29 luglio
Era il 29 luglio 1981, quando una timida e poco più che ventenne Diana Spencer camminava lungo la navata della St Paul Cathedral. In un abito in taffetà e seta, color avorio con uno strascico lungo sette metri. Ad aspettarla all’altare, il principe Charles Philip Arthur George, erede al trono della Gran Bretagna. A guardarli, oltre 750 milioni di telespettatori in mondovisione e 600 mila sudditi accorsi nelle strade della capitale britannica. Il primo Royal wedding in mondovisione, il matrimonio più importante del secolo.
Gli sposi si erano visti prima solo 12 volte. Erano diversissimi, e niente li univa. Tra alti e bassi, dei quali si è raccontato qualsiasi dettaglio (vero o presunto), il matrimonio durerà poco più di 10 anni. Per poi sfociare nel peggiore incubo della regina Elisabetta: una richiesta di divorzio, formalizzata nel 1995. Poco prima la «principessa triste», mamma dei due eredi al trono, William ed Harry, aveva rilasciato alla Bbc la famosa intervista scandalo. «Eravamo in tre in questo matrimonio, un po’ troppo affollato» raccontò Diana, alludendo a Camilla Parker Bowles, col capo chino e lo sguardo indifeso. Poco meno di due anni dopo, nell’agosto 1997, ci sarebbe stato il terribile e mortale schianto nel tunnel de l’Alma di Parigi.
Diana era dunque una principessa, con il futuro segnato un po' come tutte le principesse delle favole.
Vi siete mai chiesti cosa accade dopo il “vissero felici e contenti”? Risponderete ovviamente Vissero felici e contenti… Ma come si può essere felici con qualcuno che si è visto appena? Biancaneve? Uno sguardo fortuito dalle mura del castello e poi il bacio di un necrofilo. Aurora? Incontro casuale nel bosco e di nuovo bacio e matrimonio combinatissimo dai tempi della culla. Cenerentola? Un ballo e una scarpetta e via al castello a sposarsi.
Sarà che son sempre stata una bambina strana, ma preferisco di gran lunga le favole dove le principesse si salvano da sole e aspettano di essere sicure di chi sposano! Tipo Rapunzel ma versione Disney, che quella vera fa piangere anche i sassi.