6 settembre
Ci ha lasciato il grande scrittore siciliano, autore della fortunata serie di romanzi sul commissario Montalbano. Dai romanzi al teatro fino alle prese di posizione sulla politica, l'Italia ha perso uno dei suoi più grandi autori contemporanei, e oggi vogliamo ricordarlo nel giorno della sua nascita.
"Se potessi, vorrei finire la mia carriera seduto in una piazza a raccontare storie e alla fine del mio cunto passare tra il pubblico con la coppola in mano". Così rispondeva Andrea Camilleri a chi gli chiedeva come mai a 93 anni non si fosse ancora deciso ad andare in pensione, come mai nonostante gli occhi che da tempo si erano spenti, continuasse a impastare realtà e fantasia in quella sua lingua eccezionale, il vigatese, che non aveva alcun corrispettivo nella realtà ma che finiva per essere più concreta che mai.
"Non si può smettere di fare ciò per cui si è nati".
Nel 1994 Sellerio fece uscire in libreria La Forma dell'Acqua, primo romanzo della serie incentrata sulle indagini del commissario siciliano. Romanzo dopo romanzo, ne sono usciti trenta, e Montalbano - di cui Camilleri parlerà sempre come se fosse vero e vivente, quasi un suo alter ego - ebbe così tanto successo da spingere nel territorio del giallo anche chi, prima di lui, non aveva alcuna dimestichezza con il genere. Stando ai suoi piani Montalbano sarebbe terminato con il secondo romanzo, Il cane di terracotta, ma l'editrice richiamò lo scrittore per chiedergli quando sarebbe arrivato il terzo libro. Lui rispose mai, lei oppose il resoconto delle vendite. Fortunatamente per i lettori, l'ebbe vinta Sellerio e Camilleri continuò a scrivere. Conservò intatta la sua passione per le indagini mnemoniche, ma cambiò le carte in tavola, introducendo nuovi personaggi e iniziando a sporcare le storie con la realtà: il G8 di Genova, l'immigrazione, la corruzione sugli appalti pubblici... Ben poche miserie umane e italiane sono rimaste estranee alle indagini di Montalbano così come, un romanzo dopo l'altro fino a Il cuoco dell'Alcyon, si fece strada la paura della vecchiaia. Il commissario, appena cinquantenne, iniziò a interrogarsi sul mondo che lo circondava: era ancora in grado di comprenderlo? E fino a quando?
Dubbi che Camilleri ha condiviso con il suo personaggio, in una dialettica tra vita letteraria e reale che ha pochi uguali nella storia del giallo. Camilleri si interrogava sull'Italia e rispondeva senza sottrarsi ai temi politici più scottanti. Lo ha fatto fino alla fine, talvolta lasciandosi andare in dichiarazioni anche poco ortodosse, estremamente discusse, spesso fraintese.
Resta che nel panorama contemporaneo Camilleri è diventato uno di quegli autori da non poter ignorare, in fondo da giovanissimo fu lui a organizzare con qualche amico il funerale al maestro Pirandello, vogliamo immaginarlo così, come una sorta di passaggio di testimone. Ora viene da chiedersi, lui a chi lo avrà passato il testimone?