Superstiziose superstizioni e tutto quello che ne consegue nella nostra cultura popolare.
“Vorrei non crederci ma non ce la faccio”
Mirko
“Vorrei crederci ma non ce la faccio”
Natascia
Realizzare la diciassettesima diretta per Mirko era diventato una sorta di cruccio e girandoci intorno più volte, parlando del fatto che oltretutto cadeva di venerdì, rischiando addirittura di vederla annullata per passare direttamente ad una diretta numero diciotto, è saltato fuori l'argomento adatto per quella serata.
Ma iniziamo proprio dal numero dal 17, un numero che riporta tutta una serie di superstizioni o di semplici coincidenze, vedetela come preferite, poiché le casualità spesso le andiamo a ricercare in modo forzato, proprio per giustificare una scaramanzia innata.
Viviamo in un paese dove sicuramente la superstizione è sentita come caratteristica importante della nostra cultura e della nostra socialità, antropologicamente parlando è importante sottolineare che tutto ciò che riguarda la superstizione, e i rituali scaramantici a essa collegati, attecchisce maggiormente dove c'è un substrato culturale con una tradizione religiosa radicata e profonda. Lo dimostra il fatto che i paesi più superstiziosi sono appunto quelli con maggiori manifestazioni e rappresentazioni dal punto di vista religioso come l'America Latina, l'Africa e i paesi del Mediterraneo Cristiano.
Nella nostra bella Italia sicuramente la culla della scaramanzia è Napoli dove da Pulcinella e cornetti rossi riusciamo a trovare tante di quelle superstizioni da "uscire pazzi".
A questo proposito consiglio la lettura di una delle novelle più famose di Pirandello, “la patente”, ovviamente per i più pigri c'è anche la possibilità di vedere la rappresentazione di questa novella sia nella versione teatrale originale scritta da Pirandello stesso, sia nella splendida interpretazione di Totò in un breve film neorealista; entrambe le opere sono visibili sul canale di YouTube.
La storia della patente è una storia cruda e miserabile che racconta come un uomo, improvvisamente accusato di portare sfortuna per una serie di coincidenze malvage, decida di chiedere in un'aula di tribunale di avere un regolare permesso in cui si dichiara appunto il suo potere di iettatore, in modo da poter fare rivalsa sulle stesse persone che lo hanno relegato tristemente a causa di questa diceria, e trarne dunque un tornaconto. La novella mette in chiaro l'atteggiamento a volte esasperante della gente nei confronti della sfortuna o di chi presumibilmente pensano possa portarla.
Le superstizioni variano di regione in regione magari non in modo estremo, ma in piccoli dettagli come nella durata delle sciagure che determinati gesti possono portare, ad esempio ovunque si parla di gatti neri e di come possano essere considerati portatori di sventura se disgraziatamente ci attraversano la strada. Ora i poveri gatti neri sicuramente un tempo erano considerati come degli animali diabolici, poiché spesso visti in accostamento come famigli delle streghe, ma il reale motivo per cui il gatto nero che attraversa la strada porta sfortuna è legato al fatto che di notte, se attraversava la strada, con il bagliore dei suoi occhi poteva spaventare i cavalli che quindi potevano imbizzarrirsi. Diciamo che oggi andando in giro con mezzi differenti dai calessi potremmo smettere di dare a questi poveri mici un carico tanto nefasto.
