Vittoria Onnigrafo Magazine

Vittoria

   L’IL 452 era a soli cinquecento metri da terra. Il motore a fissione sinistro era in fiamme, il che rendeva l’ascesa molto lenta. I sistemi di armamento erano fuori uso, quello di sostentamento vitale interno al minimo. L’elegante struttura a forma di boomerang era ridotta quasi in pezzi. Lo scafo esterno era devastato da falle che i campi energetici di contenimento riuscivano a tappare a stento. Il portellone posteriore che era destinato allo sganciamento delle bombe ad energia compressa XU1 era stato divelto dalle prime bordate dei ribelli Terrestri. Sul minuscolo ponte di comando il Goral di primo grado Mametest aveva lo sguardo fisso di fronte a se. Piegato in due sulla consolle di navigazione giaceva il corpo senza vita del timoniere che una scarica di energia a fissione aveva letteralmente bruciato vivo. Seduto nella poltrona di comando Mametest continuava a pensare a come tutto ciò era potuto accadere. L’attacco alla base principale delle forze ribelli, il cuore della resistenza, era stato programmato da tempo fin nei minimi particolari. Un possibile fallimento era fuori discussione. Le forze ribelli erano deboli, male armate e divise in fazioni che da tempo non riuscivano a trovare un accordo per una controffensiva efficacie. Erano state proprio queste profonde suddivisioni a favorire il popolo di Vega fin dal giorno dello sbarco sulla Terra avvenuto dieci anni prima. Da quel momento i Veghiani avevano piegato ogni segno di resistenza, per altro debole, con una forza ed una violenza inaudita. Esecuzioni di massa si erano susseguite una dopo l’altra non prima però di avere celebrato processi sommari a carico di tutti i ribelli e di chi li appoggiava. 

   Solo negli ultimi mesi le fazioni ribelli erano riuscite a trovare un accordo grazie alle spiccate doti diplomatiche del nuovo capo carismatico dei ribelli: il generale Cesare. Per questo motivo il comando centrale Veghiano aveva predisposto un massiccio e risolutivo attacco. Settecento potentissimi veicoli IL 452 per la copertura aerea. Trecento incursori da terra NU 323 per lo sbarco truppe. Settemila uomini dei reparti d’assalto. Una forza così devastante non poteva soccombere di fronte alla resistenza dei ribelli che Mametest, così come il comando centrale Veghiano, sapeva essere inconsistente nel numero di uomini e dotata di armi approssimative. 

  Come da programma l’attacco era cominciato alle cinque del mattino. I primi ad entrare in azione erano stati gli IL 452 che avevano completamente raso al suolo il quartier generale dei ribelli con scariche di laser e bombe ad energia compressa. Poi toccò agli incursori da sbarco seguiti pochi minuti dopo dai reparti d’assalto. Fu proprio in quel momento che accadde l’imprevisto. All’improvviso le forze ribelli contrattaccarono.

   Da sotto le macerie si aprirono i portelloni dei cannoni laser anti aerei che fecero immediatamente fuoco contro gli IL 452 cogliendoli di sorpresa mentre dalle strade all’ombra dei grattacieli diroccati del quartiere ovest uscirono allo scoperto le forze Terrestri che fino a quel momento si erano nascoste tra le macerie dei palazzi. Lo scontro fu rapido e devastante. La prima linea, armata di missili a spalla, spazzarono via duecentocinquanta incursori da sbarco truppe in pochi secondi con un solo rapido attacco, quindi la seconda linea delle forze Terrestri abbatté oltre cinquemila Veghiani che caddero sotto i colpi dei fucili laser dei ribelli che li avevano accerchiati. Le poche truppe Veghiane rimaste sul campo furono costrette a ritirarsi aiutate dalla copertura degli incursori aerei. Ma fu a quel punto che i ribelli sferrarono il colpo di grazia. Dalle rovine del quartiere est si fecero largo una dozzina di cannoni XS1 trainati da antichi camion a benzina recuperati dall’enorme discarica cittadina e rimessi pazientemente in funzione da vecchi meccanici oramai ultracentenari. I cannoni iniziarono immediatamente a fare fuoco contro gli IL 452 che colti di sorpresa non ebbero il tempo di effettuare le manovre evasive per sfuggire all’attacco. Il cannonamento era incessante e gli incursori iniziarono a cadere come mosche. Quello che doveva essere l’attacco risolutivo contri i ribelli Terrestri per i Veghiani si era trasformato in una disfatta totale che neanche la peggiore delle simulazioni di guerra aveva potuto preventivare. Ma come avevano fatto i ribelli Terrestri ad organizzarsi in quel modo? E dove avevano preso le armi? Ma soprattutto, chi li aveva avvertiti della loro offensiva?

   Mametest continuava a porsi domande senza risposta. Poi, d’un tratto, tutto quanto intorno a lui si dissolse rapidamente. L’IL 452 dalle insegne rosse e blu, la nave ammiraglia della flotta, esplose proiettando a terra una cascata di frammenti incandescenti mentre pochi metri più sotto i ribelli alzavano i fucili in aria e gridavano di gioia di fronte al nemico in fuga inneggiando al generale Cesare aveva restituito loro la speranza e la forza per combattere il nemico.

   Lo schermo si spense. La simulazione era terminata e nella stanza fino a quel momento totalmente buia tornò la luce. Dalla porta nella parete sinistra la figura alta e snella del Goral di primo grado Mametest entrò nella stanza. Al centro, sdraiato su di un tavolo metallico, un uomo completamente nudo sembrava essere sottoposto ad una specie di esperimento. Aveva la testa rasata costellata da elettrodi inseriti all’interno della scatola cranica collegati, tramite dei sottilissimi filamenti luccicanti, ad una grande struttura sospesa sopra il tavolo stesso. Una serie di costrizioni metalliche gli bloccavano i polsi, le caviglie e il torace. Le palpebre degli occhi erano tenute costantemente aperte da un sistema di piccole forcelle flessibili. A pochi centimetri dalle orbite un minuscolo schermo virtuale aveva proiettato lo scorrere della battaglia così come il generale Cesare era certo si sarebbe svolta. Anche Mematest, insieme a tutti gli altri membri del Consiglio Generale di Guerra radunati all’interno della sala adiacente, aveva visto tutto quanto proiettato sul grande schermo appeso alla parete e che egli, contro la sua volontà, aveva rivelato. L’alieno si avvicinò al tavolo a si piegò sopra l’umano. Al lato degli occhi spalancati scendevano delle lacrime.

“Perché piange generale Cesare” Chiese ironico “Non dovrebbe. Lei ha appena reso un grande servizio la popolo di Vega. Adesso che conosciamo il piano delle truppe ribelli e le loro vere potenzialità, riusciremo a spazzarli via con un solo rapido colpo. E tutto questo grazie al lei generale.” Mematest si voltò e uscì dalla stanza ridendo a gran voce.