La nonna Onnigrafo Magazine

La nonna

Racconto tratto dalla raccolta DALLE TENEBRE. Edizioni Myth Press, 2020

L’occhio si mosse appena sotto la palpebra sottile. Sembrava un grosso insetto che camminando sotto pelle cercava di uscire.

Christian rimase per qualche istante a osservare il volto della nonna; era rugoso e giallognolo come un frutto dalla polpa troppo matura che aveva iniziato a raggrinzire.

Anche l’odore non era buono, sapeva di cose vecchie, sudore e medicine. Quando la nonna gli si avvicinava, doveva resistere e trattenere il respiro. Quando lo afferrava con le dita ossute il suo contatto era così freddo da far pensare a qualcosa di umido e morente.

Quella mattina però il gelo era stato più acuto e penetrante che mai.

La nonna l’aveva preso e, con una forza improvvisa, lo aveva spinto nella vasca ricolma d’acqua; lo aveva trattenuto finché tante piccole bollicine non erano iniziate a salire in superficie e allora finalmente lo aveva lasciato respirare.

Dal suo ovattato oblio Christian l’aveva sentita pronunciare in modo cadenzato una sorta di litania, che però non era riuscito a comprendere.

E così si era convinto che la nonna fosse una strega. Una di quelle megere che lanciano sortilegi e mangiano i bambini.

Sapeva cosa fare. Era la notte di Ognissanti, si diceva che allo scoccare della mezzanotte il riflesso in uno specchio d’argento avrebbe mostrato il vero volto del male.

Un rumore lo fece sobbalzare, per un istante pensò fosse Rusty, poi si ricordò che il gatto dal folto pelo rossastro non c’era più.

Si mise alle spalle della nonna, avvicinò lo specchio fin quasi a sfiorare quel corpo disteso, e vi guardò attraverso. La bocca semichiusa alitava piano, emettendo un sospiro rantolato che scuoteva il petto smagrito.

Non accadde nulla. Christian si spostò appena, così da poterla vedere meglio.

Il pendolo in salotto iniziò a battere i rintocchi della mezzanotte e qualcosa nello specchio apparve.

Era un volto riflesso come sulla superficie di un lago dalle acque torbide. La pelle era tesa sul cranio deforme. Gli occhi sbarrati e infossati nelle orbite avevano qualcosa di ferino e crudele.

Il volto era apparso proprio accanto al capo ingrigito della donna.

Christian si mosse e il riflesso rimandò lo stesso movimento accennato. La cosa nascosta nello specchio distorse la bocca, buia come la tana di un ragno, in un ghigno terribile mentre quella di Christian si spalancò in un urlo silenzioso.


*

Ore prima


Aveva preso il gatto e lo aveva chiuso in un sacco di juta che la mamma aveva cucito per lui. La notte seguente avrebbe dovuto accogliere un’infinità di dolcetti colorati.

Lo aveva cosparso di benzina e aveva appiccato il fuoco; la palla rovente si era mossa impazzita, lasciando dietro di sé una scia nera e oleosa. Poi si era spenta, troppo presto, pensò, lasciando al suo posto solo un fagotto consumato.

Marta con le mani tremanti si era toccata la fronte, il petto scarno e le spalle ricurve. Si era fatta il segno della croce.

Sulle labbra screpolate le affiorarono parole sommesse.

...difendici in questa ardente battaglia da tutte le potenze delle tenebre.

Suo nipote aveva qualcosa che non andava, se lo sentiva nelle ossa e nel cuore. Forse l’acqua del battesimo non era stata benedetta a dovere.

È cattivo, malvagio fino al midollo, pensò.

Salì piano le scale, le ginocchia le dolevano un poco. Fece scorrere l’acqua fredda finché la vasca non ne fu ricolma. Sul fondo le screpolature della maiolica sembravano tanti ciottoli di fiume.