Assiso, occhi chiusi, silente
ignora direzioni senza senso
vettori e dimensioni senza centro;
deriso da abusi del Niente,
nella simmetria della forma
trova conforto dall’8 del Caos
che dall’ipogeo risembra infinito
nell’isteria della torma
Su soglia fantasma, tra Giorno e Notte,
in morfeici sfaceli e acri risvegli
Crepuscolo sfuma, stridendo per lotte
che’l Fato aneli e Custode sorvegli
acciocché a un animo in quel Multiverso
non sia precluso più alto cammino
che nell’anonimo esser disperso
e mai recluso s’avvii al suo destino
Medita al centro degli otto Portali
affatto credendosi saggio
resiste al duolo dei molti pugnali
recati da oltraggio ed omaggio
sfida e ribatte quei primi con forza
pur se i secondi han secondi trascorsi
Com’anche ere, anni e ore
nel quarto, inquietante recinto
s’infrange il sognante, mortale maroso
che piange sovente quel ladro sontuoso,
lo scarto costante tra libero e vinto
d’affanni il clangore
Dopo ogni notte di stelle danzanti
perduto nel lustro del firmamento
s’affossa, quel folle, negli occhi di Alba
quel tempo del dì sì affine e contrario
che d’ogni sua fibra attesta il calvario
in decadenza sciagurata e scialba
come tramonto incolore, sgomento
che ceda il cielo alle stelle filanti
Un’Alba di nubi, qual nuovo inizio
voler dei numi ti fa precipizio
ch’affaccia dritto su stretto riciclo
vuol far di sogni costretto epiciclo
eternamente legato e volvente
e non girfalco in volo radente
Nuova Torre risorge al Crepuscolo, per ogni atomica Alba.