Calendario dell'avvento 2021 Onnigrafo Magazine

Calendario dell'avvento 2021

1 DICEMBRE

PRIMO

Primo era il primo, sempre! Il primo nelle gare di nuoto, il primo della classe, il primo a fare tombola, il primo della fila in cassa al supermercato eccetera… Primo era sì il primo, ma era anche l'uno, inteso come numero solitario; infatti era sempre da solo. La sua voglia di essere davanti a tutto e tutti non gli permetteva di fermarsi a parlare o aspettare gli altri; non gli si poteva rivolgere parola che lui già era schizzato via come un fulmine, tanto che, conoscendolo, nessuno più lo avvicinava. 

Come tutti gli anni, nella piazza del paese si svolgeva la gara più importante di tutte: la maratona di Natale. Ogni partecipante era pronto sulla linea di partenza; guardavano tutti Primo, convinti che tanto sarebbe stato lui una volta di più il vincitore; la speranza degli altri maratoneti erano il secondo o il terzo posto. 

Pronti, partenza, via! Primo era partito seminando tutti quanti. E mentre correva sorridendo, con il vento in faccia, pregustandosi la vittoria, qualcuno alle sue spalle cadeva, urlava, chiedeva aiuto. “Non mi fermerò proprio io, che sono il primo! Qualcun altro lo aiuterà. Arriverò primo e gli altri mi ammireranno”. E mentre correva sorridendo, con il vento in faccia, pregustandosi la vittoria, sentiva alcuni dei suoi rivali ridere insieme. “Non mi importa se loro si divertono! Arriverò primo e sarò io, solo io, a ridere". E mentre correva sorridendo, con il vento in faccia, pregustandosi la vittoria, sentiva alcuni dei suoi rivali cantare insieme. “Non mi importa se loro cantano insieme! Arriverò primo; ne sono così convinto che correrò già da ora fischiando l'inno della vittoria" e così fece. Ad un certo punto, Primo gridò forte. E cadde. La radice dell’albero, non l'aveva vista, era inciampato… gli altri maratoneti corsero ad aiutarlo e, tutti insieme, sorreggendolo, si avviarono lentamente verso il traguardo. E risero tutti quanti insieme, di una risata plurale che riempiva il cuore di Primo. E cantarono una canzone popolare tutti in coro, una melodia plurale che riempiva il cuore di Primo. Quando il gruppo tagliò il traguardo, gli abitanti tutti rimasero sbalorditi nel vedere che non solo non fu Primo a vincere, ma che fossero tutti quanti insieme i primi. Nessuno però aprì bocca, per non rovinare quella scena così emozionante. Abbracci e festeggiamenti furono d’obbligo. Quando ormai si fece buio, tutti tornarono alle loro abitazioni; anche Primo, e non fu il primo ad andarsene, questa volta, ma volle gustarsi quel bel momento fino alla fine. Si incamminò poi verso casa e questa volta senza zoppicare: fingere non serviva più grazie alla complicità del buio… con una finta radice aveva sradicato le radici della sua vanità.

“Ma allora Primo non volle più essere primo?” vi starete domandando… certamente che volle ancora essere primo; solo non tutte le volte; solo non più da solo.





2 DICEMBRE

LACRIMOSA


In paese la chiamavano tutti così: Lacrimosa; era sempre lì a lamentarsi, frignare e litigare tra sé e sé. Era una donna sui sessant’anni, robusta e di bell’aspetto. Molti credevano fosse pazza, visti i discorsi che faceva.

Un giorno, però, venne un giovane scrittore e la intervistò per giorni, ore e ore. Dei suoi strani pensieri fece un libro di successo, che tratta con spirto e filosofia del nesso. Forse lo avete letto, o forse ancora no; ve ne lascio un pezzetto, che vi tormenti un po' :

“ ‘Due’ viene da ‘duello’, che ci sta sempre tra questo e quello. Il braccio destro ha una cosa da fare, quello sinistro lo vuole stoppare; un piede a dritta vuole andare, il suo compagno a manca ha intenzione di stare. Un occhio guarda dietro, verso lo passato; quell'altro mira il quando che non c’è ancora stato. La mia bocca spesso parla a tradimento: dice il contrario ahimè di ciò che penso. Il duale fa male, se nel mezzo del vero non si sa stare, a causa di fossile memoria arroccata alla torre di controllo; mi è impossibile ora il decollo!

Maometto e la montagna si trovino altrove! un passo per uno senza i problemi del dove. Occidente e Oriente… è una guerra sempiterna, alla ricerca di una pace fraterna, su di un divano che qualcuno ha nomato*, e quivi piango il mio duello contro questo doppio fato. Tira la moneta: materia o spirito? Accomodati amico, e piangi con me, poiché il dolor non va sopito“.

