Il perché di un libro rosso Onnigrafo Magazine

Il perché di un libro rosso

Leggere. C'è chi lo fa per noia, come se fosse un banale passatempo, chi divora libri su libri seguendo una passione particolare per la carta stampata. Si legge molto spesso alla ricerca di qualcosa che faccia leva sul nostro inconscio a livello emozionale. Ci si immerge in una storia, ci si immedesima nel personaggio preferito, si soffre di un vissuto che non ci appartiene eppure ci tocca.

Leggere significa compiere un viaggio. Appropriarsi di cose che non abbiamo possibilità di conoscere diversamente, o di vivere in prima persona. Può essere quindi un viaggio nel fantastico, una storia avventurosa o dal trasporto amoroso ai limiti della follia, un intrigo da risolvere. Di generi letterari ce ne sono a non finire, ognuno ha un suo perché, un suo seguito e soprattutto una sua "pedagogica" funzione, perché appunto qualunque sia il genere che si legga, questo ci porterà a conoscere nuove cose e quindi a "crescere" in un certo qual modo.

E come esistono generi diversi esiste anche un diverso pubblico a cui i libri sono destinati. Senza scendere troppo nel dettaglio delle infinite classificazioni di un lettore, mi fermerei alla divisione più netta e semplicistica che si possa fare: lettori e lettrici, ed è proprio di queste che vorrei parlare.

Fino a vent'anni fa, soprattutto in Italia, la letteratura femminile era mediocremente legata a quel filone di romanzi economici che si vendevano in edicola, non c'è bisogno di fare nomi perché ognuno di noi ha visto quelle vetrine laterali strapiene di titoli languidi e romantici dalle copertine con improbabili illustrazioni melense e il dorso colorato di rosa e decorato spesso con fiori. Dopo qualche anno di successi di scrittori ben poco noti, anche nel nostro bel paese hanno cominciato ad uscire i numeri speciali. Erano quelli a contenuto erotico, e a quanto pare, erano i primi ad essere acquistati il giorno stesso che uscivano in edicola, facendo sparire tutte le copie. Donne che leggevano libri scritti da altre donne, che parlavano di donne che amavano, non solo in senso letterario, ma anche fisico. Era un successo, talmente grande da scatenare, ovunque, un ritorno ad un genere quasi dimenticato, perché ritenuto sconveniente da una società moderna ma solo all'apparenza.

Dopo anni di emancipazione, rivolte femministe, nuovi diritti raggiunti, le donne innalzano un nuovo vessillo in campo letterario, quello dell'erotismo femminile. Che poco ha a che vedere con tutta quella serie di libri "antichi" che hanno fatto la storia della letteratura erotica. Qui non si tratta delle compulsive perversioni di un De Sade o di un Apollinaire, qui si parla di donne in carriera che sanno mettere in punta di penna quello che piace alle donne, si tratta di erotismo e non di pornografia, di sensualità e non di dirette perversioni.

La pornografia e la neo letteratura erotica degli anni '70 emergono quasi contemporaneamente. C'è chi potrebbe dire che viaggiano sulla stessa linea di intenti, ma non c'è nulla di più falso. Mentre la pornografia riusciva con blande trame a mettere solo in evidenza l'atto sessuale in sé senza troppi orpelli o troppe velature, la letteratura erotica raccontava una quotidianità femminile fatta anche di sensualità, e lasciava un grande spazio all'immaginazione. Mentre la pornografia regalava denaro rapido e facile per poi precipitare l'attore o l'attrice in questione nel ghetto del proprio mestiere, la letteratura erotica pagava pochissimo nei primi momenti e regalava poi stima e notorietà ad alcune bravissime scrittrici.

I tempi oggi sono certamente cambiati e la richiesta nel settore cambia di conseguenza, e in un periodo in cui la sessualità diventa sempre più scontata, fare una buona letteratura erotica diventa più complicato, anche se, come troppo spesso capita, i prodotti più commerciali vengono giudicati come i migliori, e quindi il genere non muore.

Ma perché si legge uno scritto erotico? O meglio, perché non si dovrebbe farlo? Può il perbenismo arrivare a influenzare anche le nostre scelte dal punto di vista letterario? Stando alle statistiche di vendite di libri direi di no. Oserei dire anzi che per fortuna esistono ancora tante menti capaci di scindere ciò che leggono, in fondo se ami i gialli non vuol dire certo che tu sia un potenziale assassino. Quindi perché non cogliere una diversa visione di uno degli aspetti più naturali della vita dell'uomo? Alla fine si legge per noi stessi, non dovremmo dar troppo peso o giudicarci per una scelta letteraria.

E un libro erotico è innanzitutto emozione, è una storia come un'altra intrisa però di passione e di colpi di scena diversi dal solito. Può essere interessante, a volte divertente, perché no, anche stimolante, non nel senso di come potrebbe esserlo la pornografia, ma nel senso che quella particolare cosa letta potrebbe essere incamerata ed elaborata, potrebbe far parte di noi nella nostra immaginazione, perché non tutto viene scritto, tra le righe non c'è la ricerca del dettaglio vista allo zoom, c'è l'input di un pensiero che si snoda tra le parole, c’è l'immagine che non si vede se non nella mente del lettore.

La letteratura erotica affronta una tematica scabrosa a detta di alcuni, ma resta una tematica assolutamente naturale per quanto si voglia continuare ad essere perbenisti. Il fatto è proprio questo, che ci piaccia o no, la sessualità è un impulso naturale e fisiologico sia dell'uomo che della donna. È naturale. Come lo è mangiare o dormire. Quando si allatta un bambino al seno si compie un gesto fisiologico e naturale, eppure se lo si fa nella galleria di un centro commerciale si può trovare chi dica che è sconveniente farlo "in pubblico", tuttavia c'è chi si copre, e chi continua a farlo senza nessun problema. Ora sta a chi legge scegliere se farlo tranquillamente mentre si è seduti in treno con altri passeggeri attorno, o sul divano di casa propria. Anche se c'è da dire che negli ultimi anni i libri digitali ci svincolano da copertine scomode o titoli noti. Resta sempre il cavillo di chi scrive libri erotici e del bisogno più o meno lecito di farlo restando in sordina, "si dice il peccato e non il peccatore", magari serve anche a creare quell'alone di mistero che rende il tutto più accattivante. Anche perché spesso se si scrive di magia non si è additati come stregoni, mentre se si scrive di eros viene posta l’etichetta di pervertito. E se si tratta di una donna riempiamoci la bocca con termini assolutamente ridondanti.

La peggior perversione si tende a vederla in quella che lede altre persone, se un perverso incontra un altro perverso, consenziente e quindi felice di condividere un'esperienza, nessuna parte lesa verrà evidenziata. Se non c’è lesione allora la perversione resta circoscritta, non danneggia. Ma se la perversione in questione lede la dignità e la libertà altrui allora è da condannare. Lecito. E da condannare in primis c’è l’azione perversa di mettere a tacere ciò che viene considerato scomodo. Ma poi scomodo per chi? Per cosa? E quando la censura lede la libertà di espressione allora anche quella è perversione.

Quindi se ne avete voglia leggete, perché leggere è piacevole, e cosa può essere più piacevole di un sano racconto erotico? Direi nulla visto che si tratta proprio di storie del piacere. E se hanno deciso di aggiungerle all'Onnigrafo è proprio perché noi scrittori di letteratura erotica vogliamo che la nostra creazione abbia un respiro ampio, e il suo respiro sia anche piacevole in tal senso.

Buona lettura

Madame de Saint Ange