemente perfetti per esprimere la sua personalità.

«Mia», disse a voce alta. Si sentì come il personaggio del suo film preferito. Sentiva di avere uno stile tutto suo, e questo le piaceva. Dopo anni di insicurezze, forse aveva trovato il modo di vedersi e piacersi allo stesso tempo. Nacho l’aveva sicuramente aiutata in questo. Seduta in bagno, con la porta chiusa, ripensò a lui.

Le classi si erano ormai riempite. Gli studenti avevano lasciato i corridoi. Nieves, seduta tranquillamente nel suo angolo silenzioso, aveva aperto l’applicazione del telefono.

Le dita tremavano leggermente all’idea di verificare il suo profilo. Non l’aveva volutamente aperto fino ad allora; metà mattinata era comunque trascorsa, e valeva la pena di aggiornarsi. Vide subito la notifica. Il cuore le si scaldò, provocandole il solito brivido per tutto il corpo.

Nacho aveva pensato a lei. Le aveva scritto prestissimo, prima di andare al lavoro. Rilesse le sue parole posate, di stima nei suoi confronti, per diversi minuti. Di tornare in classe non ne aveva assolutamente voglia.

Lo stesso si poteva dire per le tre ragazze che, improvvisamente, fecero il loro ingresso nel bagno, rompendo il silenzio quasi sacro nel quale Nieves si era gradevolmente immersa.

«La Garrido può mettersela dove so io la nota!» esclamò una di loro.

«Ben detto, Maite», le fece eco un’amica, «cosa pensa che ce ne freghi di uno scarabocchio sul registro? Dimmi, fumiamo le mie o le tue?»

«Ecco qua, Rocio!» disse la terza amica. «Rilassiamoci. In questo inferno non possiamo neanche fumare una sigaretta? Dopo tre anni che siamo qui?»

«Mi sa che ci rimarremo per molti altri, Lola», disse Maite, col sorriso sulle labbra.

Nieves, sempre chiusa nel bagno, aveva capito di chi si trattasse. Del resto, chi altri poteva farsi cacciare dopo pochi minuti dalla ripresa delle lezioni, pensò. Bastava non fare rumore. Avrebbero fumato le loro sigarette, parlato delle solite cose, e poi sarebbero uscite in giardino.

«Quel tipo è uno sfigato!» sentenziava, nel frattempo, Rocio. «Dovreste vedere il bel culetto che ha Sergio. Quello sì che vi farebbe cambiare idea!»

Nieves, nel frattempo, occupava il tempo rileggendo decine di volte il messaggio del suo Nacho. Forse rispondergli in quella situazione sarebbe stato esagerato. Non si sentiva tranquilla, con la presenza delle tre bulle a pochi metri da lei.

Lo schermo sembrava chiederle di mettere le mani su di lui. Una risposta breve, efficace, per far capire come pensasse a lui anche durante le ore di scuola. In fondo, pensò, lo aveva fatto aspettare abbastanza.

China sullo schermo, cercava le parole giuste. Una frase breve, per far vedere come stava prendendo la cosa alla leggera. Esitò per alcuni istanti. Quando finalmente fu sul punto di scrivere, sentì la risata stridula di una delle tre.

«Che cosa è stato?» disse una.

«L’ho sentito anch’io. C’è qualcuno nel bagno», disse allora Maite.

Nieves, senza rendersene conto, aveva fatto cadere il telefono. Rimase immobile, rendendosi conto di essersi innervosita più del dovuto. Udì il rumore di alcuni passi venire verso la sua porta. In tutta fretta si tirò su i pantaloni, e cercò di sistemarsi i capelli.

«Chi c’è mai qui dentro? » chiese, lasciandosi tradire da un minimo di esitazione, Maite.

«Ho finito, ora esco», rispose subito Nieves.

Uscì sapendo bene a cosa sarebbe andata incontro. Se avesse accelerato il passo da subito, avrebbe commesso un errore. Meglio dimostrare un minimo di sicurezza. In quel caso, avrebbero solo fatto qualche battuta, ma poi sarebbe uscita in corridoio senza problemi.

