Non possiamo che immaginare Onnigrafo Magazine

Non possiamo che immaginare

Non possiamo che immaginare
cosa ci sia oltre le nubi.

Non possiamo sognare
cosa ci sia oltre la nostra immaginazione,
chi mai incontreremo,
fuori da adesso.

Nessuno, 
neppure gli astri
sanno osare fantasticare
cosa ci sia dentro noi.

Nulla è più oscuro del pensiero di un innocente.
Nulla ci è più simile di chi canta nel vuoto.

Quando l’oltre si fa funesto e danza con la notte alle spalle,
l’immortale terra si fonde sotto il gremito cadere di 
quella sostanza che ci tende la vita.

Germoglia, muore, e ancora itera incosciente, senza fede. 
Senza contare i passi 
allontanandosi da noi.

Tragedia, di grandi bellezze di
grandi concetti che brillano alieni del 
suo perdersi in esse. 

Del suo perdersi, in esse.

Traguardi, di battaglie ancestrali di
cammini incrociati di finestre nel tempo,
che irrompe violento, 
che travolge tutto.

Nulla è più limpido della
follia umana. Della follia, umana.

Nulla è più oscuro della 
fede di un ateo, nel credere fiero in 
ciò che non è.

Riflettere sé stessi ai bordi del vuoto è 
contendersi con la Luna l’unica luce che c’è.

Nonostante nulla sia vero, 
soltanto adesso sappiamo cosa attendere.

Non di traguardi o di battaglie.
Non di soste o di sedute comode.
Non del domani o del momento.

Limpide volute senza archivi e senza misteri 
disegnate da geometriche perfette 
implodono in cielo, oltre le nubi. 

Oltre l’immaginabile.

Oltre il mortale.