VII - INCUBO Onnigrafo Magazine

VII - INCUBO

Quella cacofonia infine s'arresta

lasciando

una festa incline alla discronia

mutando

percezione sognante dei mondi

in obliterazione costante di sfondi


E' in un viaggio, una porta, uno specchio

che attraverso confini, una soglia, un riflesso,

me stesso e la voglia d'una Kundalini dell'Universo

la rispecchio distorta come in un miraggio


Un treno e un binario non lineari

intrisi di volute non volute

ogni notte un biglietto per questo safari

di snervanti e tremende vedute

ogni volta un'ascesa d'ansia e stupore

o d'orrore e d'angoscia per le mie cadute


E precipito da quell'atroce fulgore,

uno strepito s'alza dal vuoto vagone

mentre il fango mi dona il suo immoto colore

e rimango invischiato in altra tenzone

com'eterno soldato di guerre epocali

nell'inferno arredato per l'occasione


Per quanto m'applichi a incatenarle

le immagini sfuggono oltre la soglia

perse nel vanto che sempre germoglia

in versi e voragini atti a ospitarle

e fin nella culla del vago vagare

tra sconfinati feudi subconsci

come in spiaggiati leudi rigonfi

infin del Nulla l'imago m'appare


Frammento di sogno rimosso da un vacuo sprofondo

rammento il bisogno ortodosso d'un fatuo secondo

L'assenza costante d'assenso all'abnegazione della sostanza

è essenza di stante dissenso alla negazione della mancanza

quel Vuoto pieno d'incoerenza che fissa bramoso le orme del Caos


Sempre faticoso è il distacco

sia esso un sussulto improvviso

o quel sentore d'esser sotto scacco

che anche da svegli rimane il più inviso

E tra le disgrazie, news d'ogni mattina

poi forzo un sorriso allo specchio, lo rubo

a un mondo ch'è immondo come una latrina

e io non vorrei essere spugna...ma incùbo.