«Guarda un po’ chi abbiamo qui!» disse Rocio, appoggiata al lavandino.

«La piccola ninfo!» disse Maite, ridendo . «Che fai, ninfo? Ti tocchi nel bagno? Lo sai che non si fanno quelle brutte cose a scuola!»

Risero tutte e tre. Nieves le guardò solo per un istante, accennando un sorriso forzato.

«Scusa se ti abbiamo interrotto!» disse allora Rocio. «Spero che tu te la sia almeno trovata lì dentro, al buio!» esclamò subito dopo.

«Qui non siamo al campo scuola, piccola. Qui gira tanta gentaglia!» disse Maite.

«Volete dirmi che è lei?» chiese, subito dopo, Lola. «Quella del campo scuola? Quella che è rimasta chiusa quaranta minuti in bagno, col getto della doccia che scorreva, e poi è uscita senza neanche i capelli bagnati, e tutta sudata?»

«Ma sì che è lei!» esclamò Maite. «Te l’avevo già detto!»

«Scusa. Sai com’è», disse Lola, «non faccio caso a queste sfigate coi capelli di merda!»

«Quello è il blu sfigato!» disse Rocio. «Cosa ti sei messa in testa, eh?»

Iniziò una serie di prese in giro che Nieves dovette accettare in silenzio. Cercò di mantenere la calma, sperando che quel momento passasse in fretta. Fu un rumore al di fuori della porta a salvarla. Jordi, il bidello paffuto del corridoio, aveva sentito gli schiamazzi. Nieves ne approfittò, mentre le tre ragazze si affrettarono a spegnere le sigarette.

«Che c’è, Jordi, non ci si può neanche prendere una pausa?» Fu tutto quello che Nieves sentì mentre se ne stava andando. Il bidello la fece passare senza dirle nulla, per poi rimproverare le ragazze, data la puzza di fumo che si sentiva da fuori.

In classe la professoressa le fece una ramanzina che si ricordò per tutto il giorno. Fu l’ennesimo giorno di frustrazione per la giovane Nieves. Il rock, dallo stereo di camera sua, la aiutò ancora. Non era nemmeno riuscita a rispondere a Nacho.

Lo fece dal suo pc. Si sfogò. Raccontò tutto l’accaduto. Prima o poi Nacho l’avrebbe letto, e le avrebbe suggerito le parole più giuste. All’improvviso, il suo ingresso online.


Nacho_therocker: Ci sei ?

Miablue99: Eccoti! Finalmente!

Nacho_therocker: Anch’io sono felice di sentirti.

Miablue99: Che giornata! Non puoi capire…

Nacho_therocker: Cos’è successo ?

Miablue99: Forse è meglio che te lo faccia leggere…

Nacho_therocker: Niente di grave, spero…

Miablue99: Questo è il messaggio che stavo preparando.


Detto questo, Nieves incollò nella conversazione il suo sfogo. Nacho lesse attentamente. Nieves,

toccandosi nervosamente i capelli, e il ciuffo blu che era stato oggetto di scherno poche ore prima, aspettava con ansia la risposta.


Nacho_therocker: Meriti molte attenzioni, sei una persona dolcissima.

Miablue99: Che cosa posso fare ?

Nacho_therocker: Io so cosa dirti. E sei talmente intelligente che lo capirai subito…

Miablue99: Non è la prima volta che mi succede…


Nacho preparò uno scritto di diverse righe. Con riferimenti al suo passato personale, alle sue esperienze viste e vissute, cercò dapprima di tranquillizzarla, per poi incoraggiarla nello sconfiggere la paura. Era questa la chiave di tutto, la paura. Nieves si concentrò su una frase, in particolare, di quel messaggio che fu lieta di leggere.


Quando capiamo veramente chi siamo, e sentiamo la bellezza in noi, allora in quel momento tutto il male cessa improvvisamente di esistere. Nulla di quello che accadrà, una volta compreso il miracolo della nostra esistenza, potrà più ferirci.