(*”Divano occidentale-orientale” di Goethe)


3 DICEMBRE

C'ERA UN CASTELLO CON TRE CANI


In un castello un po' in rovina, c'era un signorotto con tre cani: Ieri, Oggi e Domani.

Oggi era pieno di acciacchi e di guai, perché il suo padrone non lo guardava mai;  era preso a corre dietro a Domani, il più inafferrabile tra tutti quanti i cani! E quando si fermava a riprender fiato, sbraitava contro Ieri, cresciuto ineducato.



4 DICEMBRE

IL SIGNOR QUATTROCCHI 


Questa è la storia del Signor Savio De Superficis, altrimenti detto Quattrocchi, e non per gli occhiali, che pur portava, ma per sua natura; era infatti sempre attento a guardare il pelo nell'uovo di ciò che aveva attorno, o meglio, di ciò che riteneva più importante tra ciò che aveva attorno. Così non gli sfuggiva nulla, o quasi… Intanto Laura leggeva il suo romanzo rosa tra fazzoletti e lacrime. Il Signor Quattrocchi arrivava a sera stanco morto e diceva che il tempo non era mai abbastanza; passava tutto il giorno a cercare e studiare e giudicare e poi ancora a cercare, studiare e giudicare…tutto ciò per sentirsi un uomo migliore e per rendere più perfetta la sua vita; intanto Laura leggeva il suo romanzo rosa tra fazzoletti e lacrime. E più Savio il Quattrocchi non trovava metodi e risposte, più si accaniva a cercare, studiare e giudicare. Intanto Laura, finito il suo romanzo rosa, con la valigia in mano chiudeva per l'ultima volta l'uscio di casa.



5 DICEMBRE

LE CINQUE VERITÀ


Stefano, nove anni, minuto, sensibile.

Nonno Ilario, gentile, profondo, amante della lettura.

Un libro.


“Nonno, che storia meravigliosa! Forse la più bella che tu mi abbia letto nell'ultimo anno. Ma come faceva Ercole ad essere così forte e coraggioso? Vorrei poter diventare come lui”

“Oh, non è stato per niente facile sai? Si dice che abbia dovuto superare delle fatiche ancora peggiori di quelle famose dodici prima di essere pronto a quell'avventura”

“Davvero? E quali? E perché? E quando?”

“Calma, calma… dunque: da quello che si sa, Ercole era proprio un bambino come te quando tutto è iniziato…”

”Tutto cosa?”

“Il sogno e la ricerca delle cinque verità. Sei sicuro di volerla conoscere questa storia? Ti vedo troppo impaziente. E poi devi sapere che chi viene a conoscere certe cose cambia”

“Dai sbrigati nonno, non fare il misterioso come il tuo solito. Dimmi!”

“Era ormai da giorni che il piccolo Ercole, o Eracle, non riusciva a dormire bene; faceva ogni notte lo stesso sogno, che poi era un sogno che non sembrava neanche un sogno. Vado avanti? Sicuro?”

“Vai al dunque! Sono più che sicuro"

“Dicevo che ogni notte, Ercole, da letto su cui era steso vedeva una luce apparire sopra la scrivania. Allora si alzava e andava verso quel bagliore, ma non appena si avvicinava questa sfera misteriosa lo colpiva, come fosse una scossa, e lo faceva balzare fino a tornare sul letto. Quindi una voce iniziava a parlare con lui. Stai bene? Mi sembri spaventato”

“No nonno, vai avanti ti prego!”

“Quella voce tonante che proveniva dalla sfera, diceva ad Ercole che doveva prepararsi a non prendere più la scossa della verità, ma ad usare quell'energia; se ci fosse riuscito, avrebbe superato le dodici fatiche  ovvero avrebbe imparato a governare le dodici energie divine nascoste in ogni uomo: la risolutezza, l’intelligenza, l’equilibrio, la conoscenza, la forza, la volontà, l'amore, l’intuizione, l'impersonalità, l’aspirazione, il servizio, l’illuminazione”

“E come poteva imparare a usare l’energia della scossa delle verità?”

“Allenandosi. Ma per allenarsi qual è la prima cosa che bisogna fare?”

“I muscoli?”

“No Ste; la prima cosa è la conoscenza! bisogna conoscere ciò che va affrontato”

“Il nemico?”

“Non ci sono nemici; solo ciò che ancora amico non è"

“E chi gli ha fatto conoscere ciò che doveva Affrontare?”

“La voce! Sicuro che vuoi che vada avanti? Poi diverrai ricercatore anche tu e vorrai essere amico di ciò che ora è nemico”

“Non so cosa farò e non puoi essere tu a dirmelo se nemmeno io lo so. Quindi vai avanti"

“La voce spiegò a Eracle che per poter utilizzare la scossa avrebbe dovuto conoscere e diventare amico delle cinque verità”

“Dimmele!!!"

