Silent night Onnigrafo Magazine

Silent night

Racconto tratto dalla raccolta DALLE TENEBRE. Edizioni Myth Press, 2020

23 Dicembre

“Non temete piccini miei…una parte di me sarà sempre con voi”. Miss Mary, stretta nel suo vestito nero dalla foggia austera, osservò i suoi bambini. Bambini speciali. Occhi luminosi e boccucce rosee. Presto avrebbe detto loro addio, era Natale e in quel periodo dell’anno tutti erano più buoni e sicuramente più propensi ad accudire delle creature amorevoli. Il Natale apriva i cuori.


24 Dicembre

La luce intermittente deformò la sua esile ombra facendola divenire enorme, mostruosa. Il viso dal pallore innaturale osservò per un attimo la stella che moriva per poi rinascere di nuovo, in cima all’albero adornato.

“Non voglio stare qui…”, serrò i pugni nervosi.

Il pensiero di cosa gli avrebbero fatto si trasformò in un buco in mezzo allo stomaco.

Pensò alle decine di occhi che lo avrebbero osservato, senza il minimo pudore. Alle molte mani che lo avrebbero toccato, lasciandogli addosso un odore nauseante. Quella non era casa sua e non lo sarebbe mai stata.

A volte, era accaduto che alcuni di loro venissero riportati indietro, accadeva quando combinavano qualcosa di molto molto cattivo. Aveva deciso.

Afferrò il tagliacarte, il riverbero della lama brillò nel buio.

Salì le scale. Il rumore dei suoi piccoli passi sparì nel momento in cui toccò il folto tappeto. Nessun rumore, tutti dormivano.

Aprì la porta e nel buio scorse due sagome immobili. Trovò prima la donna e il suo collo magro; avvicinò la lama, reggendola con entrambe le mani e spinse a fondo.

Un fremito, come una piccola scossa elettrica, agitò il corpo della donna, un gorgoglio e poi un fiume scuro tinse il bianco delle lenzuola.

Accanto, l’uomo corpulento aprì gli occhi. Rotearono nel buio increduli, punte di spillo al centro di due palle bianche.

Non dovette fare altro che mirare, poco dopo del liquido denso gli colò sulle mani.

Le urla, basse e gutturali, come quelle di un animale ferito, ruppero il silenzio; un attimo dopo la lama trafisse lo sterno dell’uomo, all’altezza del cuore. Era stanco, ma forzò finché non raggiunse l’osso.

Gli sembrò quasi di sentire il pezzo di carne perdere vigore, mancare qualche battito per poi fermarsi per sempre. “Il Natale apre i cuori”, diceva sempre Miss Mary.

Scese le scale, aprì la scatola e si rimise nella stessa identica posizione in cui l’uomo lo aveva notato nella vetrina del negozio, ore prima.

Stretto nel suo cappotto di cammello, si era fermato a osservare e aveva sorriso.

Poi quel sorriso così umano, improvvisamente, si era trasformato in altro.

Deformato dalle piccole sfere di vetro che aveva al posto degli occhi, era sembrato un ghigno atroce, qualcosa di selvaggio e brutale. Il commesso lo aveva infilato nella scatola, lasciandolo al buio, e aveva chiuso gli occhi.

Ora non aveva più importanza. Nessuno lo avrebbe toccato. Nessuno gli avrebbe fatto del male.

***

La Casa di Miss Mary. Casa di Bambole.

Qualcuno aveva recapitato il pacco quella mattina stessa, le sue mani nodose soppesarono la confezione. Era stata aperta, in alcuni punti il pesante cartone avorio, sul quale spiccavano arabeschi dorati, era stato lievemente danneggiato. Aperta e subito richiusa.

Miss Mary aprì la scatola e tirò fuori la bambola; era un bimbetto grazioso vestito da marinaretto, le lentiggini lievemente accennate sul visino pallido. Notò che decine di piccole macchie scure avevano creato un nuovo disegno sulla leggera trama del vestito a righe bianche e blu.

Miss Mary scosse la testa. Non tutti erano pronti ad andare, quelli che avevano passato con lei troppo tempo non riuscivano a spezzare quel legame profondo e indissolubile.

Sollevò la manica e si soffermò sui piccoli tagli che gli segnavano l’avambraccio come decori vermigli. Erano ferite ormai chiuse e altre ancora rosee come piccoli boccioli.

Miss Mary prese il tagliacarte d’argento dalla sua scrivania, lo poggiò con cura sul braccio, poco più sopra del polso, e spinse in profondità. Come le altre volte la sua pelle avvizzita non oppose molta resistenza, la lama penetrò facilmente. Con un leggero movimento, incurvò la lama e una piccola parte del suo avambraccio venne via, recisa di netto.

Avrebbe continuato lei a prendersi cura del suo bambino.

Afferrò quel boccone di carne sanguinolento, lo infilò nella bocca del suo piccino e lo spinse in fondo, giù per la gola.