Non aveva mai sentito nulla del genere. Nemmeno nei rocker più esagitati che amava ascoltare. Le sembrarono le parole più dolci ed efficaci che avesse mai sentito. Nieves, o Mia, quando aveva realmente cominciato a comprendersi ed amarsi? Non seppe darsi una risposta. Forse aveva realmente trovato la persona giusta.

Ricominciò a sentire il solito brivido, che questa volta cominciò dall’inguine, per espandersi lentamente su tutto il corpo. La paura era sparita; nulla di quello che era successo nel bagno della scuola occupò la sua mente.

Si scambiarono altre foto, di nuovo. Nieves voleva sapere tutto di lui. Voleva vederlo, voleva toccarlo, sentire la sua voce. Muoveva le gambe, nell’attesa di ogni file in arrivo. Nacho le piaceva molto. La barba lo rendeva incredibilmente attraente.

Lo aveva conosciuto solo il giorno prima, e l’eccitazione nell’immaginarlo accanto a sé aumentava ad ogni secondo. Sentì di doverla esprimere. Chiedendo di essere capita, chiese il permesso di inviare una foto diversa dalle solite.


Miablue99: Non credere che l’abbia fatto con altri…

Nacho_therocker: Non mi permetterei mai. Rispetto la tua libertà. E ti credo. Sempre.

Miablue99: Spero solo di essere interessante…

Nacho_therocker: Se non lo fossi, non sarei qui con te ora…

Miablue99: Arriva. Solo per te…


Il brivido e il calore si erano impadroniti di lei. Il cuore le batteva forte. Si vedeva sullo schermo, e si piaceva. Per la prima volta si piaceva veramente. Il corpo nudo, che nascondeva appena la sua intimità, aveva il bello che il suo Nacho le aveva suggerito di tirar fuori senza paura.

Fu contentissimo, e Nieves ancor di più nel sentirsi così viva. Rivedeva la sua gamba, lo smalto blu sulle unghie del piede, il seno appena nascosto dalla mano, e l’addome ben disteso che lasciava intendere quanta bellezza ci fosse lì dove non si poteva vedere.


Nacho_therocker: Sei meravigliosa. Un angelo. Il mio angelo blu…

Miablue99: Mi vedo bella. Grazie a te…

Nacho_therocker: No! Il merito è solo tuo. Tanta bellezza nascosta troppo a lungo…


Se lo immaginò, davanti a quella foto. Lo fece anche dopo aver chiuso la conversazione, con il cuore a rimbalzarle sul petto. La sera, cercò di godersi quello stato di piacevole agitazione guardandosi un film. Poco prima di andare a dormire, riguardò le sue foto dal telefono. Lo aveva sicuramente colpito. Lei, una ragazzina di quindici anni, aveva acceso il desiderio di un uomo maturo, sicuro di sé, intelligente, eppure capace di sciogliersi di fronte al suo corpo.

Mise la mano destra sotto il lenzuolo, e cominciò lentamente. Di sicuro, pensava Nieves, Nacho aveva già fatto o stava facendo la stessa cosa sul suo letto. Chiuse gli occhi e si immerse in un piacere che sentiva dentro da troppo tempo. Un angelo blu prese il volo per diversi minuti. Poco dopo mezzanotte, prese sonno col più sereno dei sorrisi.

L’indomani aspettò Berta poco prima dell’inizio delle lezioni. Le raccontò ogni dettaglio, tenendo aperta l’applicazione sul telefono. L’amica le fece notare in più occasioni come, a suo parere, stesse esagerando. Ma proseguire lentamente un gioco nuovo ed eccitante era ciò di cui Nieves aveva bisogno.

Nacho non si fece sentire per tutto il giorno. Lo aspettò, sbirciando il suo stato in continuazione, ma non entrò mai effettivamente in chat. Nieves visse un giorno molto più lungo degli altri. Le ore trascorsero lentamente, e anche a casa non riuscì a pensare ad altro.

Alla sera sua madre notò il suo silenzio, ma preferì l’indifferenza. Canzoni e televisione la tranquillizzarono. Un giorno di pausa, forse, faceva bene ad entrambi.