“Ricordatele perché io non sono come quella sfera luminosa e non te le ripeterò ogni giorno, tantomeno di notte: 

Cercati dentro e sii sempre 

Conosci e guida i tuoi pensieri 

Di' quello che pensi

Fai quello che dici 

Amati negli altri”

“Difficili! Come posso conoscerle e diventare loro amico?”

“Allenandoti a farlo. Comunque avevo ragione: vedi che sei già un ricercatore della verità?”

“Sento che questa non è una semplice storia, nonno. Dove l'hai letta?”

“Da nessuna parte"

“Allora chi te l'ha raccontata?”

“Nessuno”

“E come la sai?”

“Semplicemente la so. Ti dirò un segreto, un altro, l'ultimo, che è anche un indizio, il punto di partenza per la tua ricerca:  quella sfera luminosa che di notte tormentava Eracle, è dentro di te, come è dentro di me. Com’è tardi, nonna mi aspetta! A domani Ste. Con una nuova storia. Di questa non parleremo più! Anche se in realtà ne parleremo sempre".


6 DICEMBRE


Tu sei un essere speciale che ha una missione da compiere qui.

Tu sei un essere speciale che ha una missione da compiere.

Tu sei un essere speciale che ha una missione.

Tu sei un essere speciale che ha.

Tu sei un essere speciale.

Tu sei un essere.

Tu sei.


7 DICEMBRE

FAVOLA IN 7 SECONDI

Ero felice.

Qualcosa poi è cambiato

e sono diventato triste.

Allora ho deciso di essere felice.

Sono felice.


8 DICEMBRE

OTTOVOLANTE

Scorre

Il sangue nelle vene:

il treno sulla pista corre,

l'aria è gravemente tesa,

in testa ti martella il cuore,

sfugge il tempo alla tua presa.

Resa

al viaggio che decorre:

muore la vana resistenza;

una curva parabolica impazzita,

parabola dettata da esistenza,

dona il saliscendi alla tua vita.

Vivi

Il flusso senza fine:

proprio come l'aquila impettita

china il capo per volare in alto,

traccia a terra i solchi con fatica

e prepara lieve il tuo gran salto.

9 DICEMBRE

PROVA DEL NOVE

- Vuoi una prova della verità di ciò che dico? No, mi dispiace per te ma non ho bisogno di dartela

- Ma io ne ho bisogno

- Perché dovresti?

- E tu perché non dovresti?

- Mi sono già allenato da bambino con la prova del nove

- Ma che c’entra? Quella è matematica

- Sì, ma mi ha abituato a provare a me stesso di sapere cosa voler fare e di saperlo fare. Da allora ho provato me stesso, la mia disciplina; tu forse non hai provato la tua

- Non capisco cosa c'entro io con le tue cose

- Nemmeno io dovrei c'entrare con le tue

- Se vuoi c’entrare però con me, devi darmi una prova

- Facciamo così: tu prova prima a te stesso te stesso, poi torna a chiedermi ciò che vuoi. E non lo vorrai più, ne confido! Le giuste prove non sono quelle da dare agli altri, ma quelle da affrontare, ovvero da dare a se stessi. Se non superi la prova con te stesso il problema è, appunto, con te stesso e si ripresenterà; se la superi sei a posto con te stesso e quindi non devi provare niente a nessuno; chi domanda una prova a un altro non è a posto con se stesso. Prova!

- Mi stai chiedendo una prova?

- Non esattamente: ti sto chiedendo di affrontarne una. Provatelo!

10 DICEMBRE

LA CANZONE DEL DIECI

Un giorno il cinque, un po' invidioso, chiese al dieci: “perché tu hai due cifre? Lo trovo ingiusto. Forse perché vali il doppio?”

“No; è perché porto due conseguenze differenti e parallele in chi mi conta: uno per lo scatto in più nella resistenza, zero per tutti i problemi sottratti all'impulsività”

“Non ti capisco”

“Quando credi di essere giunto al limite delle tue forze, resisti, e contami; andrai più lontano. Inoltre, prima di compiere un'azione impulsiva che può nuocere e nuocerti, conta fino a me, così placherai la burrasca dei tuoi venti. Ora ti lascio, contami anche tu, così la tua invidia cesserà".

E dieci andò via canticchiando questa canzone, mentre cinque, alzando una ad una tutte le dita delle sue mani, si calmava e tornava a svolgere i suoi compiti.

🎵Resisti

fino a dieci ancora

e persisti;

respira

ed emetti CO2

di ira.

Uno e più ti elevi,

zero e via i problemi 🎵


11 DICEMBRE

LA PROFEZIA A CELESTINO


-Parlami, o Ecate, di ciò che nel mio cuore avverrà: amore sarà per me?

-Alcune albe ancora in solitudo resterai. Ma la notte dell undicesimo giorno qualcosa cambierà; dal singolo, qual sei tu ora, una coppia diverrà. Attento però: uno più uno sempre due non fa ; per nera misconoscenza gli addendi posson rimanere tali.

