Aroma di donna Onnigrafo Magazine

Aroma di donna

Ogni giovedì ribaltava la casa da cima a fondo. E soprattutto quando fuori il sole era rovente ci metteva più energia. Il sentirsi sudata le piaceva molto. Le cosce strusciavano tra loro umide. Sbatteva le lenzuola dal balcone scuotendole sui rami più alti del nespolo giù in giardino, facendo cadere i fiori secchi sul selciato. Poi si lavava rapidamente al lavandino. I capelli li spazzolava e li tirava appena sulla nuca con un fermaglio di madreperla. Quelli che ricadevano sulle tempie allora li bagnava con l'acqua per farli arricciare un poco. I vestiti erano sempre gli stessi. Di quelli di cotone leggero a fiorellini minuti. Incrociato davanti e legato con una cintura di pelle sottile. Indossava un paio di scarpe a caso, le prime che trovava, e dopo aver lasciato la cena in caldo nel forno, usciva rapida da casa. Era affascinante la sua trasandatezza. Era una donna di servizio, l'eleganza non le sarebbe servita mai a nulla. Aveva le mani piccole e belle, ma ruvide dal troppo strofinare. E la sua pelle, così scurita dal sole, la rendeva più matura in volto. Ma quando sorrideva con quei denti così bianchi si capiva che aveva solo 23 anni, una donna ormai, già moglie. 

Il professore era in pensione da quasi vent'anni. Solo e quasi infermo passava le sue giornate tra la panchina che dava sul mare e il suo letto. Riusciva ad andare avanti mangiando gli avanzi di una dispensa. Pane e olive era l'alimento principale della sua dieta. E viveva avvolto dalla polvere, grazie anche a quelle tende barocche con cui aveva riempito la sua casa da giovane, nella speranza che i suoi libri e quelle nappe che penzolavano dalle finestre potessero attrarre una qualche moglie. Ma mogli non ne arrivarono. E quindi nemmeno figli o nipoti. E la solitudine lo divorava a poco a poco. Serviva una donna delle pulizie. Giovane ed energica. 

E Carmen lo era davvero. Con quella inflessione esterofila a quel suo nome così comune nella terra di Sicilia. Carmen era svelta e aveva anche una certa capacità in cucina. Sapeva darsi da fare dentro casa proprio come aveva sempre fatto anche in campagna, a cogliere olive. 

Sempre con quei piccoli fiori indosso e quei capelli indomabili raccolti stretti. Ma i suoi vestiti dopo un po' di battipanni cambiavano forma. La scollatura si allargava sotto l'agitarsi delle braccia. E sulle natiche il caldo e il sudore imprimevano i tessuti facendoli aderire con naturalezza. E rivelavano forme generose. E tra i seni cominciava a brillare quel sudore lascivo. E la fronte si imperlava. E il dorso della mano strusciava spesso a togliere l'affanno, alzando il braccio, che sollevava il seno, che faceva sobbalzare quel vecchio. Ma oltre a quella gioia per gli occhi Carmen sapeva regalare altro.

Carmen aveva un odore che sapeva di buono e di fatica.

***

La poltrona con i braccioli in legno stava ai piedi del letto. Il professore ad una certa ora si stendeva sulle lenzuola pulite mentre Carmen ruotava rumorosamente quel mobile soffice, volgendo la poltrona verso di lui. Completamente nuda sprofondava in quel velluto logoro e quelle molle allentate. Il compito era molto semplice. Affondare le sue dita tra le gambe, se fosse servito anche per ore, e toccarsi davanti a quell'uomo che la guardava immobile. Carmen maltrattava i suoi seni gemendo e torcendosi su quella poltrona, le sue dita andavano ruotando frenetiche tra le labbra, tormentando un clitoride minuscolo ma fin troppo sensibile. E quando il piacere diventava evidente e cominciava a rendere aromatica l'aria, l'uomo apriva il cassetto e tirava fuori un Montecristo. Con fatica si sollevava dal letto e raggiungeva Carmen. Lei lo guardava con lo sguardo di un assetato nel deserto. E lui la penetrava con quel sigaro enorme mentre lei gemeva e colava indecente. Carmen continuava a toccarsi e il piacere si ripeteva più volte arrivando a bagnare le mani del professore e la poltrona stessa. Il suo odore era intenso. Umore. Sudore. Peccato.

Carmen si rivestiva. Scendeva di sotto in cucina e preparava rapida qualcosa da mangiare che potesse durare qualche giorno. Prendeva i suoi soldi da dentro la zuccheriera nella vetrina e tornava a casa sua. Il professore intanto nella sua camera da letto si toglieva i pantaloni e li rimetteva in piega. La camicia sulla sponda di una sedia. Poi, solo con la canottiera indosso, si sdraiava sul letto e accendeva il Montecristo.

Un aroma esclusivo quel sigaro.