La storia delle porte Onnigrafo Magazine

La storia delle porte

C'era una volta a botte che ne cercava un'altra per diventare a crociera.

No, era uno scherzetto per i miei amici architetti.

Però questa storia ha molto a che vedere con le costruzioni arzigogolate. Provo a ricominciare.

C'era una volta una piccola casa grande; ora voi penserete ad un altro noioso calambour, ma non è affatto così.

Vedete, questa casa da fuori è piccola, modesta e molto simile a tante altre: un tetto spiovente (come tutti i tetti), tre finestre per ogni lato, come quelle che scarabocchiano i bambini nei disegnini sbilenchi, un comignolo, nel caso arrivasse Babbo Natale.

Una porta si apre su un piccolo ingresso poco illuminato. Come a dire che forse non sei il benvenuto se neanche la luce di fuori ci vuole entrare, né quella di dentro ti accoglie. E quasi ti vien voglia di congedarti frettoloso dopo questa triste accoglienza.

Eppure, dopo i primi tre passi - dati con la stessa pesantezza del colore che riempie le rigide e grigie righe del parato - l'accenno di una scala cattura la curiosità e ti spinge a proseguire: soltanto tre scalini si scorgono spuntare dietro il muro: i primi sono grevi e austeri, ma è il terzo gradino che ti inchioda con i suoi riflessi cangianti. Ormai un ospite attento avrà già capito che in realtà è fatto di specchio lucente e uno più intelligente ne avrà intuito anche l'utilità. Voi no? Ve lo dico io: intrappola l'immagine che hai di te prima della salita, per poi rispecchiarla tutta nuova e consapevole quando ci sarà la discesa, così che quest'ultima sembri più leggera. Insomma non era difficile.

Ma dove porta questa scala? Dritta a un corridoio sul quale si affacciano un numero considerevole di porte che conducono ad un altrettanto numero sconsiderato di stanze o distanze, questo dipende dalla capacità dell'ospite.

Le prime stanze sono emozionali, sono quelle più facili da oltrepassare; non hanno una chiave eppure, se cerchi di aprire la loro porta al contrario, è molto probabile che tu resti confuso. Sono larghe e ognuno può usarle come vuole o, nel peggiore dei casi,non usarle affatto.

Seguono poi stanze piene di scatoloni: sono quelle dove si traslocano le cose scomode che non si vogliono tenere nelle stanze emozionali. Tutto è chiuso con un scotch da imballaggio marrone, in genere sono ammuffite e impolverate, qualcuno le chiama le stanze dei segreti. E non ci si pensa più. Queste hanno una chiave che a turno tengono tutti, molta gente vi entra ed esce. Ecco perché ,invece, mia nonna le chiama le stanze dei segreti di Pulcinella.

Più avanti poi se ne trova una grande, centrale, è enorme, molti hanno scritto e cantato di lei, qualcuno ci ha messo divani pieni di posti, altri ci mettono cerotti, altri ancora la riempiono di cancelli al di là dei quali si salta di continuo. Molte persone ci tengono cose rare qui dentro e se qualcuno ci entra con violenza può farla sanguinare. Esiste una chiave e una sola; persa quella non ci si può più accedere, questo è il motivo per cui alcuni per sicurezza la tengono sempre chiusa; altri la lasciano imperterriti spalancata, col rischio che arrivino dei ladri.

La stanza successiva è molto più grande. Questa stanza si trova nel luogo più buio della casa, è piena di spifferi attraverso i quali il vento mugola lamenti. A tutti fa paura, e nessuno riesce a tenerla vuota eppure lo sembra costantemente: intendo vuota e con una voragine al centro che vomita e ingoia. Questa stanza ha una chiave, ma si chiude solo da dentro. Guai, guai a restarci intrappolati e scordare la chiave fuori: nessuno riuscirà più ad aprirti.

Sull'altro lato del corridoio si trovano poi una manciata di stanze con delle targhette, ognuno può scriverci sopra quello che vuole, sono le stanze delle competenze e ti dicono quello che sei diventato e che puoi diventare. Di queste stanze devi cercare la chiave e aprirne quante più riesci, all'interno trovi le possibilità e quando le apri sono un vero spasso.

Alla fine del corridoio, proprio ben visibile, c'è l'ultima stanza. Questa stanza non viene aperta da tutti e non perché non ne siano capaci, semplicemente alcune persone vi lasciano davanti così tanti imbrogli e inutili ammennicoli che alla fine non riescono neanche a vederla.

Chi l'ha aperta però dice che dentro tutto è ricoperto di specchi, dal pavimento al soffitto. Se entri in quella stanza puoi vedere il "tu" da qualsiasi angolatura, si racconta che chiunque esca da lì non tornerà come prima e non si sentirà mai più solo.

Questa storia non era solo mia e anche se un po' lunga dovevo raccontarla, perché certe cose vanno raccontate per chi ha orecchie e chi finge di non averle.