Illustrazione di Boris Vallejo, Uranus
Dalle narici sale il fumo denso
d'un mondo attorno nelle fiamme avvolto
la tua esplosione non crea certo incenso,
nulla di sacro e molto di sconvolto
E' singolare come il ciclo tutto
che da gemella oscura ti riveste
pur destinato ad aver fine in lutto
ancor continui senz'ere funeste
Oppure infin ti relegasti al bordo
così remota che remote ancelle
vedè passare l'Universo sordo
Repulsa allor, financo da colei
che tutto forma, con alma o senza,
con cui pur condividi l'ascendenza
sia essa informe Nulla o eterni dèi
Ristretti e condannati all'evidente
avvezzi a dissertar su tua gemella
mai su di te posammo le cervella
se non di rado e molto di recente
I nostri tentativi tu schernisci
l'infinitesimale annichilisci
Disequilibrio ch'evitò implosione
Parole di saggezza da Levante
m'insegnano di doppi fondamenti
per cui l'una dell'altra tien sembiante
seppur con forti contrapponimenti
Invero, la somiglianza è forte
tra ciò che pelle tange e spirto affligge
lo scontro interno che ci crocifigge
da tenera età fino alla morte
E non v'è soluzione a quegli opposti
contrari imposti, se non armonia
a sublimar nell'Uno, in prigionia
Il tuo Portale giace non protetto
alcun mortale audace al suo cospetto
abbandonato dalla sua Custode
spettrale afflato, falla senza prode
Arcigna Terra, fosti sentinella
in una guerra a colpi di favella
e mai ti vidi offesa o risentita
ma, dai tuoi nidi scesa, sei sparita
E in quel Crepuscolo ch'è la mia via
io sarò pure anti, ma te ria.