Il mattino dopo prese il telefono in mano ancora prima di aprire bene gli occhi. Sentì il cuore palpitarle, a metà tra l’eccitazione di un nuovo eventuale messaggio, e il dispiacere di non trovare nulla. Nacho non si era fatto vivo.

Cercò di gestire la delusione che le stringeva lo stomaco. Si vestì in modo più appariscente, cercò di aggiustare il taglio di capelli. Lo spiacevole episodio con le bulle non le aveva fatto perdere la poca autostima che Nacho le aveva regalato. Ma lui dov’era?

«Non capisco proprio cosa ti aspetti… è solo una persona che scrive da un computer!» disse Berta.

«Non è vero!» ribatté Nieves. «Tu lo sai, hai letto quello che mi ha scritto. Non è come gli altri. Ho una strana sensazione. Non voglio perderlo.»

«Nieves», cercò di dire Berta in tutta calma, «te l’ho già spiegato, e te lo dico da amica: non farti strane idee in testa! Il mondo è pieno di uomini così, un giorno ci sono e ti fanno credere chissà che, il giorno dopo si fanno desiderare. Ricordati che potrebbe essere tuo padre.»

«E con questo?» disse Nieves. «Io non ce l’ho mai avuto un padre!»

«Avanti Nieves, non volevo dire questo. Cerca solo di capire che…»

Per Nieves la conversazione terminò. Si allontanò, percorrendo il corridoio in senso opposto. Incrociò anche Maite, lungo il percorso, che la squadrò da capo a piedi.

«Corri, ninfo, corri!» le disse, nel vederla di fretta.

Tenne il telefono in mano per quasi tutto il giorno. Scorrendo le foto, sempre le stesse, Nieves cercava una spiegazione plausibile. A volte interrompeva il corso dei pensieri nel modo più naturale che conosceva. D’altronde, quel corpo le appariva sempre più bello ogni volta che lo rivedeva. Si soffermava sui dettagli, e la fantasia correva.

Decise di lasciargli due messaggi. Sapeva che, così facendo, Nacho avrebbe notato il suo malumore. Manifestava la sua debolezza, ma continuare a soffrire era peggio. Andò a dormire convinta che una possibilità di sentirlo ancora ci fosse realmente.

Si svegliò un paio di volte, in piena notte, con lo stomaco ormai attorcigliato. Nacho non aveva lasciato ancora messaggi. Era notte fonda, pensò Nieves, quindi tornò a dormire. Una parte di lei, prima che chiudesse gli occhi, desiderava non svegliarsi per affrontare un altro dolore.

Alle prime luci dell’alba, i suoi occhi si aprirono di nuovo. Nessuna risposta. Andò in bagno. Stette una buona mezz’ora chiusa a pensare. Sua madre, nella stanza a fianco, la sentì ma non si alzò mai. Cercò di chiudere gli occhi per approfittare dell’ultima ora di sonno.

Alle sette di mattina, poco dopo che sua madre l’avesse salutata per andare al lavoro, Nieves vide lo schermo del suo telefono illuminarsi. Ebbe un sussulto, ma in un istante il suo cuore si liberò di un peso, rilassandosi, e il suo addome si distese nel leggere chi le aveva appena scritto.


Nacho_therocker: Ehi, ciao!!! Nessun problema! Scusami, ho avuto due giorni da incubo!


L’apologia cominciava così. Il lavoro, lo stress, le incomprensioni in famiglia fecero il resto. Il messaggio apparve chiaro e sincero agli occhi di Nieves. Non poteva poi capire molto di quel mondo adulto a cui Nacho apparteneva. Lo lesse tre volte di seguito. Nacho si sentiva in colpa, ma ancor di più Nieves, che si sentì una ragazzina ingenua come tante altre volte in passato.

Tornò a parlare con Berta. Ignorò completamente Maite, Rocio e Lola che la videro di sfuggita davanti alla porta della sua classe, con un cellulare in mano dal quale, a detta loro, stava guardando chissà quale foto pornografica per il suo passatempo preferito.

