Siamo più popolari di Gesù Onnigrafo Magazine

Siamo più popolari di Gesù

11 agosto

Era l'11 agosto del 1966, da tre giorni l'ultimo Lp dei Beatles, "Revolver", era stato pubblicato sul mercato statunitense e i Fab Four si apprestavano a partire da Chicago con una serie di concerti. A quel punto, però, una frase pronunciata da Lennon sul cristianesimo il marzo scorso, e pubblicata dal London Evening Standard, aveva già incendiato gli animi dei puritani Usa. Ma cosa aveva detto di così scandaloso John?

"Il cristianesimo scomparirà. Si consumerà e poi svanirà […] Siamo più popolari di Gesù. Non so cosa scomparirà prima: il rock'n'roll o il cristianesimo."

Quelle parole nel Regno Unito non destarono particolare scalpore. Anzi. Passarono quasi del tutto inosservate. Fino al giorno in cui i quattro di Liverpool misero piede negli Stati Uniti, dove la rivista per teenager Datebook utilizzò le parole di John Lennon sulla copertina del numero di agosto.

Quelle frasi ebbero l'effetto di scatenare violente ondate di sdegno nell'opinione pubblica americana. Il Ku Klux Klan e diversi gruppi di fanatici religiosi misero in piedi immensi falò con gli album dei Beatles. Il manager del gruppo, Brian Epstein, meditò di cancellare il tour temendo che qualche esponente di fazioni radicali cercasse di assassinare John, in virtù delle tante minacce di morte pervenute in quei giorni. Alla fine, dopo aver dichiarato che probabilmente era stato frainteso, Epstein convinse John, affiancato da Paul, Ringo e George, a tenere una conferenza stampa in quel di Chicago per chiarire la faccenda.

"Non sono contro Dio, contro Cristo o contro la religione. Non avevo alcuna intenzione di criticarla. Non ho affatto detto che noi eravamo migliori o più famosi … e non ho paragonato noi a Gesù Cristo come persona o a Dio come entità o qualsiasi altra cosa esso sia […] Ho detto che avevamo più influenza sui ragazzi di qualsiasi altra cosa, compreso Gesù […] Se avessi detto che la televisione era più popolare di Gesù probabilmente l'avrei passata liscia."

Nonostante questa spiegazione, nel prosieguo del tour americano e negli anni a venire, Lennon sarà spesso costretto a tornare sulle sue parole relative al cristianesimo.

L'incidente di Memphis

Otto giorni dopo le scuse ufficiali (e in diretta televisiva) di Lennon, il 19 agosto i Beatles avrebbero dovuto suonare a Memphis. Intanto il consiglio comunale della città del Tennessee (la casa del Re del rock, Elvis Presley) aveva votato per l'annullamento del concerto della band britannica dichiarando:

Le strutture comunali non saranno utilizzate come luogo dove mettere in ridicolo la religione.

Nonostante il divieto, Brian Epstein decise di procedere con il concerto di Memphis. Diverse minacce furono rivolte ai componenti della band in quei giorni. In verità, durante l'esibizione del pomeriggio non ci fu nessun problema. Ma all'approssimarsi del concerto serale, qualcuno dal pubblico gettò un petardo sul palco che per fortuna non colpì nessuno, anche se per qualche istante si temette che avessero sparato a John. Non era vero naturalmente. Purtroppo il proiettile che avrebbe ammazzato Lennon sarebbe arrivato quattordici anni più tardi, l'8 dicembre del 1980, nei pressi del Dakota Building a New York City per mano di Mark Chapman. Ma quei giorni del tour americano del '66 resteranno per sempre come esempio di quanto, ogni cosa riguardasse i Beatles fosse esagerata, il che ne spiega anche l'incredibile impatto, al di là della loro musica, sull'immaginario popolare.