Annaspo, non riesco
a riaffiorare dal profondo,
affondo e non ne esco
per tornare nel mio mondo,
affogo, nei polmoni
acqua salmastra come fuoco
ascendo, negli eoni
l'anima s'incastra là nel Vuoto
Lassù, appesa all'Universo
circondata da impalpabile membrana
fluttuante come cosmica medusa
che fu, in difesa del già perso,
evocata da quell'ineffabil mana
bramante la mistica reclusa
Evasa da cotal astrale cella
mi ritrovò disperso e un poco offeso
in vani alterchi immerso, eppur illeso
e invasa da mestizia non favella;
e vivo sperso ed ho ormai inteso
che basa'l mondo sua ampia mantella
su rasa tabula che l'uomo cancella
di vacuità asperso, in perenne sospeso
Arreso, tra un candido infinito
e un tenebroso indefinito, indifeso
ostaggio d'un grigiore ritrito, il peso
inatteso di un creatore ammutolito,
appeso al cappio dell'eroe appassito
e nel suo Vuoto avvizzito, steso
a penzolare dalla forca, solo
nessun conforto in quello strano volo
un pendolo ch'è un oscillare d'anime
un dondolo con sopra un vecchio esanime
domande a cui nessuno mai risponde
se guardi in alto, in basso o tra le fronde
che tu viva da asceta o da profano
è al Vuoto che ti rivolgi, invano
Considera di vivere la destrutturazione d'ogni certezza in te, fino al Vuoto.
Vivere la destrutturazione d'ogni certezza in te, fino al Vuoto.
Destrutturazione d'ogni certezza in te, fino al Vuoto.
Ogni certezza in te, fino al Vuoto.
In te, fino al Vuoto.
Fino al Vuoto.
Vuoto.