La splendida illustrazione è di Gianni Russomanno
...ed un piccolo fiocco di neve scese dal cielo, e toccò terra.
Candido ci mise un po' ad abituarsi a quel nuovo posto in cui si trovava, tanto basso e scomodo, a quel nuovo stato in cui si ritrovava, senza più voli né leggerezza; pian piano ci riuscì, ed era sereno, perché era pur sempre Candido, e questo gli bastava. Dopo poco però qualcosa cambiò: si sentì diverso, e presto si accorse che anche il suo candore stava scomparendo: come sempre accade la neve caduta si annerisce. Non ritrovava più ciò che era, non si sentiva più Candido, e questo lo rendeva irrequieto, sempre alla ricerca di qualcosa. Così decise di non pensarci più, di dimenticarsi di sé stesso e di occuparsi di tutt'altro; del resto si accorse che anche tutti i fiocchi di neve caduti col tempo al suo fianco erano grigi e pensavano a cose poco profonde per fingersi sereni. A volte quella ricerca tornava a bussare alla sua porta, ma lui, dopo bocconi d'ansia rimandati giù, aveva imparato a non aprire l'uscio. Un giorno in dormiveglia sentì una musica deliziare il suo orecchio e una fresca carezza scivolare sul suo viso. Era Neve che scendeva dal cielo e quello che sentiva non era musica, ma parole... Padre-Madre erano scesi da lassù a ricordargli ciò che era, e Candido non si sentì più qualcosa di diverso dalla sua vera Essenza, sapeva di essere bianco dentro nonostante quella patina di grigiore che necessariamente lo ricopriva. Nulla più andò cercando, ed era pronto perfino a ciò che sapeva avrebbe trovato un giorno ad aspettarlo dietro l'angolo. Del resto, si sa: la neve ingrigita caduta dal cielo prima o poi si scioglie, per ritornare al suo candore originario.