Jade del Mare Nero Onnigrafo Magazine

Jade del Mare Nero

Illustrazione di Mirko Biagiotti

“Jade…”

Le lacrime erano frenate dall’acqua salata, impedite a uscire. Gli occhi le si riempivano di caleidoscopici frammenti di luce che dalla superficie man mano si allontanavano, fino ad apparire come una stella che, scontenta della sua aura frizzante, si dimena nell’oscurità, oltre la densità del buio siderale.

Una fitta al petto. Poi il silenzio ovattato di un luogo ancestrale. In caduta libera, sostenuta da un velo amaranto, turbinava intorno al suo poco spazio coerente. E poi la stella si spense, tingendo di pece lo sguardo fin troppo confidente di una speranza. Che tutto ormai non credeva possibile, che tutto ormai vedeva svanire. Ma diligente tratteneva l’ultimo respiro, in attesa di una mano, di una spinta, di un coraggioso risveglio da quell’incubo di sempre.

Non arrivò. Non ci fu risveglio.

Il dolore al petto minacciava di spezzarle il cuore. Il sogno aveva vinto, mentre l’ultima aria usciva faticosa dal naso e dalle labbra cobalto.

“Jade…”

Una voce amica, familiare.

Gli occhi insicuri le si aprono su un cielo stellato. Il crepitio di un fuoco, lento nel suo nutrirsi dei ciocchi e la brezza frizzante, la riporta su quella piccola montagna vicino al mare. L’odore del fuoco la risveglia dal sonno in cui era sprofondata poche ore prima. Taal è vicina a lei. È stata la sua voce a destarla dall’incubo; questa volta più forte che mai.

« Ancora quel sogno? » Dice sottovoce Taal, distogliendo lo sguardo di smeraldo dalla sorella.

Jade annuisce in silenzio mentre si mette a sedere sul giaciglio. Il sole ancora non è sorto e il fiato annebbia l’aria carica di umidità. Jade si copre le spalle con la coperta che fino a pochi minuti prima la teneva al caldo, dentro il sacco a pelo. Il fuoco è a pochi passi da lei. Quel crepitio la fa sentire protetta, come se in quel piccolo focolare si celasse un Djinn Kalash.

« Djinn Kalash » sussurra Jade.

La fiamma si ravviva nello stesso istante in cui quel nome le pizzica la lingua. Uno dei ciocchi per un attimo arde come pagliericcio; il vento sibila ancora mentre lo sguardo stupito di Jade fissa le fiamme. Taal, presa a osservare il crepuscolo, non fa caso al bisbiglio della sorella. Non fa caso al fuoco che si dimena nel vento e non fa caso al ciocco che in un attimo si consuma.

La bocca di Jade si riempie di parole di cui non conosce dimora; l’idioma così simile all’antico, ma così diverso nel suono le esce come un rantolo, poi prende forma e si distende netto su quel fuoco brillante.

« Djinn Kalash et lumine infausto Erinni ad castra vocant pallentia mane »

Taal si volta di scatto su Jade. Il terrore di quel suono vomitato dalla voce della sorella la fa saltare in piedi. Gli occhi sgranati al vento le si gelano sulle fiamme che da quel piccolo fuoco iniziano a farsi sempre più alte. Il fiato le si accorcia, la vista le si occlude.

« Cosa hai fatto Jade? » Urla, nel vento sempre più forte.

« Era nel fuoco… » risponde la sorella tremante « … era già qui! »

« Dobbiamo scappare, Jade! » Taal adesso vorrebbe solo fuggire, incapace di definire la realtà.

« No! Devo rimanere qui! » Grida Jade. Il vento è ora tempesta e il fuoco arde la terra.

« Era dentro il fuoco, è sempre stato con noi! Vuole proteggerci! » Jade grida ancora, con il calore che le tinge di rosso le guance.

Taal prende coraggio e strattona la sorella, lasciando tutti i loro averi su quell’altura. Scendono di corsa lungo una scarpata con le spalle illuminate dalla colonna di fuoco cremisi, che allunga le loro ombre fino a strapparle da terra. Ogni aspetto si contorce proiettandosi intorno a loro. Come rovi le ombre si aggrappano alle loro vesti, ne strappano via lembi, gli feriscono la carne, gli impediscono la corsa.

Il fuoco ora è immenso sulla montagna, Jade lo vede riflettersi sulle acque ferme del mare. E mentre il sole fatica a nascere, ammantato tra le nubi, il fuoco lambisce la terra, lasciando dietro sé una densa coltre di fumo nero.

Taal vede il mare risplendere di rosso, riflettere il demone evocato dalla sorella. Vede la sua più grande paura prendere forma. La sua mano è ancora serrata in quella della piccola strega e la salvezza è la cosa che più teme. Il fuoco consuma veloce la montagna alle loro spalle, ma Jade è incantata, come rapita.

Taal si getta oltre la scogliera, verso quella profondità oscura che l’attende, da sempre. Stretta a sé la piccola Jade che con due gemme di fuoco incastonate nello sguardo osserva le fiamme oltre il mondo, ripete il mantra del demone in una nenia ancestrale.

“Djinn Kalash Erinni, Djinn Kalash Erinni, Djinn Kalash Erinni, …”

Lo schianto nell’acqua precipita quasi all’istante.

Taal sente l’acqua salata negli occhi. Vede le increspature di un mare sempre più nero che si abbandonano nella profondità di uno spazio lattiginoso. I giochi di luce caleidoscopici che mimano la brama di una stella morente.

L’ultima fitta al petto. Poi il silenzio.

“Jade…”