Si diede appuntamento con lui per una conversazione serale. Promisero di vedersi in cam. Nieves lo aveva già fatto altre volte, dal mento in giù, per una questione di privacy. Si era anche spinta a ben altro, ma questa volta avrebbe evitato, poiché Nacho non era il bel fisico di un ragazzo qualsiasi che si poteva trovare ogni giorno per combattere la noia.

«Puoi sentirmi?»

«Sì!» disse Nieves, emozionatissima. «Ti sento bene.»

«Hai una voce meravigliosa. Lo immaginavo.»

«Grazie!» fu tutto ciò che Nieves riuscì a dire. Si sentiva fuori controllo, e ne era felicissima.

Le due webcam accese li misero uno di fronte all’altra per la prima volta. Fu un piacere guardarsi a vicenda. Nacho, con una barba ben curata e il solito sguardo sicuro, faceva tremare le gambe a Nieves che, dopo ogni frase, spalancava per un attimo gli occhi, toccandosi i capelli.

«Sei così bella!»

«Grazie! Non mi merito tutti questi complimenti…»

Ma li desiderava. Nella penombra della stanza, Nacho le parlava con la sua voce sensuale.

«Le hai incontrate ancora quelle tipe?»

«Non ci faccio più caso. Ho avuto altro per la testa…»

«Mi spiace di non essermi fatto sentire. Davvero.»

«Non ti preoccupare. Se hai avuto da fare la colpa non è tua.»

«Posso sempre rimediare…»

«E come?»

Con un sorriso che lasciava già intendere d’aver capito, Nieves si rallegrò improvvisamente. Nacho si stava comportando proprio come voleva lei. Le chiese di incontrarsi. Questa volta, Nieves non poteva nascondersi. Cercò in tutti i modi di non lasciar trasparire nulla. Sentiva il cuore scaldarle il petto.

«Solo se ti senti pronta. Sai», le diceva lui, abbassando lo sguardo, «non vorrei metterti fretta…»

«Scherzi?» disse allora lei. «In realtà non aspettavo altro…»

Si stava sciogliendo, a poco a poco. Non c’era nulla di male nel lasciarsi andare. In fondo, si diceva Nieves, ormai si erano conosciuti. Era giunto il momento di farsi vedere, e mostrare orgogliosa ogni aspetto del suo carattere.

Si misero d’accordo per vedersi un pomeriggio, appena dopo pranzo. Scelsero un luogo discreto per entrambi. La Coruña offriva diversi spazi dove potersi conoscere per la prima volta, lontano dal caos del centro. Si sarebbero incontrati in un luogo tranquillo, per poi passeggiare.

Nieves ci passò davanti anche il giorno prima. Pensò per diversi minuti come sarebbe stato vedere Nacho per la prima volta. In lontananza dei ragazzini giocavano a pallone. Le fecero venire in mente la sua infanzia, e volse per questo lo sguardo dall’altra parte. Era tempo di lasciarsi tutto alle spalle: suo padre, sua madre che a mala pena le parlava, ogni cosa.

Trascorse ore di fronte all’armadio per decidere cosa indossare. Lo stereo al massimo volume finì col rallentare la sua decisione, ma all’interno della camera il tempo parve fermarsi. Scambiò diversi messaggi in chat con Nacho. Il tempo stava per scadere. La notte Nieves si girò sul letto in continuazione, sognando ciò che a breve sarebbe stato reale.

«Guarda che ti chiamo, se non vedo niente!» disse Berta.

«Ti ho già detto che ti scrivo!» rispose Nieves. «Ti tengo aggiornata, e magari ti mando anche una foto. Non lo so, vediamo lui che dice…»

«Almeno vi trovate in pieno giorno…»

«Smettila di preoccuparti, è solo buona compagnia. Ne ho tanto bisogno, Berta.»

«Lo so», disse lei, abbracciandola, «solo fai attenzione, me lo prometti?»

«Certo!» rispose Nieves, ricambiando l’abbraccio.

