La prima cosa che mi viene in mente
pensando a Miyazaki è la delicatezza: come una brezza, un vento
leggero che ti accompagna durante la visione delle sue opere. Per
quanto io mi possa sforzare, non riuscirò mai a rendere onore ad un
artista e autore di questo calibro, ma accetto di buon grado la sfida
per far conoscere questa persona meravigliosa. Ma, come succede in
molte favole, la sua storia non parte dalla meraviglia.
Hayao Miyazaki nasce il 5 gennaio 1941, in quella che potremmo definire la fase iniziale della Seconda Guerra Mondiale. Il Giappone, nell’anno precedente (1940), firma il Patto Tripartito e si schiera al fianco di Germania e Regno d’Italia. Si apre quindi il fronte Pacifico e la situazione crolla: nel paese del Sol Levante vengono attuati bombardamenti su obiettivi strategici da parte degli Stati Uniti d’America. In tutto ciò, il padre Katsuji lavora nella Miyazaki Airplane: è l’azienda di famiglia e produce pezzi per l’aviazione giapponese. Questo lavoro molto redditizio permette al giovane Hayao e alla sua famiglia di vivere una vita agiata nonostante la guerra. Qualcuno potrebbe dire pecunia non olet ovvero il denaro non ha odore, ma non Miyazaki. Nemmeno da giovane vedeva di buon occhio che le entrate fossero dovute all’economia di guerra e da adulto, in varie interviste, ha spesso sottolineato quanto tutto ciò lo abbia fatto sentire colpevole. Questo aspetto, unito alle atrocità della guerra viste da piccolo, genera un forte senso di rigetto per la guerra stesa e la devastazione che questa porta con sé. Sarà una delle pietre fondanti della poetica del maestro, una poetica leggibile e riconoscibile in quasi tutte le sue opere. Nel 1947, a guerra ormai finita, Miyazaki compie sei anni quando la madre, Dola, si ammala. La malattia l’accompagnerà per gli anni a venire, ma non riuscirà mai ad intaccare il suo spirito indomito: nelle opere di Miyazaki troveremo spesso riferimenti, più o meno velati a questa donna magnifica, da Laputa a Nausicaä, passando per il Castello nel Cielo.
Con la guerra finita può finalmente iniziare il periodo delle scuole che si protrarrà dal 1947 al 1959, la struttura scolastica giapponese è leggermente diversa da quella italiana, e in questo periodo sboccia la sua prima grande passione: i manga. Per chi non lo sapesse, con il termine manga ci si riferisce a fumetti giapponesi, nulla di strano se non fosse che per leggerli si parte dal fondo e si va verso l’inizio, dal punto di vista occidentale. Questo perché la scrittura giapponese va da destra verso sinistra e dall’alto verso il basso. Come molti suoi coetanei il giovane Miyazaki è appassionato di manga ma aggiunge a questa passione il sogno di diventare un mangaka, un disegnatore di manga. Di questi primi esperimenti artistici non abbiamo quasi nulla, solo qualche schizzo e qualche intervista. Dopo il periodo mangaka, arriva nel cuore del giovane Hayao il periodo animazione grazie a La leggenda del Serpente Bianco(1958). C’è da dire che non si trattava di un film di animazione qualsiasi, ma il primo lungometraggio animato a colori che esce dai confini nipponici. Facendo una piccola ellisse temporale di qualche anno, Hayao finisce il percorso accademico con la laurea triennale in Scienze Politiche ed economiche (1963) in uno degli atenei più prestigiosi del Giappone. Perché studia economia? Perché dal suo punto di vista era quella che occupava di meno, permettendogli di poter seguire la sua vera passione, il disegno. Senza fare troppe anticipazioni possiamo dire che un altro amore stava scaldando il cuore di Hayao. No, non è l’amore verso una persona ma verso l’aria, in fondo la Miyazaki Airplane non è stata solo sofferenza per il nostro protagonista. C’è anche dolcezza in quei ricordi, ma deve essere coltivata con pazienza.
Miyazaki, appena laureato, continua ad avere una grandissima passione per l’animazione per cui cerca impiego in uno studio di animazione. Svolge il praticantato alla Toei Animation. Una palestra sotto tutti i punti di vista: impara molto e conosce persone incredibili, una fra tutte Yasuo Otsuka animatore de La leggenda del Serpente Bianco, lo stesso film che l’aveva incendiato metaforicamente parlando, da ragazzo. Altre conoscenze importanti sono Isao Takahata, futuro socio e cofondatore nello Studio Ghibli, e Akemi Ota, nientemeno che la futura moglie. Per una serie di vicissitudini passa dalla Toei Animation alla A-Pro e alla Zuiyo Eizo successivamente dove dirige, o co-dirige, Lupin III Parte I, Pippi Calzelunghe, Heidi, Anna dai capelli rossi e Conan il ragazzo del futuro. Titoli assolutamente familiari per noi europei.
Passano gli anni e Hayao continua a passare di compagnia in compagnia, ma non perché si trovasse male o fosse un pessimo impiegato, anzi, i passaggi erano dettati il più delle volte dalla voglia di migliorarsi o da occasioni imperdibili: per esempio, nell’ultimo passaggio, dalla Nippon Animation alla Telecom Animation Film, gli fu data la possibilità di dirigere per intero il suo primo film d’animazione Lupin III – Il castello di Cagliostro, un'occasione da non lasciarsi scappare. Questo film non fu un successo immediato, ma nel tempo si guadagnò la targhetta di cult, perlomeno nel genere. Miyazaki fu quindi messo a lavorare su altre produzioni ma l’allineamento degli astri lo portarono a lavorare anche sui propri schizzi.
Di lì a poco si sarebbe fatta la storia.