Così Celestino, dopo undici giorni conobbe il suo amore; un due subitamente non furono, ma grazie a Ecate e al suo avvertimento, Celestino cercò sempre nell'Essere il completamento.


12 DICEMBRE

LA BAMBINA TARTARUGA

C'era una volta una bambina molto sola, a causa di una conformazione fisica che la rendeva strana agli occhi della quasi totalità del resto del mondo; Solange aveva la gobba. Probabilmente era nata così, solo che inizialmente era quasi accennata, ora invece più cresceva più aumentava. Era il suo carapace, così diceva lei tra sé e sé quando ne parlava; ma mentre una tartaruga poteva usarlo come scudo e nascondersi dentro all’occorrenza, per lei era l’esatto contrario: era il suo punto debole che causava proprio l'attacco degli altri e non riusciva di certo a ripararsi al suo interno, anzi, spesso era sopraffatta dal suo peso e non c'erano rifugi né nulla che potesse renderle quel carico più leggero. Solange non sapeva che in realtà la sua gobba era un dono! Se solo lo avesse saputo ne sarebbe cambiata la forma, e tutti quanti l'avrebbero apprezzata, fuori come dentro. Un bel giorno un bambino forestiero le si avvicinò, intrufolandosi sempre più a fondo nella sua vita e lei, inizialmente solo in sua presenza, pian piano perse il grosso della sua gobba; la trasformazione finale in bambina senza carapace avvenne poi con l'arrivo della consapevolezza, guadagnata grazie ai discorsi con il suo nuovo amico e la sua mamma, famosa curatrice del villaggio da cui provenivano entrambi, nelle lontane terre del sole.

Ci sono tantissime persone attorno a noi che hanno il carapace; è una gobba invisibile agli occhi ma percepibile ai cuori; al cuore di chi la possiede, che se riconosce come dono risulta leggera e preziosa, e agli occhi degli altri, che possono percepire come stranezza, se non consapevole, oppure come bellezza carismatica e abbagliante. Questa gobba è in realtà una parabola energetica che volge all’interno ciò che si prende da fuori ributtandolo poi all'esterno come energia pulita, se vissuto in consapevolezza, oppure trattenendolo all'interno creando quel peso per cui tutta la struttura si inclina. Quelle col carapace solo le persone molto sensibili; quelle che spesso riteniamo strane; quelle che se ne stanno in disparte; quelle che hanno un dono dimenticato ancora da scartare e offrire al mondo.

13 DICEMBRE

TERRA

Terra

madre,

mistero,

dono;

Terra

scorcio di bellezza non scorta,

Terra calpestata,

Io t'amo!

Terra,

sfruttata,

perduta,

scontata;

Terra

incolta tra i colti,

Terra profumata,

io t'amo!

Terra,

recisa,

illusa,

divisa;

Terra

dimora di fatiche,

Terra surriscaldata,

io t'amo!

Terra,

madre mia disubbidita,

per disubbidienza d'Essere,

io t'amo!

Sì,

ebbene io,

irresponsabilmente,

t'amo!


14 DICEMBRE

TRISTE RACCONTO DA UN POSSIBILE  FUTURO / POSSIBILE RACCONTO DA UN TRISTE FUTURO 

Il grande Caio Fabbricante era davvero un grande! Nessuno poteva ideare e creare cose così sofisticate come lui. Abitava vicino a Poggio Natura e più precisamente ai suoi piedi; la sua dimora infatti era situata a un lato del colle, mentre il suo laboratorio-magazzino dall’altro. Era così comodo per lui: prelevava materia prima da una parte e portava dall'altra, dove accumulava invenzioni e scarti. Arrivò a un punto tale, però, che la sua dimora era in pericolo, poiché il colle pendeva verso il suo lato interno, a furia di prelevare; anche il suo laboratorio era in pericolo, poiché troppo pieno di oggetti e circondato da un colle di rifiuti più alto ancora di Poggio Natura. Così il grande Fabbricante si impossessò di un altro colle, e poi di un altro ancora, e così via, e più erano lontani e meglio era: insegnava ad altri a essere fabbricanti e la sua dimora era al sicuro; non sapeva che prima o poi non lo sarebbe più stata, o forse non voleva saperlo. Fabbricava e fabbricava, oggetti di ogni tipo, ma non si curava di fabbricare ciò che  poteva ridare forma ai colli e rendere sicure le dimore. Un colle dopo l'altro e si sentiva sempre più potente. Oggi, 2122, di colli non ce ne sono più, ci sono soltanto Colli Rifiuti, e il potere dell’uomo fabbricante è solo quello del cercar di sopravvivere, tra dimore diroccate e oggetti inutili d’ogni fattezza.