L’appuntamento era fissato alle tre del pomeriggio. C’era lo stesso sole del giorno prima, un clima stranamente estivo che si era ormai impadronito di tutta la Galizia. Nieves lo interpretò come un segno. Salì sul bus delle tre, calcolando il quarto d’ora di ritardo che si era prefissata.

Alla fermata, il cuore le cominciò a battere più velocemente. Avvertì un momento di esitazione, ma poi la calca della gente la spinse a camminare verso la fine della strada. Percorse un tratto di lungo mare, arrivando al punto dal quale avrebbe avuto la giusta prospettiva. Vide un uomo appoggiato sul parapetto, immobile ad osservare il mare. Nieves ebbe un secondo istante di esitazione, ma poi decise di lasciarsi andare.

Camminò velocemente, per arrivare dalla strada opposta; pensava a quale sarebbe stata la sua reazione. Ripensò alla scelta dei vestiti, all’eccitazione del giorno prima, e infine alle parole di Berta. Decise di accantonare il tutto per esibire il migliore dei sorrisi. Nacho si voltò nella sua direzione, e la vide venire verso di lui.

«Ciao!» le disse.

«Ciao!» rispose timidamente lei. «Scusa il ritardo. Ho fatto tutto di corsa.»

«Non ti preoccupare», rispose Nacho.

Da vicino non aveva lo stesso aspetto giovanile che aveva visto nel chiaroscuro della webcam, ma era sicuramente attraente. Il viso era più rotondo, i capelli più chiari.

Camminarono per il belvedere. Nieves fu di poche parole. Nacho le piaceva. Ripensava in continuazione alle loro conversazioni. Teneva lo sguardo basso.

«Ti va se ci addentriamo per di qua?»

«Sì, non c’è problema», rispose Nieves.

Imboccarono una via secondaria che nemmeno Nieves conosceva. Nacho, che le aveva detto di aver lavorato per anni a La Coruña, sembrava conoscere la città meglio di lei. Appariva sicuro di sé ma, nella sua camminata veloce, Nieves avvertì un certo nervosismo.

Si chiese come fosse, dal punto di vista di un uomo della sua età, passeggiare in compagnia di una ragazzina. Lei si sentiva a suo agio, ma cominciava a pensare che lui non lo fosse.

Svoltarono su una via poco frequentata. Nieves ebbe un sussulto. Per un attimo prese in mano il cellulare, ma vide lo sguardo di Nacho su di lei.

«Aspetti una telefonata?» le chiese.

«Oh, no», rispose lei. «Controllavo, sai com’è…»

«Hai detto a qualche amica del nostro incontro, non è così?»

«No, cioè, sì…» disse, esitando, Nieves. «La mia amica Berta, quella della scuola…»

«Già, me ne avevi parlato.»

Mise il telefono in tasca. Stavano camminando sempre più lentamente. Sembrava quasi che Nacho dovesse dirle qualcosa, ma non ne avesse il coraggio. Forse si era accorto della sua vera età, e per questo si sentiva a disagio. Ma non si trattava di questo, e Nieves lo capì poco dopo.

«Vuoi dire laggiù?» gli chiese, indicando il punto da lui suggerito.

«Sì, è un mio vecchio amico, staremo bene.»

«Ma è il bar di un albergo, o qualcosa di simile…»

«Lo gestisce lui.. è tutto a posto, Nieves. Non ti fidi di me?»

Il vecchio edificio, dall’altra parte della strada, non era per niente rassicurante. Perché mai una persona intelligente come Nacho premeva per andare in un posto del genere, si chiese. Per come lo aveva conosciuto, a lui piaceva stare all’aria aperta, e magari parlare di musica, visto che ancora non erano entrati in argomento.

Ebbe il gesto istintivo di prendere il telefono, ma frenò la mano all’interno della tasca. Nacho capì le sue intenzioni, e il conseguente sorriso di Nieves servì solo a confermare il sospetto.

«Non devi essere agitata. Non lo sei mai stata con me.»

