Il legame Onnigrafo Magazine

Il legame

C'era una volta e cento volte un legame.

Le persone hanno sempre dei legami - direte voi - potrei giurarvi che a volte non è così.

Questa è la storia di un laccetto.

È molto importante adesso che non pensiate affatto ad uno di quei laccetti nati con una precisa funzione. In realtà da quando era stato creato non ne aveva nessuna. O almeno questo è quello che sapeva di se stesso.

Codesto laccetto vantava natali illustri poiché dovete sapere che il suo marchio di fabbrica era prestigioso assai; ebbene risulta che nel momento esatto in cui doveva verificarsi il destino del suo utilizzo qualcosa non funzionò.

Forse un errore umano o magari un semplice disguido dei vari componenti di assemblaggio, fatto sta che al laccetto non fu attribuita nessuna funzione specifica.

Non fu etichettato come un difetto di fabbricazione, non gli fu riconosciuta nessuna anomalia, anzi, fu lanciato nel mondo esattamente come gli altri. Così, proprio come se fosse normale.

Beh, vi assicuro: non serviva proprio a niente.

Passò molto tempo della sua giovine vita a misurarsi con gli altri: per forma, colore e dimensione, per lunghezza e capacità di estensione. Qualsiasi paragone lo vedeva perdente e questo aumentò considerevolmente il diminuire delle sue possibili capacità. Con un po' di fantasia avrebbe potuto fungere da laccetto per tenere in sicurezza le maniglie, così che i bimbi nelle case non corressero il rischio di incappare nell'incidente più comune di ingurgitare liquidi velenosi. Oppure, se ben attorcigliato, sarebbe potuto servire per sistemare l'allaccio momentaneo di un tubo da aggiustare. O ancora come fune di fortuna per trainare una macchinina senza ruote.

In nessuna di queste cose riuscì.

Esso riversava in un cassetto: una mano pietosa - e al contempo giudicante - l'aveva riposto lì tra attorcigliati elastici gialli, cartucce consunte, qualche piccola molla di quelle che saltano fuori dalle penne a scatto, una serie sparpagliata di fiammiferi orfani di scatola, tre o quattro batterie stilo con una dubbia schiumetta bianco verde alle estremità e qualche minuscola matita senza punta. Forse c'erano anche delle mollette per capelli, di quelle che quando le cerchi non le trovi mai e ricompri tutto il pacchetto.

Insomma che non servisse è chiaro non devo stare qui a ripetervelo, e non lo dico solo io, lui stesso se lo recitava tutti i giorni della settimana:

«Non servo a nulla e mai servirò» .

Un giorno entrò in questa storia una persona magica.

Forse è il caso che io vi aiuti a capire cos'è.

Una persona magica di certo voi pure l'avete incontrata: è una di quelle persone qualunque, con una vita qualunque e considerazioni qualunque in merito alle cose che circolano per l'universo. Eppure, a un certo punto delle vite altrui, queste persone magiche riescono a quadrare cerchi che non sono i loro, soltanto dicendo parole che nessuno ha mai detto. Parole come chiavi, che aprono le porte degli altri.

Ho indovinato vero? Anche voi ora avete pensato alla vostra persona magica.

Nella storia del laccetto questa persona lo sollevò, lo guardò da tutti i lati e vide una cosa che non aveva visto nessuno; neanche il laccetto stesso. Non fece altro che annodarlo forte con un altro laccetto così da formare uno più lungo grazie al quale tenere al collo un paio di occhiali da vista.

Così che il laccetto era legato all'altro laccetto, e insieme erano legati alle stecche, che tenevano dritta la montatura, che accoglieva le lenti, che erano sostenute da un naso, e tutti insieme aiutavano gli occhi a far chiarezza in merito alle cose che passano per questo strano mondo.