Nutella Onnigrafo Magazine

Nutella

Autore Marco Cuccu, illustratore Alfonso Amarante

La mamma l’aveva messo in guardia: Maria Puntaoru gli avrebbe bucato la pancia se si fosse comportato da ingordo. Non le aveva creduto. Una vecchia che entra in camera tua la notte, ti buca la pancia con un punteruolo e mangia tutto quel che ci trova dentro non può esistere. E se anche fosse, la mamma si sarebbe accorta del suo arrivo, no? Lo aveva detto alla madre, e lei aveva risposto che ogni anno Babbo Natale entra in casa, posa i regali sotto l’albero e fugge dal camino senza che nessuno se ne accorga. «Come riesce lui, riesce anche Maria Puntaoru. Perciò non essere ingordo.»


Tirò la coperta fin sopra la testa. Non avrebbe dovuto mangiare la nutella, non dopo che la mamma l’aveva avvertito. Maria Puntaoru sembra molto più reale la notte, nel silenzio, mentre la mamma dorme nell’altra stanza. In quei momenti sembra che il tuo respiro possa essere udito in tutta la casa. Se qualcuno volesse trovarti, dovrebbe solo ascoltare.

Qualcosa di acuminato grattò sulla coperta.

Trattenne il fiato. L’oggetto appuntito si mosse lentamente, su e giù. Sta cercando la mia pancia, pensò. Maria Puntaoru vedeva al buio? Lo aveva visto tirarsi le coperte fin sopra la testa? Forse, se fosse rimasto immobile e avesse trattenuto il fiato abbastanza a lungo, lei non si sarebbe accorta che lui era là sotto.

Sentì la coperta sollevarsi, pizzicata in un punto poco al di sopra della sua testa. Si ritrasse d’istinto, ma subito se ne pentì. Muovendosi avrebbe rivelato la sua presenza. Dopo un attimo, la coperta gli ricadde sulla testa.

Rimase in ascolto, immobile, mentre i polmoni iniziavano a dolergli per il bisogno d’aria. Il cuore batteva forte. Se solo avesse potuto fermarlo per qualche minuto, se solo avesse potuto smettere di esistere fin quando lei non se ne fosse andata...

L’oggetto acuminato tornò. Lo sentì premere sulla coperta, sempre di più, sempre di più. Sentì il tessuto forarsi, poi una punta fredda premergli sulla pancia, lacerargli prima la maglia e poi la pelle. L’oggetto indugiò per qualche secondo nel suo morbido ventre, muovendosi circolarmente, poi si ritirò ancora.

Avrebbe dovuto dare ascolto alla mamma. Il punteruolo sarebbe tornato e gli avrebbe aperto la pancia. Maria Puntaoru avrebbe mangiato tutto.

Ma il punteruolo non tornò.


Non dormì per tutta la notte. Al mattino la madre parve non accorgersi della coperta forata, del sangue rappreso sulla maglia e del tremore che scuoteva il figlio quando si sedette al tavolo della cucina. Gli servì la colazione, poi si ritirò nella propria stanza per rassettare. Rimboccò le coperte, spazzò il pavimento, ritirò i panni, pulì il punteruolo. Una piccola macchia di sangue si rivelò particolarmente ostinata, ma alla fine anche quella venne via. Ripose il punteruolo nel cassetto, sotto gli indumenti intimi, poi tornò in cucina.


«Vuoi un po’ di pane e nutella?» chiese al bambino.