Illustrazione di Mauro Argenti della serie Suzanne
Suzanne si chiedeva se fosse possibile sentirsi così schiacciata da quella tediosa vita matrimoniale. Sempre le stesse cose, le stesse abitudini vuote, i soliti discorsi morbosi che non portavano mai a nulla, se non a sogni proibiti nella sua testa. Proibiti poi...
Come sempre da quattro anni l'anniversario consisteva nella vacanza al mare all'inizio di giugno, quando al mare vanno anziani e bambini piccoli e marmaglie di studenti caotici e con l’ormone a mille. Nelle spiagge private quindi il massimo del bello da vedere era una dentiera che dondolava, o un pannolino sporco abbandonato sotto un telo da bagno. Per gli studenti poi, sì erano carini da vedere, ma tutte quelle ragazzine sode e perfettine le davano noia.
Gerard aveva passato, per la vacanza di quest'anno, almeno una settimana alla ricerca del posto ideale, lontano da certe visioni che a Suzanne poco piacevano: non riusciva ad immaginarsi mamma, figuriamoci vecchia! E ovviamente detestava non essere ammirata nel modo giusto, una ventenne poco più che acerba avrebbe potuto dirottare l’attenzione del pubblico maschile.
Trovare una spiaggia a pagamento per evitare tutti questi fastidi alla moglie insofferente non era facile, in un contesto dove la spiaggia libera la faceva da padrone. Miglia e miglia di costa gratuita e priva di orpelli sembrava scadente e a dir poco fastidiosa per Suzanne. Le poche spiagge private ed organizzate, un po’ come quelle viste sulle copertine patinate dei giornali, lungo le spiagge provenzali, si appoggiavano a resort particolari, troppo spesso pieni di clientela di una certa età e quindi pigra e alla ricerca del tutto compreso, e la ricerca si rivelava sempre più affannosa.
Suzanne aveva speso tempo, denaro e fatica negli anni a fare del suo corpo un tempio che inneggiava solo alla lussuria, e nel momento opportuno aveva trovato il giusto coperchio alla sua pentola in un uomo così poco affascinante, abbastanza ingenuo e benestante, un comune Gerard pronto ad accontentarla in virtù del quieto vivere, forse.
Gli accordi prematrimoniali non li avevano nemmeno fatti: cosa mai avrebbero potuto accordare due persone che non sapevano molto di cosa volessero dalla vita?
Gerard avrebbe voluto una moglie fedele? Forse. Ma non l'aveva scelta proprio bene allora, così poco innamorata di lui e così troppo innamorata di ciò che potevano darle anche altri uomini, e soprattutto troppo innamorata di sé stessa. Ma era contento così, di quelle attenzioni che riceveva anche se non si mostravano essere troppo sincere e troppo frequenti, ma probabilmente l'aveva scelta perché a modo suo la amava.
Suzanne insieme alla sua migliore amica Rebecca si era stancata di campare di regali e intrecci, avevano entrambe bisogno di un uomo che le potesse mantenere davvero e per questo avevano scelto con molta cura i propri mariti, dovevano garantire loro benessere e la possibilità di fare ciò che volevano con chiunque avessero voglia. Erano semplicemente fatte così, però avevano anche dei pregi, forse.
Rebecca era la madre delle pianificazioni, sicuramente meno bella e meno provvista di quelle caratteristiche femminili amplificate come in Suzanne, o meglio con meno silicone sotto la pelle, era intelligente e scaltra da far paura. Aveva trascorso anni a programmare il ritiro perfetto, il grande amore a più zeri in banca, e il modo di continuare ad essere la stronza che era sempre stata. Suzanne l’aveva seguita nelle macchinazioni, semplicemente con meno iniziativa e meno maestria, ma sicuramente aveva ottenuto anche lei buoni risultati.
Le due ragazze si erano sposate a distanza di poche settimane e per i loro anniversari avevano trovato il modo di divertirsi oltre i canonici festeggiamenti coniugali. La noia proprio non apparteneva a donne simili, e non bastava certo un parrucchiere o una manicure a farle distrarre. Figuriamoci una passeggiata al centro commerciale.
“Suzy, l'anniversario va festeggiato in grande!”
Suzanne sbadigliava davanti alla televisione con l'amica al telefono.
“Andiamo al mare Beck, sai che divertimento. Gerry ha detto che deve diventare come una tradizione…”
Non sembrava affatto contenta della vacanza in programma Suzanne.
“Dai, figo, e dove andate?”
Rebecca incalzava curiosa.
“Nessuna spiaggia figa Beck, niente posti fighi, a giugno chi vuoi trovare? Sarà già tanto trovare un frigo bar fornito, almeno mi ubriaco e non penso.”
Rebecca rideva sguaiata all'idea della vacanza pallosa della sua amica, Gerard non era di molta compagnia, se non lavorava di solito era a casa in poltrona a ronfare, certo l’idea di una settimana sola con il marito non faceva esultare la povera Suzanne.
“Suzy facciamo una cosa! Tu lo sai che Victor fa quello che voglio, gli dico di venire al mare anche noi così diventa tutto figo!”