15 DICEMBRE

MATEMATICAMENTE 


perdono=x+y+fiducia

×=volontà-rabbia

y=amore+rabbia

perdono =volontà+amore+fiducia


Il perdono arriva

come volontà di esprimere

il proprio amore con fiducia,

abbandonando la rabbia.


16 DICEMBRE

BOLLA


Avrei voluto

tuffarmi in una bolla,

dove le grida

giungessero attutite,

su cui i colpi

potessero rimbalzare,

troppo pura e cristallina

da profanare;

ora

vorrei farmi io stessa bolla,

per proteggere,

detergere,

rianimare

chi come me,

in quella bolla,

non è riuscita a stare.


17 DICEMBRE

OMBRE SUL PALCOSCENICO -monologo teatrale- Spegni quella luce, che si vede il buio che ho dentro! No! No no no no no… Accendi la luce ti prego: ho paura del buio! Il pozzo nero dell’oscurità ti inghiotte Questa, è favola di bambina. Perché hai paura del buio? (Sussurro) perché al buio si vede la mia luce (Forte) che a me è oscura! Tutto è visibile in realtà Siamo noi a non volerlo vedere? Un trucco e il gioco è fatto: Il buio, dentro, si può mascherare, così lo vediamo solo fuori. La luce, dentro, ah brucia! Dio se fa male quando acceca!! Non voglio essere accecata da lei. No, no… Preferisco le cecità del mondo. L'ho letto in un libro: L'apparenza inganna… Nonna mi mostrava sempre il lato selvaggio delle coperte afgane che faceva all’uncinetto. Era così bello vedere la perfezione del susseguirsi di tutti quei quadrati colorati…dal lato bello. Li hai mai visti dall'altra parte? E allora rovesciala quella coperta. Si sta come appesi a tutti quei fili. (Sussurrato) Il disordine…il disordine..il disordine… (Forte) Fili indomabil! Eccolo lì, il lato selvaggio. Sono schegge che si staccano dal tronco. Ma non è brutto. È da conoscere. E diverrà una piccola luce, piccolissima, molto tenue. FsssssssSSSSSSSSS L'ho ascoltato in una canzone: C'è molto di più! “Le gioie del più profondo affetto, o dei più lievi aneliti del cuore, sono solo l'ombra della luce” LA luce Un passo alla volta, un passo alla volta, un passo alla volta… Nonna aveva ragione. Te lo chiedo, ora, un'ultima volta: accendi quella dannata luce!


18 DICEMBRE

IL MIO BABBO NATALE

Il mio Babbo Natale

è un sentiero

di morbide virtù

sotto un cielo

purpureo d'amore;

lievi virtù

silenziose,

come neve,

quelle che voglio coltivare,

quelle che diramano in gentilezza,

quelle che riscaldano dentro

dopo l'indifferenza ch'è bufera,

quelle che non credono

al babbo natale icona dell'avere,

ma quelle che seminano

il candido sentiero  dell'essere.


19 DICEMBRE

Poesia ispirata a "Io che amo solo te" di Sergio Endrigo

IO CHE AMO

Vi è più tormento

per te che di cose ne hai cento 

e non sai più dove guardare,

o per me 

che ho un punto fisso

che mi fa girare

per cui trabocca il mio cuore?

Io so a chi donare

il mio oggi

per sempre,

tu oggi ancor non sai

a chi

rubare il cuore.

Io

che Amo solo te

tra tutti gli altri amori

spargo vita

seminando rossi fiori,

tu

che ami solo te

tra tutto il mondo fuori,

accumuli gramigna

spargendo dolori.



20 DICEMBRE

ANDIAM, ANDIAM, ANDIAMO A LAVORAR

Questa storia che vi racconto, è accaduta molti, moltissimi anni fa.

Come ben sapete, e se non lo sapevate ora sappiatelo, gli gnomi abitano nel sottosuolo, lontani da occhi indiscreti, o, per dirla più precisamente, umani. 

