Nikodemus va in vacanza Onnigrafo Magazine

Nikodemus va in vacanza

"C'era una volta.." iniziò mamma gufo...

"Ma c'è ancora!" la interruppe papà gufo, guardando lei e i piccoli di sottecchi da dietro gli occhiali, minuscoli rispetto ai suoi grandi occhi gialli, mentre leggeva un brandello di giornale raccolto chissà dove.

"È giusto" disse mamma gufo continuando, non prima di girarsi verso papà gufo con un'espressione di amore tale che egli seppe poi non interrompere il resto della favola, per non doversi ritrovare a raccontarla lui.

"C'era una volta e c'è ancora, se volate a nord-ovest di qui, piccoli miei, un piccolo villaggio di gente industriosa e mattiniera, ben educata e allegra. In questo paesino vive il giovane Nikodemus, un grande lavoratore come tutti da quelle parti, educatissimo, un po' meno allegro della media. Sapete perché? Perché Nikodemus fa tantissima fatica a svegliarsi presto ogni mattina ed iniziare la sua giornata, ma siccome tutto il vicinato e in generale tutto il villaggio comincia a produrre suoni e rumori quando ancora è buio, svegliandolo, non avrebbe senso poi restare a letto con gli occhi sbarrati, tentando di dormire ancora un pochino.

Succede anche a mamma, quando voi vi svegliate impauriti sognando un cacciatore o se vi sentite così felici e iniziate a saltellare nel nido alle prime luci dell'alba...o se quel trattore scoppiettante di vostro padre riesce a svegliarvi con il suo russare non appena addormentati, quando la mamma per lo stesso motivo non ha ancora chiuso occhio..."

Papà gufo stava appunto chiudendo gli occhi ed iniziando ad emettere uno strano risucchio dal becco, quando un'amorevole alata della sua dolce metà lo colpì all'altezza del collo, svegliandolo in un "Oh, sì?! Ah, no, sì sì bambini, state attenti eh..."

"Tieniti affaccendato amore mio, altrimenti poi rimango da sola a rimettere a posto tutto il nido e sai quanto soffrirei di solitudine senza la metà del mio cuore..." disse mamma gufo, sbattendo gli occhi tre volte in direzione del compagno. Papà gufo si mise quindi a raccogliere tutto ciò che i gufetti avevano lasciato cadere in giro per il nido.

"Dicevamo di Nikodemus che viene puntualmente svegliato dai rumori del vicinato e, ancora mezzo addormentato, cerca di iniziare la sua giornata tra mille inconvenienti: inciampa per uscire dalla camera, sbatte su una parete, a volte mette il sale nel caffè e, finita la colazione, addenta ancora un po' di dentifricio come fosse marmellata spalmabile...insomma, ne combina davvero tante.

Ancora a fatica, prende la tenuta da lavoro dall'armadio, si veste, si imbacucca come meglio può specie se è inverno ed esce per andare a lavoro, che si sia o meno alzato il sole; spesso, nel tragitto per arrivare a lavoro, saluta con un semplice cenno della mano i gioiosi "Buongiorno Nikodemus!" degli abitanti del villaggio che lo riconoscono.

Il normale lavoro di Nikodemus è alla catena di montaggio nella grande azienda di cui è dipendente: un lavoro monotono nella singola giornata, fatto degli stessi gesti ripetuti per molte ore di seguito. Ogni tanto però ci sono giornate più vivaci, quando si cambia il tipo di prodotto, se non fosse che spesso occorre selezionare nuovamente tutta l'attrezzatura necessaria al montaggio dei nuovi componenti, il che di solito è una vera scocciatura.

Eppure, tutto ciò a Nikodemus pesa relativamente; anche quando arriva particolarmente presto in fabbrica e i suoi superiori gli affibbiano qualche compito aggiuntivo, perché "ormai sei qui ma il turno precedente non è ancora finito alla linea di montaggio".

Quello che veramente a Nikodemus non va giù sono le pochissime vacanze che l'arcigno e anziano proprietario della fabbrica concede ai dipendenti, appoggiato dai vari responsabili dei lavoratori; tutto in nome del fatto che i prodotti dell'azienda sono beni fondamentali, che i magazzini devono essere ben pieni in modo che l'enorme quantità di esportazioni della società venga assicurata sempre con lo stesso, altissimo standard.

"Ne va della nostra storia", quante volte Nikodemus si è visto negare un giorno di ferie concludendo con quella frase.

In alcuni periodi, poi, i programmi di lavoro sono così intensi che tutti i dipendenti della fabbrica devono, a rotazione, lavorare a turni: dalla mattina molto presto a poco dopo pranzo alcuni, da poco dopo pranzo a dopo cena altri...e da dopo cena alla mattina successiva, i più sfortunati. Il turno di notte, quando gli capita, è quello che Nikodemus tollera di meno, perché poi per dormire di giorno deve mettersi dei tappi nelle orecchie e di volta in volta non sente l'amico, il postino o il vicino di casa se bussano alla sua porta.

Stasera, però, Nikodemus passeggia leggero e sorridente verso casa. Grazie all'ottima produzione dell'azienda, il proprietario stesso si è congratulato con tutti i dipendenti, ha concesso loro un'intera giornata di ferie da passare a casa o in famiglia e ha decretato che non occorrano più i vari turni, perché si può tornare a ritmi lavorativi più tranquilli; dopodiché, ha preso il volo per l'estero, beato lui.

Nikodemus entra in casa infreddolito, accende il camino per riscaldarsi un po', si scalda una buona tisana rilassante e si prepara a dormire un giorno intero, come si augura che facciano anche tutti i vicini di casa, visto che per tutto il villaggio è una giornata di ferie.

Mentre si sporge dal letto per spegnere la lampada sul comodino, ripensa a quel vecchio rubicondo con l'abito delle grandi occasioni, che parte a bordo di una slitta trainata da renne volanti, al saluto di tutti gli anni:
"Miei piccoli folletti, grazie! Avete lavorato tutto un anno, oggi potete riposare e stanotte tocca a me lavorare. Oh! Oh! Oh!"

Dopodiché, Nikodemus aggiusta la papalina a coprire le punte delle orecchie, spegne la luce e si mette a dormire."

Anche i piccoli gufetti dormivano ormai insieme a Nikodemus, quando mamma gufo chiuse il libro delle storie di Babbo Natale.
"Forza amore mio, mettiamoci a dormire anche noi, altrimenti Babbo Natale non ci porta nessun regalo..." le disse amorevolmente papà gufo, che nel frattempo aveva finito di rassettare il nido.
"Ne va della nostra storia" gli rispose dolcemente lei, mentre entrambi si cingevano con un'ala, accovacciandosi vicino ai piccoli.

E tutti, gufi e folletti, passarono un bel Natale.

Dedica

Dedicata alla mia bimba, che ormai è una ragazza ma spero rimanga sempre anche un po' bambina, con la capacità di meravigliarsi delle piccole cose. Ai miei adorati nipotini e a tutti i bambini. A tutte le coppie che sono state o sono amorevoli gufi, sempre pronti a battibeccare per le futilità ma ad abbracciarsi poi a fine giornata. Infine, agli abitanti di quel misterioso villaggio, che ogni anno ci portano la magia del Natale...anche se devono migliorare i diritti del folletto lavoratore!