Sono soprattutto superstizioni legate al mondo religioso appunto quelle che la fanno da padrone nel nostro paese, piccoli gesti che nascono da una tradizione cattolica e da una cultura contadina e semplice. Paese che vai, santo che trovi, oltre all’usanza, e in questo caso le usanze non sono solo ciò che va fatto, ma soprattutto ciò che non va fatto. Per esempio il pane capovolto sul tavolo è un segno di sacrilegio nei confronti del pane stesso, considerato come simbolo del corpo di Cristo, a tavola bisogna stare bene attenti a non formare croci con le posate, e anche passare sotto una scala, che anticamente era una scala a pioli, posata da una parete al terreno, può arrecare sciagura poiché la scala stessa forma col terreno un triangolo che di conseguenza avendo quella forma richiama la trinità e non va attraversata in forma di rispetto, (una cosa abbastanza cervellotica). Possiamo parlare poi di superstizioni legate al caro prezzo della vita di un tempo, come ad esempio il sale che cade e che per sventare sciagure va lanciato in piccoli pizzichi dietro le spalle, oppure l'olio che se cade una bottiglia rompendosi sul pavimento richiama innanzitutto l'intervento divino del sale, come a neutralizzare tanta negatività, una negatività sicuramente legata alla sciagura di doverlo raccogliere e insaponare il pavimento fino a sgrassarlo, operazione lunga, ardua e faticosa.
Potremmo parlare degli specchi, oggetti costosissimi che ovviamente quando andavano in pezzi era una grande perdita, e questo conduce ai tre o sette anni di disgrazia che ne consegue. Oppure possiamo nominare la figura del medico, che andava a fare la visita a casa, non di certo ai primi sintomi di un'influenza, ma quasi nel momento estremo in cui doveva darsi il cambio col prete per l’estrema unzione. Ecco che la borsa o il cappello sul letto, oggetti tipici che richiamano alla mente la figura del medico, portano sfortuna e quindi non vanno appoggiati. Come la spazzola, che poteva essere usata per ravviare la chioma al defunto, o le scarpe, che venivano fatte calzare allo stesso, che poi mi verrebbe da dire che magari poteva anche restare scalzo, tanto dove doveva andare, o che sarebbe più logico dire che le scarpe sul letto non andrebbero poggiate per una questione igienica.
Eppure se qualcuno, come l’autrice di questo articolo, dissacra con forza queste assurde abitudini, c’è chi di contro le rispetta con estrema religiosità.
Un detto dice né di venere né di marte non si viene e non si parte e non si da principio all’arte, credo di aver fatto di proposito cose importanti proprio in quei giorni, beffandomi di chi mi diceva di rimandare, e a dirla proprio tutta, di venerdì 17 mi sono accadute cose più che positive, ma sarà stata solo una coincidenza.
Se ci addentriamo poi nel contesto dei numeri e dei loro significato possiamo restare a leggere per giorni senza arrivare mai a una fine. Tutti i testi sacri di tutte le religioni si rifanno alla numerologia, a partire dalla cabala ebraica dove i numeri hanno significati importanti e ricorrono in simboli e oggetti rituali, che oltretutto corrispondono anche tra diverse religioni. Come il numero 7, numero magico, rituale, che rimanda al Sempiternum, che raccoglie simboli importanti e si ricollega nel tempo anche a cose apparentemente lontanissime tra loro: i 7 bracci del candelabro ebraico della menorah, i 7 peccati capitali, i 7 colori dell’arcobaleno, le 7 meraviglie del mondo…
Superstizioni, scaramanzie, rituali; tutte cose che appartengono a ognuno di noi, c’è chi le vive con una consapevolezza, chi le subisce passivamente senza magari nemmeno rendersene conto. Anche chi si presenta scettico può avere il suo colore fortunato, il giorno fortunato, il numero fortunato. Probabilmente quello che ci spinge a fare collegamenti con quello che ci accade intorno non è la reale consapevolezza che qualcosa porti fortuna davvero, quanto la certezza di voler in ogni modo che le cose vadano bene, che gli sforzi fatti vengano ripagati.
Normale visione del nostro vivere quotidiano, in fondo quello a cui aspira ognuno di noi è di avere un po’ di… fortuna, chiamiamola fortuna.
I link per la visione della Patente di Pirandello:
https://www.youtube.com/watch?v=q_xkdHSRz2A la versione interpretata da Totò
https://www.youtube.com/watch?v=BZG027DVH1A la versione del 1956 interpretata da Mario Scaccia