Ma Gerard era stato chiaro nello spiegare a sua moglie che tipo di vacanza aveva in mente: solo loro due, si poteva pensare a cenette romantiche e sesso spietato, ma l’annuncio suonava più come “cene pesanti e sonore russate”.
Povera Suzanne... erano finiti i tempi dei bagordi mia bella bionda!
“Lascia stare Beck. Vuole che siamo soli, mi farò due palle… due palle più grandi delle mie tette!”
Rebecca non sapeva proprio come consolare l'amica davanti ad una prospettiva simile. Ma dopo qualche giorno di rimuginamenti, qualcosa per dare una svolta alla noia arriva dalla sua mente contorta.
“Suzy andiamo anche noi in vacanza! Niente mare però, Victor ha pensato fosse divertente un ranch. Io pure... ho pensato... immagina quanti stallieri e quanti cowboy!”
Suzanne aveva già idea di quanti avrebbero potuto farsi la sua amica, o forse sarebbe stata la sua amica a farseli ignari del non essere stati dei conquistatori?
“Beck ti aspetta una dura impresa... dove lo molli Victor? Quello ti sta sempre addosso!”
Ma Rebecca non aveva mai avuto troppi scrupoli.
“Sta lì il bello! Ascolta bene biondina mia... Il gioco è questo: trovare più di un uomo, sedurli, non farsi beccare dai nostri maritini, ma soprattutto divertirsi…”
“La sfida è a chi ne castiga di più?”
“No Suzy, sappiamo benissimo che possiamo fare numeri assurdi se volessimo, la sfida è a chi trova l'uccello più grande!”
Suzanne era scoppiata a ridere rumorosamente.
“E che gli faccio le foto?”
“Dai Suzy, ci fidiamo no? Sulla parola! Poi per carità se capita di far foto ben venga, ma se proprio volessimo essere precise la foto dovrebbe essere un bel primo piano nostro con cazzo come guarnizione!”
“Beck sei la madre delle menti malate tu!”
“Lo so che mi vuoi bene Suzy, lo so, e vedrai che sarà divertente questa vacanza: solo io, mio marito, e tutto il ranch!”
“Almeno tu avrai a che fare con stalloni atletici! Chissà cosa trovo io! Al mare ci saranno solo fenomeni da museo in questo periodo...”
“Suvvia, non mi pare tu ti sia mai fatta tanti problemi… ricordati che con l'avanzare degli anni tutto si deforma, ma un grosso uccello una volta in piedi resta comunque grosso, magari con le palle un po’ avvizzite però….”
Semplicemente era accaduto tutto questo un pomeriggio al telefono poco prima di partire, entrambe per il loro primo anniversario. Tema dei matrimoni: fedeltà e rettitudine. Vabbè, magari la prossima vita!
Suzanne, onorando diligentemente il patto fatto con Rebecca, nelle sue vacanze in bassa stagione aveva collezionato flirt e sveltine con soggetti di ogni età e aspetto, la cosa più importante era che fossero ben messi, altrimenti non c'era partita, non le interessava nemmeno che fossero rapporti davvero soddisfacenti, a Suzanne bastava già l’idea di aggiungere trofei alla sua collezione, come teste di cervo appese al muro, anche se le lunghe corna alla fine crescevano sulla testa di Gerard... Inoltre nel contesto di questi frugali amplessi, ignorava che anche chi se la stava scopando stesse incidendo l’ennesima tacca sul pezzo di legno scelto a pallottoliere. E poi alla fine doveva fare numero per trovare qualcosa di buono: quale uomo alla domanda “hai il cazzo piccolo?” risponderebbe sinceramente di si? Quindi doveva provare… e visto che ormai c’era andava fino in fondo!
Probabilmente l'aspetto più divertente non era consumare in pochi minuti un frugale rapporto occasionale nell'ansia di essere scoperti, la divertiva la sua capacità di creare diversivi piuttosto stupidi e il fatto che il povero Gerard fosse ancora più stupido e si bevesse ogni cosa calmierato da un bacino senza manifestare mai disappunto o qualche sospetto, o almeno non lo dava a vedere.
Le era persino capitato di tenere la testa fuori dall'acqua della piscina, mentre sotto stavano lavorando per bene le sue grazie, continuando a chiacchierare pacatamente col marito che leggeva il giornale poco più avanti.
Suzanne cercava refrigerio al bar, ma poi tornava sudata, andava a fare una doccia e tornava con la sabbia nel culo o sulle ginocchia. Metteva strati di rossetto per poi farlo scomparire mai senza qualche sbavatura. E Gerard leggeva il giornale, faceva foto col suo telefono, viveva sorridendo, mangiava come un animale da far West, stuzzicava sua moglie a parole e poi crollava e dormiva come un sasso. E tralasciamo quanto potesse russare.
Forse se la cercava Gerard, insomma non aveva sposato una bibliotecaria, avrebbe dovuto ricordarlo, e poi una vita più attiva di certo lo avrebbe mantenuto con meno corna in testa!