La loro occupazione principale è, oltre a curare gli animali feriti o in difficoltà, coltivare radici. Sì, loro si prendono cura delle radici di piante e alberi, si occupano della base, del sotto di ciò di cui noi dovremmo occuparci del sopra, dell'altezza. Un bel giorno, o forse sarebbe meglio dire un brutto giorno visto quello che accadde, il capo-gnomo controllore passò come sempre ad ispezionare le coltivazioni di radici, e vide una cosa terribile: erano tutte in uno stato spaventosamente pietoso e pietosamente spaventoso; alcune infatti erano troppo secche, sul punto di spezzarsi da un momento all'altro, altre erano invece marce, sul punto anch'esse di rompersi. Fu subito avvertito il Grande Gnomo, sovrano di Pickindoor. Ci fu una grande riunione tra tutti i sommi capi, e la conclusione fu abbastanza stupefacente: fu invitato con urgenza  a Corte il figlio di Tambolc, il giovanissimo Gnatur. Non era un guerriero, per questo sembrò a tutti quanti una decisione strana, e in più era forse il più timido e il più gracile tra i giovani gnomi del popolo. Appena il ragazzo si fu inginocchiato ai piedi del Grande Gnomo, gli fu svelato il motivo di quella chiamata: aveva da compiere una missione. Dovete sapere che il Grande Gnomo era un mezzo stregone e certe volte, quando non era troppo preso a mangiare chili e chili di funghetti trifolati, la sua grande passione, riusciva a vedere il futuro; aveva visto due cose molto importanti: la prima, che il motivo di quel malessere delle radici era dovuto a qualcosa che non andava dall'altra parte, nel mondo emerso degli umani; la seconda, era che soltanto Gnatur tra tutti quanti sarebbe riuscito a parlare con la grande e saggia Montagna Parlante, che si trovava dalla parte opposta di Bosco Nebbioso, per scoprire come rimediare a quel disastro. Quindi il timido Turi, così lo chiamavano tutti, partì, timidamente, per la sua missione. Era esile e timido, certo, ma questo non voleva dire che non fosse tenace e coraggioso; difatti, dopo tre giorni di cammino, giunse a destinazione. Era davvero un’enorme montagna quella che si stagliava di fronte a lui; era enorme, tagliente e freddissima, così come la sua voce, che tuonò all’improvviso facendo balzare all'indietro il nostro piccolo gnomo. Così disse la montagna: “Sappiamo cosa sei venuto a fare qui, giovane Gnatur di Pickindoor. Il mondo verde si sta ammalando, perché è collegato al mondo degli uomini, che è sul bordo di un precipizio e si sta spingendo da solo in mezzo al vuoto. Le nostre radici ci avvisano, e noi, fortunatamente, sappiamo cosa fare”

“Tu lo sai? Cioè… volevo dire… VOI lo sapete? E cosa si può fare? Sono venuto fin qui per portare al Grande Gnomo la tua saggia risposta"

A quel punto un rumore fortissimo, assordante, mai udito prima, riecheggiò per tutto Bosco Nebbioso e, probabilmente, fu udito fino a Puckindoor. Era più forte di una frana, era il rumore di tutti i rumori e il nostro piccolo Turi non poté credere ai suoi occhi quando vide cosa provocava quel frastuono: si trattava della Grande Montagna Parlante che si girava. In realtà non era affatto una montagna, era un enorme Gigante di Roccia. Per tutti quei secoli la gente che si recava a consultare la sua saggezza aveva creduto di trovarsi di fronte ad una montagna parlante, e così infatti fu chiamata; in realtà era un Gigante roccioso girato di spalle. Se dopo tutto questo tempo aveva deciso di mostrarsi proprio ora, voleva dire che quello che stava accadendo era davvero importante. Infatti il Grande Gigante Sajus disse:

“Questa volta dobbiamo agire, non possiamo girare le spalle all'uomo, come lui ha sempre fatto con noi e con tutto il resto di natura. Abbiamo la possibilità di salvare il mondo, ed è ora di mettersi al lavoro. C'è una storia importante da ricordare. La storia più importante di sempre."

Gnatur, che aveva memorizzato tutto ciò che Sajus gli aveva spiegato di fare, corse verso Pickindoor.

Il grande Sajus e il piccolo Gnatur stavano lavorando insieme per la salvezza del mondo; il microcosmo e il macrocosmo si muovono sempre insieme per il tutto.

Turi corse a più non posso, tanto che quando arrivò a palazzo reale in piena notte e bussò al portone, non aveva quasi nemmeno la forza di picchiare il battente sulla porta. Ebbe un lungo colloquio con il Grande Gnomo, in cui si decisero i tempi del lungo lavoro che tutti gli gnomi avrebbero dovuto iniziare dal giorno seguente.

Dovete sapere che quando gli gnomi lavorano per gli uomini, accade che questi ultimi sognino. Gli uomini sognano esattamente quello che questo piccolo popolo compie per loro e comprendono quello che devono comprendere.

Gli uomini avevano dimenticato. Avevano smarrito il senso, perso l'amore, smesso di accudire il piccolo.

Il piccolo grande bagliore divino continuava a brillare dentro di loro, ma era soffocato e smarrito nel buio di tutta quella materia grigia e pesante accumulata.

C'era bisogno di riportarlo alla luce. C'era bisogno di ricordare.

Così per sette giorni di fila tutti gli gnomi della terra lavorarono; fu un lavoro faticoso e senza sosta, ma lo fecero con tutto l'amore di cui erano capaci e, credetemi, anche se avevano un corpicino piccolo, era davvero molto. 