«Scusami, pensavo volessi camminare ancora un po’…»

Si guardò attorno. I passanti sembravano non curarsi di loro. In un paio di occasioni ebbe la tentazione di fermarli, ma poi, si chiese, come avrebbero potuto aiutarla?

Le prese la mano. Le disse che andava tutto bene. Nieves si sentiva incapace di agire. Dentro di lei, dubbi e timori. Lo seguì, continuando a camminare lentamente, mano nella mano. Le sembrò tutto così strano. Lui non si voltava nemmeno, si limitava a parlarle. Nel frattempo, avevano attraversato la strada, e la meta era vicina.

Poche macchine transitavano lungo la via. Nacho si tirò su il colletto della giacca. Nieves, impietrita, lo seguiva senza sapere il perché. Ad un tratto lui si voltò, e le sorrise.

«Non ti devi preoccupare», disse per l’ennesima volta, «non credo ci sia posto migliore dove potremmo essere. Io e te, lontani da tutto. Non è questo quello che volevamo?»

Fu in quel momento che un rumore attirò l’attenzione di Nacho. Lasciò la mano di Nieves rapidamente. Un uomo veniva nella loro direzione.

«Amico, hai da accendere?»

«Io… Sì, sì certo…» rispose Nacho.

L’uomo, in un primo momento, sorrise alla piccola. Poi, vedendo da vicino Nacho, ebbe qualche sospetto. Nacho se ne accorse.

«Ti ringrazio», disse, dopo essersi acceso la sigaretta.

Si voltò, e tornò nella stessa direzione dalla quale era venuto. Entrò nell’albergo, lo stesso dove sarebbero andati loro di lì a poco.

«Credo… Credo che forse tu abbia ragione, Nieves. Forse ho sbagliato a portarti qui», disse.

In evidente stato di imbarazzo, prese ancora la mano di Nieves e cominciò a camminare nella direzione opposta. Sentirono entrambi le porte aprirsi alle loro spalle, le stesse dalle quali si stavano improvvisamente allontanando.

«Dio mio.. è proprio lui!» disse una voce femminile.

«L’ho riconosciuto solo da vicino.»

Nacho sentì tutto, proprio come Nieves, ed accelerò il passo. Sudava, e le mani gli tremavano. Nieves sentiva le due persone dietro di loro seguirli. Per la prima volta, dal momento dell’incontro, decise di seguire il suo istinto. Si fermò, lasciando la mano di Nacho. Lui si voltò per un attimo verso di lei, ma poi guardò oltre. Nieves lesse nei suoi occhi la paura. Aveva riconosciuto qualcuno, e ne era intimorito.

«Fermati!» gli urlò la donna. Nacho cominciò a correre, sotto lo sguardo impietrito di Nieves che non sapeva cosa stesse succedendo.

«Devi fermarti, maledetto!» urlò ancora la donna. «Vallo a prendere, Diego! Corri!»

L’uomo di poco prima, dopo aver gettato la sigaretta, corse verso Nacho che, nel frattempo aveva appena attraversato la strada. Nieves osservava la scena. La donna continuava ad urlare ogni tipo di insulto.

«Non ti bastava tua figlia, eh? Mi senti ? Non ti bastava la nostra piccola?»

Nieves spalancò gli occhi. Due uomini stavano correndo a una trentina di metri da lei. Lei volle scappare, ma poi rimanere. Si sentiva frustrata, e terribilmente in colpa per qualcosa che non capiva.

La donna, che le si fermò accanto, parlava di un matrimonio, di una separazione, di abusi su una ragazzina di undici anni che in quel momento Nieves si immaginò vicino a lei.

Urlava alla strada la sua ira. Lei che aveva appena finito di pagare il conto in uno squallido motel di periferia, dove gli amanti si trovavano in segreto. Anche Nieves sarebbe entrata lì dentro, non fosse stato per quella sigaretta accesa.

La donna le accarezzò il ciuffo blu. Cercò di metterla a suo agio. Le chiese il nome, l’età, e le promise che l’avrebbe riaccompagnata a casa. Il suo compagno, in fondo alla strada, stava tornando verso di loro. Nacho era scomparso oltre il semaforo.