Padrona: questa sera solo scritto Onnigrafo Magazine

Padrona: questa sera solo scritto

La tavola è pronta.

Una splendida tovaglia rossa la ricopre, è Natale.

Le calze a rete autoreggenti, la staccano dal tavolo. Il suo regalo.

Un reggiseno a balconcino con pizzo rosso, impacchetta le sue colline.

Le sue gambe divaricate mettono in mostra il sesso perfettamente rasato.

Rosee le sue labbra, come il suo interno, ben evidenziato dalle sue dita.

Umide dei suoi umori, scivolano su di lei, strizzano il clitoride, tornano ad inumidirsi della sua sostanza biancastra.

I suoi capezzoli, circondati da una perfetta aureola, sono come splendidi boccioli, belli e teneri allo stesso tempo. Come poli di batterie, pronti a sprigionar corrente quando li strizza.

Lì davanti a lui, gli offre il suo spettacolo.

Le dita sempre più madide di umori, che si insaporiscono di lei, passano dal suo monte venere alle sue labbra, passano dalle sue labbra a quelle di lui.

Lui geme, lui la vuole.

Lui lì, gambe legate alla sedia, braccia ammanettate dietro.

L’erezione svetta tra le gambe, la voglia trasuda attraverso i pori.

Gli umori colano, la tovaglia diventa bordeaux.

“Guardami maritino, guarda cosa fa la tua mogliettina per te”

Continua a giocare con le mani sul suo corpo, stringe la sua eccitazione con i piedi. I suoi piedi lo accarezzano, le sue mani si danno piacere, il suo piacere si trasmette a lui.

Lei sa come provocarlo, sa come stimolarlo.

Un piede inizia a salirgli sul corpo, stimola i suoi capezzoli, arriva alla sua bocca.

“Baciali amore, baciali come fossero il mio clitoride.”

La sua lingua accarezza le dita, i suoi occhi baciano la fica.

La sua vista lo stimola, il suo profumo lo eccita, i suoi giochi lo rendono roccia.

“Amore baciami, metti fine alla mia tortura”

Un piede si allontana dalle sue labbra, passa sulle sue spalle.

L’altro lascia la sua erezione, passa sulla sua seduta.

Entrambi allontanano la sedia.

Scende sfilando per pochi passi, una gamba davanti l’altra, poi fa la ruota sulla sua testa, lei si apre davanti ai suoi occhi.

In piedi lì, davanti a lui; dritto pur stando seduto.

Scende millimetro dopo millimetro, le mani sulle spalle; i seni a un centimetro dalle labbra, mai vicinanza fu più distante.

Entra, con lentezza maniacale, si siede su di lui. Lui si alza dentro di lei.

“Amore non me lo hai neanche preso in bocca”

“No tesoro, l’orale l’hai superato. Oggi c’è lo scritto”