Per prima cosa fecero la stella cometa. Poi man mano costruirono tutto il resto: casette, adoratori, curiosi, passanti e animali. Infine costruirono l’intimità del divino: la grotta. Spostarono e disposero ogni cosa, e quando tutto fu pronto, il settimo giorno, accesero la stella. Venne fuori una cosa meravigliosa!

 E mentre loro si riposarono, gli umani sognarono. E ricordarono. E ripresero ad amare.

Si dice che è da allora che gli uomini hanno iniziato a fare il presepe, per ricordare il vero amore e il bagliore divino sulla terra. Grazie agli gnomi qualcuno si svegliò prima degli altri dal suo sogno e iniziò a costruire.

Si dice però che oggi fare il presepe sia rimasto un rito svuotato del suo significato.

Si dice che gli uomini abbiano nuovamente dimenticato, smarrito il senso, perso l'amore, smesso di accudire il piccolo bagliore divino.

Chissà che le radici, sotto Pickindoor, non stiano segnalando qualcosa.

Io dico che forse c'è ancora bisogno di voi, creature incantate.

Lo vedremo presto: il Natale sta arrivando.

Se così fosse, ho un solo desiderio quest’anno sotto l'albero: piccolo gnomo, facci sognare ancora. 


21 DICEMBRE

SENZA SENZA 


Pensa senza ricompensa,

o ricompenserai il pensiero

con il senza.


22 DICEMBRE

DI ESSENZE DI NATURA E DIREZIONI 


Incredibile! Dopo tanto tempo un po' di vacanza. Non potevano credere ai loro occhi, orecchie, naso e bocca... Le essenze di natura si beavano di tanta insperata, attesa ma inattesa, pace! C'era finalmente tranquillità, nonostante il forte flusso che si avvertiva per le strade tutte. 

Ma andiamo con ordine; vi narrerò di genti e terre lontane, che in realtà sono vicinissime, ma che non percepiamo essendo manchevoli in consapevolezza. 

Nel mondo regna il caos, è inutile negarlo; è sotto l'occhio di tutti, e su questo purtroppo ho poco da dire o  raccontare, se non che così non dovrebbe essere e che in effetti, in realtà, così non è… c'è un sottile, sottilissimo equilibrio. L’invisibile regge il visibile. Le tante direzioni, spesso opposte, vengono fatte convergere. E cosa tiene l’equilibrio in tutto questo groviglio di fili caotici e sorregge il mondo nonostante tutto?

Elementare, amici, gli elementali!

Alcuni di voi li conoscono bene, taluni ne hanno solamente sentito parlare, talaltri non hanno la più vaga idea della loro esistenza. 

Si tratta di esseri piccoli, in dimensioni fisiche ma non in dimensioni energetiche, che vivono su piani vibrazionali più sottili, e che sono collegati tra loro, con noi, e con l'intero universo; parlo a livello materiale e non.

Ognuna di queste essenze di natura è collegata a, e lavora principalmente su, uno dei cinque elementi; così abbiamo:

-Salamandre, elementali del fuoco 

-Silfi, elementali dell'aria

-Nereidi, elementali dell’acqua 

-Gnomi, elementali della terra

-Fate, elementali del fuoco.

Ogni disequilibrio sulla terra viene riassestato grazie al loro lavoro, durissimo. 

Così le crepe dell’amore vengono saldate dalle piccole rosse Salamandre, con le loro fiamme di fuoco; controllano e regolano le temperature e i temperamenti, ma quando il disequilibrio è troppo, per il riassetto servono misure più drastiche, ed è così che avvengono i grossi incendi e i surriscaldamenti. Ma solo quando è necessario, e gli spiritelli cercano di fare il tutto e per tutto per riuscire, con le loro forze, a mantenere l’equilibrio senza che intervenga la drasticità.

Lo stesso accade con le Nereidi per il fluire, acquatico, degli eventi.

 Quando gli ostacoli sono troppi, e l'uomo ne pone davvero in eccesso, il flusso va ripristinato con misure più drastiche, ed è così che avvengono maremoti e inondazioni devastanti. Ma solo quando è necessario, e gli spiritelli cercano di fare il tutto e per tutto per riuscire, con le loro forze, a mantenere l’equilibrio senza che intervenga la drasticità.

Stessa cosa vale per i Silfi, gli gnomi e le fate!

Nonostante tutto, le essenze di natura non ce l'hanno con l'uomo, non ce l'hanno con noi; anzi, ci vogliono talmente bene da votare la loro esistenza per l'umanità, e continuano a massacrarsi di lavoro per noi, perché siamo parte di loro e viceversa, essendo tutti quanti un tutto nel Tutto.

