Quella cacofonia infine s'arresta
lasciando
una festa incline alla discronia
mutando
percezione sognante dei mondi
in obliterazione costante di sfondi
E' in un viaggio, una porta, uno specchio
che attraverso confini, una soglia, un riflesso,
me stesso e la voglia d'una Kundalini dell'Universo
la rispecchio distorta come in un miraggio
Un treno e un binario non lineari
intrisi di volute non volute
ogni notte un biglietto per questo safari
di snervanti e tremende vedute
ogni volta un'ascesa d'ansia e stupore
o d'orrore e d'angoscia per le mie cadute
E precipito da quell'atroce fulgore,
uno strepito s'alza dal vuoto vagone
mentre il fango mi dona il suo immoto colore
e rimango invischiato in altra tenzone
com'eterno soldato di guerre epocali
nell'inferno arredato per l'occasione
Per quanto m'applichi a incatenarle
le immagini sfuggono oltre la soglia
perse nel vanto che sempre germoglia
in versi e voragini atti a ospitarle
e fin nella culla del vago vagare
tra sconfinati feudi subconsci
come in spiaggiati leudi rigonfi
infin del Nulla l'imago m'appare
Frammento di sogno rimosso da un vacuo sprofondo
rammento il bisogno ortodosso d'un fatuo secondo
L'assenza costante d'assenso all'abnegazione della sostanza
è essenza di stante dissenso alla negazione della mancanza
quel Vuoto pieno d'incoerenza che fissa bramoso le orme del Caos
Sempre faticoso è il distacco
sia esso un sussulto improvviso
o quel sentore d'esser sotto scacco
che anche da svegli rimane il più inviso
E tra le disgrazie, news d'ogni mattina
poi forzo un sorriso allo specchio, lo rubo
a un mondo ch'è immondo come una latrina
e io non vorrei essere spugna...ma incùbo.