Desma Onnigrafo Magazine

Desma

Desma aveva sempre sognato una vita perfetta come quella. 

Forse sarà stato merito di sua madre e di quel nome così altisonante e romantico, Desdemona, che la rendevano altrettanto eterea e romantica. Ma era tutto così bello, così perfetto. Lei teneva abbracciato il suo bimbo dopo l'ultima poppata, lo cullava dolcemente immergendo i piedi nel tappeto soffice del suo salotto. L'uomo della sua vita la guardava poco distante, finiva di riordinare i pezzi di una lunga giornata faticosa per entrambi, ma così appagante. Sorrisi, qualche pianto, corse a fare cose, il lavoro, la cena scaldata e mangiata ridendo. Poi le si avvicinava e la abbracciava, mentre lei continuava a dondolare con il bimbo ormai addormentato. Si guardavano negli occhi, con quel piccolo capolavoro in mezzo a loro, si amavano solo con lo sguardo. Poi il bimbo veniva posato con delicatezza nella culla e mentre il gatto restava a fargli compagnia Desma e il suo uomo sprofondavano nel loro letto per amarsi come la prima volta… 


Quante cazzate.


Desma non amava i romance, li trovava noiosi e anche un po' ridicoli, sia nei libri che nei film, anzi nei film era anche peggio…

E allora Desma finiva di allattare suo figlio mentre faceva questo pensiero assurdo e restava immobile per un po' nella poltrona a godersi il silenzio. Aveva pensato a quanto sarebbe stata assurda l'idea di un uomo che volesse fare l'amore con lei in quel momento, sudata, stanca, con le occhiaie e la maglietta che odorava di rigurgito acido. Il bimbo aveva pianto per ore per delle coliche e finalmente ora che si era calmato voleva solo riposare, altro che sesso, allora lo metteva nella culla e tornava in cucina dove il caos aveva preso il sopravvento, come una sorta di sfogo epidermico che si allarga tipo orticaria, dalla cucina al salotto, dal salotto al bagno, dal bagno alla camera. 

Quel fottuto gatto aveva di nuovo ribaltato una pianta e dopo aver masticato le foglie aveva anche vomitato sul tappeto e l'unica salvezza a quell'ora restava il microonde e qualche avanzo nel freezer. 

Desma mangiava pasta scaldata e qualcosa che somigliava a un pezzo di carne al sugo mentre pensava a che casino si stesse evitando il padre di suo figlio, il "Messico" di sicuro era bello. Ma andava bene così. Alle tre sarebbe arrivata sua madre, avrebbe borbottato qualcosa, le avrebbe riordinato la casa e viziato suo figlio, mentre lei andava a guadagnarsi da vivere, perché i romance non le erano mai piaciuti, e alla fine bisognava anche mangiare, anche se l'avevano chiamata con un nome romantico del cazzo.