Tanti, tantissimi anni fa, e precisamente l'anno zero, qualcosa sconvolse, in positivo, le vite degli spiritelli, dell'umanità e dell'intero universo. La direzione! Sì, venne e avvenne la direzione, unica, incontrastabile, polarizzante e amatissima. Le genti si mossero, tutte, da ogni dove verso un unico dove, da ogni quando verso un unico quando. Incredibile vedere gli uomini tutti andare nella stessa direzione. Ci fu un movimento di passi all'unisono, un unisono che si unì per la prima volta all’Unisono, al battito dell’Uno. Nonostante quel movimento continuo, si avvertiva solo quiete. L'incessante lavoro degli elementali si fermò e loro unirono i loro piccoli passi leggiadri delle loro essenze ai passi pesanti dell'uomo.

C'era un’unica arteria che portava il sangue rosso dell’amore al Grande Cuore, fonte e sorgente dell'amore stesso.

Quel momento di vacanza, che in realtà vacanza non era, bensì il lavoro vero, non arrivò mai più per il piccolo popolo. Fino ad oggi. Si spera ancora. L'oggi non è ancora finito. Non finisce mai. L’attesa continua; anche quell'unica volta era attesa, un'attesa che arrivò inattesa.

Manteniamo in equilibrio il caos in attesa del non-caos, quando basterebbe un'unica cosa per disattendere quell'attesa: i passi in una direzione unica. L'unica.

Buona attesa a tutti.

E grazie a chi mantiene l’equilibrio e lavora su di sé per la disattesa.




23 DICEMBRE

NATALE BIANCO D'INCANTO


Al Santo Natale manca poco,

verde di abete,

rosso di fuoco.

La Santa notte arriva lieve,

bianco di incanto,

manto di neve

Il Natale non è solo doni,

per bimbi cattivi

e bimbi più buoni.

E non è consumare la cera

di grosse candele

o il cenone la sera.

Vuoi sapere il Natale cos'è?

Apri il tuo cuore

e dimmelo te!

Nella magica notte

un sentimento ti piglia:

siamo tutti una grande famiglia.

Natale è nascita di vero Amore

che genera luce

che scalda ogni cuore.



24 DICEMBRE

NASCENTE

dialoghi sparsi e spersi


-Il Natale quando arriva arriva

-Arrivarono molte persone a Betlemme

-Sì ma lo sai in quante non arrivarono?! Molti si persero 

-Vagano ancora oggi 

-Ma c’era una stella da seguire 

-Le stelle sono tante

-Milioni di milioni

-Ognuno ha i suoi segni da seguire

-O i suoi sogni 

-Ma era nato o nascente?

-Entrambi, dipendeva da quando arrivavi

-Peccato non esserci stato!

-Dicono che si possa ancora vedere

-Non in quella grotta però 

-Ognuno lo vede nella sua 

-Il viaggio è lungo?

-Di solito sì, è raro essere già così vicini 

-Ho deciso di andarci

-Anche io, ma non so cosa portare  

-Niente di niente

-E tutto di te

-Non tuo, ma di te

-Ci vanno tutti prima o poi

-Ci vanno anche quelli che credono ad altro

-Viaggiando però diversamente 

-Come nel presepe: c’è chi va a piedi, chi su un mulo

-C’è chi percorre la strada più corta, e si complica

-E chi, invece, sceglie quella più lunga

-Che però è la più semplice 

-SSSST. PLACATE LA LINGUA. E SOPRATTUTTO PLACATE LA MENTE. STATE SEMPRE A BORBOTTARE VOIALTRI LAGGIÙ?!

-c..c…chi s..s…siete?

-uomini alati?!

-SIAMO PROPRIO COLORO CHE STAVATE CERCANDO

-veramente io non cercavo niente

-neppure io

-SIAMO QUI PER ANNUNCIARE IL VIAGGIO  

-le ali….L’annuncio…

-ma quindi voi s..s…siete…

-SSSST. NON È IMPORTANTE CHI O COSA NOI SIAMO, STATE NUOVAMENTE BORBOTTANDO. VOLEVATE OPPURE NO COMPIERE IL VIAGGIO?

-sono pronto

-anche io. Porto tutto me stesso

-SEI PROPRIO SICURO DI ESSERCI TUTTO QUANTO? NON LO CREDIAMO, ALTRIMENTI NON STARESTI CERCANDO LA TUA GROTTA

-non ho capito un granché ma sento che ciò che dici è giusto

-vedo qualcosa laggiù…Ecco la grotta!!!

-guardate: ci sono tutti e tre

-sì, anche il bue e l’asinello 

-e adesso diteci, vi prego: cosa facciamo una volta arrivati lì davanti?

-nemmeno un dono abbiamo portato…

-e cosa dobbiamo dire al Suo cospetto?

-SSSST

-solo questo ci dite? Vi stiamo chiedendo aiuto 

-SSSST. QUESTO È IL NOSTRO AIUTO!

E la grotta fu raggiunta

E quegli uomini finalmente FURONO

E ciò che era in basso andò verso l'alto

E ciò che era in alto andò verso il basso

E finalmente silenzio fu.